Capitolo 61

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Per quanto il tempo passi lentamente, sono quasi tre settimane che mi tengono chiusa qui dentro.

Ma sono solo pochi giorni, poi sarò libera di ricominciare da capo.

Rose, la mia psicologa, mi ha aiutato molto. Le ho raccontato tutto.

Dall'inizio alla fine, senza saltare niente.

Anche se i primi giorni le avevo detto solo il mio nome, ora sa più lei che io stessa.

Adesso, peso 47 kili.

Per questo potrò uscire.

Sono stata brava, mi hanno detto.

Solo ora mi rendo conto di ciò che mi stavo facendo.
Mi sento ridicola.

Mai, avrei pensato di essere ciò che odiavo.

Non mi erano mai piaciute le ragazze pelle e ossa, ma lo ero diventata.

Se non fossi entrata qui, probabilmente sarei morta.

È la cosa che mi ha sconvolto di più.

Certo, forse i medici avranno esagerato un pò, ma il concetto è quello.

Era un bel pò che non vedevo mia madre felice.

Ma quando le hanno detto che mi stavo avvicinando al mio peso ideale, stava per scoppiare a piangere.

Il leggero vento, mi scompiglia i capelli mentre me ne sto appoggiata al muretto del balcone.

I primi giorni non mi lasciavano uscire. Credevano che potessi tentare il suicidio.

È davvero così che fanno le altre che sono passate al mio posto?

-Sheryl- la voce di mia madre mi chiama.

Mi giro leggermente per vederla arrivare accanto a me.

-Giovedì ti fanno uscire- mi sorride accarezzandomi la spalla.

-Davvero?- mi volto verso di lei.

Annuisce prima che la abbracci forte.

Voglio riprendermi la mia vita, e stavolta nessuno mi impedirá di vivere tranquilla.

E soprattutto, voglio riavere indietro il mio Luke.

Mi manca dannatamente tanto, e non posso farci niente.

Viene qui quasi ogni giorno, ma non mi rivolge la parola.

Probabilmente non sa neanche cosa dire, e io non ho il coraggio di avvicinarmi a lui.

-Che ne dici se ti porto un pò di cioccolato?- mi chiede dolcemente.

Annuisco velocemente, ho ripreso a mangiare, e amo le cose dolci.

Di certo non mi riempio di schifezze, ma ogni tanto lascio passare.

La donna mora mi sorride, poi esce velocemente dalla stanza.

Raggiungo il mio letto, chiudendomi la porta di vetro alle spalle.

Mi siedo aspettando che mia madre arrivi, mentre gioco con le mie dita fredde e sottili.

Poco dopo, infatti, sento la porta aprirsi.

Non mi giro, continuando a mordermi l'unghia del pollice, cercando di staccare la parte spezzata.

Una tavoletta di cioccolato, mi viene messa sotto agli occhi.

Ma la mano che la tiene, non è assolutamente quella di una donna, tantomeno di mia madre.

Sudden || Luke Hemmings ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora