L'attacco arrivò senza che lui lo sentisse. Una mano emerse dal nulla, fatta della stessa pioggia che scrosciava nel vicolo, e lo colpì con la chiara intenzione di uccidere. Raggiunse il punto pre-scelto, là dove la pelle era coperta solo da una massa di capelli unti e pregni d'acqua.
Il randello fece il suo lavoro, ma non abbastanza perché lui per-desse subito i sensi. Ondeggiò invece incerto, domandandosi per-ché mai i contorni dei palazzi si fossero fatti d'improvviso così indistinti. Attribuì quell'effetto ottico alla cortina di pioggia, non potendo tuttavia ignorare il terreno che gli andava incontro a ve-locità sorprendente. Ebbe appena il tempo di sentire la guancia affondare nel fango putrido e di percepire il tanfo di marciume che gli invadeva le narici.
Poi fu il buio. Nel vicolo, solo ombre e silenzio.
*
Una figura emerse dall'oscurità. Si guardò intorno per sincerarsi di essere sola e, in risposta, le venne solo lo scrosciare dell'acqua che tumultuava tra i vicoli; non abbastanza, però, per portarsi via la puzza di morte e decomposizione.
Sicura che non ci fossero pericoli, la sagoma si chinò sulla sua vittima e la rigirò. Il pallore del viso biancheggiò nella luce di una luna malevola. Restò a osservare quel volto sul quale la pioggia si abbatteva con innocua indifferenza, sollevata nel vedere che non presentava tracce della Morte nera.
Estrasse un coltello e gli aprì i vestiti sul petto. L'uomo indossava una giubba di cuoio, un dettaglio interessante in una città dove la gente aveva smesso da tempo di proteggersi. Aveva anche una spada e un paio di pugnali. Una corona di denti brillò nel buio del vicolo.
"Oggi è il mio giorno fortunato...".
Cominciò a frugare, rendendosi conto che la vittima respirava an-cora. Doveva sbrigarsi, se non voleva che riprendesse conoscenza proprio mentre finiva di derubarlo. Andò sul sicuro, quando su un fianco trovò un sacchetto di monete. Non resistendo alla cu-riosità, lo aprì e riversò il contenuto sulla mano: almeno mezza dozzina di scudi d'argento.
"Finalmente il destino bastardo ha cominciato a girare nella mia direzione!".
Fece sparire il denaro in una tasca e rimise la borsa ormai vuota al suo posto, meglio evitare che un giorno qualcuno potesse rico-noscergliela, addosso.
Non ancora soddisfatta, la figura tornò al lavoro con una dedi-zione che, in altre circostanze, sarebbe apparsa encomiabile. Pre-se i due pugnali e fece sparire anche quelli. Poi guardò la spada. Non era un oggetto di valore, ma conosceva una persona che l'avrebbe comprata per qualche spicciolo. Meglio di niente. All'a-nulare della mano destra, la vittima portava un anellino di rame o forse di bronzo; pochi attimi e anche quello era entrato a far parte dei suoi beni.
Un rumore la costrinse a sollevare la testa. Attese. Lo sentì di nuovo. Scattò in piedi con tanta rapidità che il ginocchio protestò scrocchiando. Restò immobile, la pioggia veniva giù dritta come un filo a piombo. Nessuna luce si mosse nella sua direzione.
Tornò a chinarsi sul corpo e udì la vittima biascicare qualcosa.
STAI LEGGENDO
Pestilentia
FantasyUn ragazzo in fuga da qualcosa che non doveva essere liberato. È l'inizio della fine. Quattro secoli dopo, il mondo è un ammasso purulento. Una pestilenza ha spazzato via quasi ogni forma di vita, e il gelo ha stretto nella sua morsa gli ultimi supe...