Si fermò solo un istante per cogliere l'immagine di potere e grandezza che la vista della chiesa gli offriva. Poi riprese col suo zoppicare. Per quanto grande, la chiesa non lo era abbastanza da accogliere le migliaia di fedeli che chiedevano asilo ogni giorno. Per andare incontro a tutti, con quello spirito caritatevole che ne caratterizzava ogni azione, il sommo Padre teneva la messa affacciandosi dal balcone più alto della sua chiesa, così da farsi vedere e udire da tutti.
Bolo arrivò che la celebrazione era già cominciata. Bastò tuttavia la vista del sommo Padre per colmarlo di una tale gioia, che tutti i suoi malanni sembrarono svanire.
Si guardò intorno. Poco alla sua sinistra, notò una colonna abbattuta che un tempo forse aveva sorretto un tempio pagano. La raggiunse e si sedette. Non era vicinissimo a lui e la vista, messa a dura prova dal morbo, faticava a riconoscere le fattezze del sommo Padre. Ma l'udito ancora funzionava bene e a lui bastava. Le parole del capo spirituale della sua chiesa avevano la forza di far risplendere il sole su una città che non ne vedeva la luce, ormai, da decenni.
Bolo lo ascoltò rapito. E, quando tutto finì, restò a bearsi dell'eco che gli risuonava nelle orecchie. Rimase seduto, il braccio aggrappato al bastone, la gamba monca del piede che penzolava nel vuoto. Pochi istanti e la porta della chiesa si aprì. Ne uscirono una dozzina di guardie avvolte in cotte di maglia luccicanti di pioggia. Era facile immaginarne gli sguardi accigliati e le mascelle contratte.
Altre due figure più minute emersero subito dopo. Bolo intuì che fossero due sacerdoti. Restò a fissare la scena, solo in parte incuriosito, ben consapevole di quello che stava per accadere.
L'eccitazione fra la folla crebbe a tal punto che alcune delle guardie furono costrette ad abbassare le alabarde per tenere lontani i più esagitati. Poi i due sacerdoti cominciarono a indicare alcune sagome fra la gente. Più persone indicavano, più l'agitazione degli esclusi cresceva.
I due ecclesiastici sembrarono percepire che la sopportazione era al limite. Bolo li vide, o almeno così gli sembrò, indicare un altro paio di individui e poi fare un cenno alle guardie. I soldati si affrettarono a portare i prescelti dentro la chiesa, richiudendosi la porta alle spalle.
Solo a quel punto, la folla cominciò a scemare. Lui restò invece sulla sua colonna pagana a riprendere fiato ancora un po'. Man mano che la gente lo oltrepassava, sentì le loro lamentele. C'era chi se la prendeva con i sacerdoti e chi con il sommo Padre; c'era perfino chi diceva che non sarebbe più tornato. Ma Bolo era pronto a scommettere che, di lì a qualche ora, li avrebbe trovati di nuovo tutti là, in fila, nella speranza di essere scelti.
Stava per rimettersi in cammino, quando la porta della chiesa tornò ad aprirsi. Restò a fissare le guardie che raccoglievano i cadaveri disseminati sull'acciottolato reso viscido dalla pioggia. Contò almeno una ventina di corpi, gente che era arrivata fin là nella speranza di aver salva la vita e che invece aveva pagato il tributo più grande alla Morte nera.
Sospirando, si rimise in cammino. Le bende sul volto e sulle mani erano ormai così sudice che sarebbe stato impossibile togliergliele senza portare via anche strati di pelle infetta. Poco male, Bolo era certo che, anche così conciato, Nergal l'avrebbe riconosciuto. Poi gli avrebbe spalancato le porte del suo regno celeste, invitandolo a entrare. A quel punto lui avrebbe riabbracciato la sua famiglia e insieme sarebbero stati felici per l'eternità.
Quel pensiero gli fece compagnia sulla via del ritorno. I vicoli e le strade di Palash erano deserti. L'intera città si avviava a fare la fine dei suoi abitanti, forse anche quella era la volontà di Nergal. Come aveva sentito in uno dei sermoni del sommo Padre, il loro amato dio aveva deciso di svuotare il mondo da tutti i peccatori, per ripopolarlo in seguito con creature che non si fossero macchiate di colpe e peccati tanto orribili. Quanto a loro, avrebbero fatto meglio a presentarsi a dio con l'anima pulita.
Rimettendo piede in casa, Bolo si sentì stanco. Decise di buttarsi sul letto fino a quando non fosse stata l'ora della nuova funzione. Chiuse gli occhi inspirando quel che restava del profumo di sua moglie.
Sognò di accarezzarle il viso. Poi anche i sogni svanirono. Nergal, nella sua infinita bontà, gli fece dono di una morte serena, nel suo letto.
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Pestilentia
FantasyUn ragazzo in fuga da qualcosa che non doveva essere liberato. È l'inizio della fine. Quattro secoli dopo, il mondo è un ammasso purulento. Una pestilenza ha spazzato via quasi ogni forma di vita, e il gelo ha stretto nella sua morsa gli ultimi supe...