34 (Parte prima)

20 5 0
                                    

Scendere dalla montagna era un'impresa quasi ai limiti delle loro possibilità. Non fosse bastata la pendenza c'erano anche la pioggia e il vento, che sul quel versante spirava più forte.

Shree apriva la fila, tenendo la capra sulle spalle. Il peso dell'animale la sbilanciava, rischiando di farla cadere. Ma non aveva alcuna intenzione di mollarlo. Poco più indietro, Gleb la seguiva a testa bassa. Ogni volta che lo sguardo gli cadeva sui guanti, non riusciva a fare a meno di sentirsi un codardo. Quel vecchio gli aveva donato uno dei suoi pochi beni, forse l'unico, e lui l'aveva ripagato con un tradimento.

Gleb non era mai stato un tipo coraggioso. Di nefandezze, anzi, ne aveva compiute e ne era consapevole. Ma tradire in quel modo una persona che si era dimostrata così generosa gli sembrava davvero troppo. Non per niente era stato più volte sul punto di tornare indietro. Ma alla fine aveva sempre rinunciato, consapevole che non avrebbe avuto senso. Non poteva riportare la capra al vecchio e non poteva restare con lui. Tornare avrebbe significato solo scatenare la sua furia.

Un tuono rombò più forte degli altri. Shree si fermò, una mano aggrappata a una roccia; l'altra che reggeva la capra. Da quasi due ore aveva ripreso a piovere e da quel momento l'intensità era andata aumentando, fino a scatenare un vero e proprio temporale.

Gleb colse l'attimo. «Fe... fermiamoci».

Senza voltarsi a guardarlo, la giovane mise un piede su una roccia più grossa delle altre e saltò sulla terrazza subito sotto. Poi si voltò e lo degnò solo di un'occhiata.

«Non ho alcuna intenzione di fermarmi. Sai come la penso. Andiamo».

«Mmma... ma io... io ho bisogno di riprendere... f-f-fiato».

«Tu, io no. E non ho nemmeno intenzione di farmi travolgere dalla frana che ci crollerà in testa a breve».

«Qua... quale frana?».

«Quella che si sta muovendo da lassù», Shree indicò un punto indefinito sopra di loro.

Gleb seguì la direzione del dito, ma non vide nulla a eccezione di una massa di nubi nere.

«Non vedi e non senti niente, giusto?». Annuì.

«Ne ero sicura», gli occhi della ladra furono attraversati da un lampo minaccioso. «Questo perché non hai mai messo piede fuori da quel buco lercioso che è Valissa. Io invece sì. E so che tutta questa pioggia non fa bene alla montagna e potrebbe causare una frana». Lei non attese la sua reazione. Si assicurò la capra sulle spalle, pur cominciandone a sentire il peso, e riprese a camminare. Quanto a lui, dovette fare appello alle sue ultime riserve d'energia per seguirla. Nello stesso istante, un lampo illuminò il fianco scuro della montagna e sembrò che le sagome degli alberi prendessero vita. Gleb ne ebbe paura, in un modo che però non seppe definire. Poi il tuonò scoppiò. Fu un frastuono talmente forte che per un secondo non ci fu che quello.

Sentì l'adrenalina scorrere massiccia. Inspirò affannato, col petto che sembrava quasi incapace di assecondare la sua respirazione frenetica. Aveva paura dei tuoni. Ne aveva sempre avuto paura.

Cominciò a correre. Voleva affiancare Shree e camminarle accanto. La fretta però lo spinse a mettere un piede dove non avrebbe dovuto. Un masso franò e lui e perse l'equilibrio.

La pioggia fece il resto.

Cadde faccia in avanti sul sentiero, cominciando a rotolare prima ancora di rendersene conto. Tentò di afferrare una roccia o forse un arbusto, ma tutto ciò che sfiorava pareva andare in frantumi. Rocce appuntite gli si piantarono nella schiena, nel petto e perfino nel viso.

PestilentiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora