Capitolo 3( Parte seconda)

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Indossava un mantello foderato di pelliccia che là, così come in tutto il resto del mondo, sarebbe stato considerato un lusso adatto forse solo ai nobili più ricchi; proprio al cadavere di uno di loro doveva averlo sottratto, a giudicare dalla spregiudicatezza con cui sfoggiava una spada, perfino in un luogo sacro come quello.

Oberon spostò lo sguardo, richiamato da un fastidioso movimen-to alla sua destra. Riconobbe la figura scarna del suo assistente. Il giovane Jari Henneken pareva aver perso la sua rigida compo-stezza, in favore di un certo sospetto nervosismo. Preferì ignorar-lo e tornò a rivolgersi ai fedeli, concludendo la funzione.

Afferrando il mantello che teneva in disparte, Oberon se lo gettò sulle spalle percependo solo lontano il tintinnare degli anelli che portava quasi a ogni dito. Due chierici lo affiancarono per proteg-gerlo, mentre usciva dall'edificio sacro.

Oberon ne avrebbe volentieri fatto a meno. Ma dopo l'uccisione di padre Hart, massacrato per portargli via un vecchio ciondolo di rame, si era dovuto arrendere all'idea che la fame e la povertà avevano trasformato molte delle sue pecorelle in lupi feroci.

Prima di aver raggiunto metà della navata centrale, la sagoma se-galigna di padre Jari lo affiancò. «Padre Ob...».

«Non ora, Jari. Cos'è, abbiamo subito un altro attacco dagli ereti-ci? Bah, lascia stare. Ne parleremo dopo».

Puntò la porta e in un istante fu fuori. Pioggia e freddo lo aggre-dirono. Nessuno dei due, tuttavia, fu arrembante quanto la folla. Come ogni giorno, al termine della terza funzione, nell'ora meno fredda della giornata, Oberon si fece consegnare un sacco. La gen-te si fece irrequieta, chi aveva ancora la forza di reggersi in piedi cercò un pertugio per raggiungerlo; quanti non ce la facevano, si limitarono a sdraiarsi sul suo percorso, sperando che li vedesse.

Cominciò a distribuire il poco che aveva, cercando di stamparsi bene in mente ogni faccia, per non rischiare di dare del cibo due volte alla stessa persona. Quando cacciò una noce nella mano di un uomo dal viso scavato, mancò poco che imprecasse; padre Jari lo fissava negli occhi, stringendo il frutto.

«Ma che cosa ti salta in...».

Il giovane monaco non gli diede tempo di terminare la frase. Si chinò verso di lui, più basso di quasi venti centimetri, e gli sussurrò qualcosa all'orecchio.

Oltre la folla di questuanti stava, immobile con le braccia strette al petto, l'uomo dalla barba brizzolata. Attendeva in posizione marziale, il volto impassibile nonostante la pioggia continuasse a schiaffeggiarlo.

Oberon lo fissò e reagì annuendo, come se si aspettasse una noti-zia del genere. Come se, dopotutto, fosse solo questione di tempo.

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