Capitolo 5 (Parte seconda)

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«Tutta la nostra amata chiesa, a dire la verità, ne ha bisogno. Nell'ora più buia, Nergal ci ha mandato una luce e quella luce sei tu, cavaliere della Fratellanza. Poche ore fa qualcuno si è introdotto nel nostro palazzo, in que-sta stessa stanza, e ci ha sottratto qualcosa di così prezioso che la sua esistenza era segreta per tutti, a eccezione dei sacerdoti di più alto rango. Chi ha commesso il furto sapeva dove e come colpire. E questo dimostra che i nemici di Nergal sono più forti che mai. Ho bisogno di te. Ho bisogno che recuperi quello che ci è stato rubato». Eckhard si schiarì la voce, quasi a prendere tempo. «La mia devo-zione è solo per la chiesa e per Nergal, ma i miei compi...».

«I tuoi compiti li conosciamo tutti», padre Oberon lo interruppe alzando una mano. Il suo tono risultò duro, quasi scortese. «Sei un cavaliere della Fratellanza e sei stato addestrato per sradicare l'eresia ovunque si nasconda. Chi pensi che potrebbe avere inte-resse a rubare la reliquia più preziosa della nostra chiesa? Più vol-te mi ero ripromesso di trasferirla a Palash, dove avrebbe goduto di maggiore protezione. Ma ho peccato di ingenuità e vanagloria, scegliendo di tenerla qui dove potesse darmi forza e speranza. Sono stato uno sciocco, e pagherò per le mie colpe. Ma altri non devono patire a causa dei miei errori. Per questo ti prego, anzi ti supplico, trova chi ci ha derubati e riportaci il maltolto».

Padre Jari uscì dall'ombra e si avvicinò a Oberon. Il suo volto era una maschera indecifrabile, ma non sembrava apprezzare il modo in cui il suo superiore si era ridotto a supplicare un comune cavaliere. Allungò una mano con un gesto così delicato da ra-sentare la tenerezza e afferrò l'altro per un braccio, sostenendolo come se temesse che potesse cadere. Poi il suo sguardo severo si posò su Eckhard.

«Padre Oberon, non mi sento all'altezza di questo incarico. Il mio compito è assicurare alla giustizia della chiesa gli eretici. Qui in-vece si tratta di trovare un comune ladro che si è add...».

«E chi pensi che ci sia dietro tutto questo, cavaliere?». «Gli eretici? Davvero non penserete che...».

Pestilentia

«Invece lo penso eccome. Fin dagli albori della nostra chiesa, la loro setta ha cercato con ogni mezzo di distruggerci. Non ci fosse stata la nostra enorme fede a proteggerci, oggi il nome di Nergal sarebbe perduto nell'oblio. Questo furto è il loro estremo tentati-vo di annientarci. Non ci sono riusciti con il loro dannato morbo, cercano di farlo colpendoci là dove pensano che siamo più deboli. Voi cavalieri siete nati per assicurare alla giustizia di Nergal colo-ro che hanno condannato il mondo con la Morte nera. Io ti chie-do di trovare il più vile di loro e riprendergli ciò che è nostro di diritto. Siamo in pericolo, Eckhard, e in pericolo ci sono le nostre stesse anime. Sono certo che se un cavaliere della Fratellanza è ar-rivato qui in un'ora così tetra, non sia un stato caso. Io non posso credere al caso, il mio ruolo me lo impone, lo capisci?».

Annuì. Come gli era stato insegnato in un passato remoto, il Caso, il Fato o il Destino erano solo il nome che si dava Nergal, quando non voleva farsi riconoscere.

La voce del sacerdote tornò a riempire l'aria. «Nergal ti ha spinto fin qua perché ti affidassi questo compito, non ho dubbi. Bisogna fare qualunque cosa per recuperare quella reliquia. Mi capisci, ca-valiere? Qualunque cosa!».

Eckhard si ritrovò ad annuire ancora una volta. «Vi chiedo perdo-no per il mio attimo di dubbio. La mia fede ha vacillato e con essa tutto me stesso. Non accadrà più. La mia fedeltà assoluta va alla Chiesa. Mi metterò subito in cerca del ladro e lo porterò al vostro cospetto perché abbia la giusta punizione».

«Quell'individuo sarà punito; se non da noi, da Nergal quando infine passerà a miglior vita. Non ti nascondo che vederlo ago-nizzare su una forca o bruciare su un rogo mi darebbe un'enorme soddisfazione, Nergal mi perdoni per un pensiero tanto meschi-no. Ma non è lui il tuo obiettivo. Il tuo compito è recuperare la reliquia più santa di tutto il nostro culto, un bene di valore incal-colabile. I nostri padri ce l'hanno tramandata insegnandoci che ci sono verità così grandi che vanno protette a tutti i costi, perfino dai propri fedeli. Non riesco a immaginare come i nostri nemici

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Stefano Mancini

siano venuti a sapere della sua esistenza, non escludo che esista un traditore nella nostra comunità. Ma questa sarà una cosa che discuterò con padre Jari e con gli altri sacerdoti. A te chiedo solo di recuperare quanto ci è stato sottratto».

«Non fallirò, avete la mia parola».

Padre Oberon sembrò soddisfatto. Si voltò verso padre Jari, che gli era ancora accanto. «Porta con te questo cavaliere e istruiscilo. Non tralasciare niente, non possiamo commettere altri errori».

L'espressione sul volto del monaco più giovane si fece per un at-timo indecifrabile. Poi tornò impassibile. Lasciò andare padre Oberon e fece cenno a Eckhard di seguirlo.

La voce del sacerdote lo costrinse a fermarsi. «Ricorda, il tuo incarico è di vitale importanza per la sopravvivenza stessa della nostra Chiesa. Questo incarico ha la priorità perfino sulla tua in-columità. Prima della tua partenza ti farò avere un lasciapassare che ti aprirà ogni porta e che dimostrerà a chiunque che sei in missione per conto del sommo Padre. Nessuno oserà sbarrarti la strada».

Eckhard reagì sollevando la manica, a mostrare l'avambraccio si-nistro. «Grazie, ma ho già questo».

*

Quando fu di nuovo solo, Oberon ripensò al tatuaggio impresso sulla pelle del cavaliere e seppe che quell'uomo era di certo stato inviato da Nergal.


La cosa, invece di sollevarlo, lo mise di pessimo umore.

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