Erano passati due giorni da quando io e Adrian non ci parlavamo più.
Nemmeno ci guardavamo in faccia e, la cosa, mi faceva soffrire dal momento che avevo creduto potessimo diventare seriamente buoni amici.
La verità era che a lui sembrava non importare minimamente.
Rimaneva sempre solo, al primo posto, e seguiva la lezione senza parlare mai con nessuno della classe. Forse, Adrian, era stato creato per rimanere da solo come gli eremiti. Forse, in una vita passata lo era stato.
"Lidya, che ne pensi se vai a fare la spesa?", mi chiese mia madre spuntando in camera mia con il suo solito grembiule da cucina addosso.
Adoravo fare la spesa, era una cosa rilassante.
"Devo andare con papà o da sola?", chiesi poi, contenta, alzandomi dal letto e risvegliandomi dai miei pensieri tristi.
"A quest'ora c'è la partita, lo sai", alzò le spalle e guardò la mia stanza stranamente in ordine. Non disse nulla, forse per paura che buttassi di nuovo per aria tutti i miei vestiti, "sul tavolo della cucina c'è la lista. Prendila prima di uscire, non dimenticartene". Uscì dalla camera con un sorriso compiaciuto e andò di sotto.
La verità era che camera mia non era quasi mai in ordine. Solo che, sinceramente, non volevo pensare ad Adrian e a tutto il resto; così, avevo ben pensato di fare altro per alleggerire la mente. E ci ero riuscita dato che, per un attimo, Adrian era uscito dalla mia testa.
Scesi di sotto e acchiappai la lista della spesa salutando prima mia madre e poi mio padre, disteso sul divano.
Uscii dal giardino e controllai che il pullman non fosse in avvicinamento. Avevo ancora cinque minuti buoni per raggiungere la fermata in tutta tranquillità.
Camminai guardandomi attorno.
Era venerdì pomeriggio e, in strada, ancora c'era poca gente. La cosa mi metteva ancora più tristezza.
Non appena arrivò il pullman, ci salii sopra e mi sedetti nel primo posto libero disponibile.
Aspettai la mia fermata con foga guardando il paesaggio immutabile della mia città.
Non appena il pullman si fermò proprio davanti al supermercato, ringraziai l'autista e scesi in direzione delle porte d'entrata.
Presi un carrellino e tirai fuori dalla tasca del giubbotto la lista della spesa tutta accartocciata.
Mia madre, per la prima volta, non aveva scritto tanto.
Andai subito nella direzione del pane e della pasta e misi nel carrello tutto il necessario ascoltando la canzone di sottofondo che trasmettevano alla radio a quell'ora.
Andai nella corsia dopo e buttai nel carrello anche il latte e la panna da cucina.
Mi mancava solo più la verdura e la carne e la lista sarebbe stata completata.
Girai nella corsia dopo e, con mio grande stupore, mi ritrovai Greta intenta nel comprare la carne.
Naturalmente, mi vide e mi venne incontro poggiando dentro al carrello il suo acquisto.
Mi sorrise e feci lo stesso, preoccupata ed imbarazzata.
"Ciao, Lidya!", mi salutò con un grande sorriso sul volto.
"Ciao, Greta", scossi la mano e andai avanti mettendo nel carrello la carne più bella dentro al contenitore.
"Tutto bene?", mi chiese, poi, seguendomi.
"Si, certo. Tutto okay, e tu?", chiesi gentilmente senza capire a che gioco stesse giocando.
Non mi era sembrata così felice di conoscermi la prima volta; e perché, ora, mi trattava così gentilmente?
"Non male", rimase in silenzio e mi osservò mentre mettevo nel carrello due zucchine e qualche peperone, "e, con Adrian, come va?"
La domanda mi spiazzò e, dopo essermi fermata per lo stupore, andai avanti verso la cassa per poter pagare e andarmene il più velocemente possibile.
"Io e Adrian non ci parliamo più", sussurrai, mettendo sul rullo la spesa. Lei fece lo stesso mettendo il separatore.
"Cosa!?", Greta, sembrò realmente stupita, "e perché mai?", chiese fin troppo curiosamente.
"Non lo so... è stato lui a farmi il discorso", le dissi, sempre con voce bassa.
"Beh, mio cugino è fatto così. E' un tipo strano; ma vedrai che risolverete tutto", mi rincuorò in modo fin troppo gentile.
Pagai la mia spesa e infilai il tutto in una busta aspettando Greta.
"Forse", conclusi freddamente, guardandola mentre pagava.
"E se stasera uscissimo?", mi chiese non appena ebbe finito.
"Uscire?! Non credo sia una buona idea vista la situazione...", scossi la testa senza nemmeno l'ombra di un sorriso.
Greta mi venne incontro, facendo ticchettare i suoi stivali con il tacco.
"Scommetto che, così, aggiusterete la situazione; e, poi, non avrà nulla in contrario se saprà che ti ho invitata io", alzò le spalle e mi sorrise, facendo luccicare i suoi occhi verde smeraldo, diversi da quelli castani del fratello.
Per un attimo sembrai pensarci su. L'idea di poter chiarire con Adrian mi stava, a poco a poco, convincendo di seguirla nella sua pazza e folle idea.
"Dici che non si arrabbierà se verrò anche io?", chiesi, poi, uscendo fuori dal supermercato e dirigendomi verso la fermata del pullman con sempre Greta al seguito.
"Oh, forza! Non vorrai mica prendere il pullman, vero?", mi chiese lei con la busta in mano di fianco ad un'auto grigia, "vieni! Ti do un passaggio fino a casa", aprì il bagagliaio e ci mise dentro la busta della spesa.
Guardai la fermata e raggiunsi Greta ringraziandola a bassa voce e salendo nel posto davanti. Chiusi la portiera e deglutii a fatica: sbaglio, o stavo facendo una cavolata a seguirla?
"Fino nella via principale di casa mia so la strada, da lì in poi devi dirmi tu", mi disse mettendo in moto la macchina e accellerando brutalmente.
La sua guida mi sembrava alquanto spericolata.
"Basta che prosegui dritto: seconda casa dopo il semaforo", le comunicai.
Lei annuì e cambiò la marcia con un gesto veloce.
"Allora? Vieni o no?", mi chiese ancora, guardandomi in faccia e sbuffando, "guarda che mio cugino è solamente un tipo solitario e melodrammatico. Sembra farsi sempre troppi problemi. Se verrai, sono sicura che riuscirete a chiarire questa piccola incomprensione", mi strizzò l'occhio e mi guardò decisa.
Ci fermammo al semaforo e, non appena si accese la luce verde, accellerò.
"Okay, dai. Verrò", acconsentii non appena fermò la macchina davanti a casa mia.
"E' questa, vero?", mi chiese puntando la casa.
Annuii e acchiappai la busta con un gesto veloce, sorridendole.
"A che ora devo farmi trovare pronta?", le chiesi, non appena fui coi piedi per terra.
"Alle nove. Vengo io", disse solamente, dopo avermi sorriso.
Chiusi la portiera e Greta partì.
SPAZIO AUTRICE
Lidya incontra Greta (Caroline in "The vampire diaries", sopra) al supermercato e la convince ad uscire con lei, Jason e Adrian.
Come andrà a finire la serata? :)
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BIANCOSPINO
Vampire-PRIMO LIBRO DELLA TRILOGIA DI "BIANCOSPINO"- E' il terzo anno scolastico per Lidya Thompson e tutto sembra noiosamente uguale agli anni scorsi: stessi compagni, stessa classe e stessi professori. Nulla sembra essere cambiato; nulla, tranne lui: Adr...