CAPITOLO 8

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"Quindi, avete girato il mondo", sussurrai non appena fui in macchina.

"Si...", rispose freddamente continuando a guidare.

Sospirai e guardai fuori dal finestrino con fare arrabbiato e deluso. Possibile che Adrian potesse essere così?

"È inutile che metti il broncio, Lidya. Ti vedo dal finestrino e la cosa non mi fa effetto", disse, facendomi voltare di scatto.

"E che vorrei sapere per quale motivo sei arrivato al punto di dirmi che non vuoi parlarmi più", provai a spiegargli le mie ragioni sperando ricominciasse a parlarmi e a rispondermi come si deve.

"Ho le mie ragioni", rispose freddamente e cambiò la marcia con un gesto veloce.

Aveva la stessa guida pazza della cugina.

"Non puoi andare un po' più piano, per favore?", chiesi, tenendomi stretta alla cintura. Come se questa potesse aiutarmi a mantenermi salda in caso d'impatto.

Adrian rimase per un attimo in silenzio, senza dire nulla e nemmeno guardandomi di striscio.

"Hai paura?", chiese lui con un sorriso beffardo.

Questa volta fui io a rimanere zitta.

Annuii solamente, con la speranza che rallentasse.

"Fai bene ad avere paura. Dovresti averne sempre di me. Sempre", ribadì lui in modo cattivo e alquanto glaciale. Non avevo paura di lui, ma di quello che passava nella sua testa in quel preciso istante per dover dire una cosa simile.

Eravamo già a metà strada e nemmeno eravamo riusciti a chiarirci un minimo.

"Tua cugina dice che sei una persona triste e tetra. Una di quelle solitarie, eremite e che si fa problemi su tutto", ricordai ad alta voce le parole di Greta.

"Ed è così?", chiese lui senza ricevere risposta. Era ovvia, questa, "quindi, ti da fastidio? Meglio così, ti allontanerai una volta per tutte da me"

Risi, e per la prima volta lui si stupì di questa mia reazione improvvisa.

"Forse, è proprio questo che mi piace. Il fatto che tu sia così...", cercai di finire la frase con un aggettivo adatto.

"Così?", cercò di aiutarmi a continuare.

"Così strano e solo", finii io facendogli fare una strana smorfia, "ma non è una cosa brutta, Adrian. È un lato di te che a me piace. Mi fa incuriosire"

"Quindi, per farti allontanare da me, dovrei iniziare ad andare alle feste, parlare con tutti ed essere uguale agli altri?", chiese lui con fare scherzoso.

"No", risi io, "mi piaceresti lo stesso". Non appena capii quello che avevo appena detto, subito mi tappai la bocca con la mano sinistra, "scusami", mi scusai.

Adrian rise e sembrò apprezzare il complimento, rimanendo però con la sua solita anima di ghiaccio.

"A me, invece, il tuo lato curioso non mi piace per niente. Mi fa imbestialire", rispose lui al mio dolce commento.

"Lo prendo per un complimento", risposi titubante; ma col sorriso sulle labbra.

"Dimmi dove devo andare", sentenziò in modo gentile.

Guardai la strada e aspettai che il semaforo si facesse verde.

"Questa casa qui", sussurrai non appena fu quasi arrivato.

Tossì e si parcheggiò proprio davanti a casa mia.

"Allora, grazie, Adrian," lo ringraziai, rimanendo ancora in macchina a guardare il suo profilo perfetto.

BIANCOSPINODove le storie prendono vita. Scoprilo ora