CAPITOLO 30

1.4K 105 2
                                    

Mi alzai di soprassalto con una mano sul petto bollente.

Iniziai ad ansimare e notai che dagli occhi mi scendevano lacrime ghiacciate.

Mi guardai attorno e, poi, sentii una mano stringermi il ginocchio.

Urlai ed iniziai a scalciare ripetutamente e a tirare pugni a destra e a sinistra.

"Lasciami stare! Lasciami stare!", piagnucolai senza più forza.

"Lidya, Lidya, calmati!", mi rassicurò una voce tranquilla. Sentii un peso salire sul letto e venirmi vicino per intrappolarmi le braccia. Riconobbi i suoi occhi azzurri e mi lasciai andare ad un pianto isterico, "sono io. Sono qui" mi sciolse dalla sua presa e, a quel punto, mi lanciai tra le sue braccia, stringendolo forte.

Avevo bisogno di sentirlo vicino.

Avevo bisogno di Adrian e della sua protezione; perché soltanto con lui riuscivo a sentirmi protetta.

"Era Tylor, era lui. Voleva di nuovo uccidermi, voleva... voleva...", cercai di spiegargli il mio sogno; ma le parole non mi uscivano.

"Tranquilla, Lidya", cercò di tranquillizzarmi, accarezzandomi la testa, "era solo un incubo"

Sentii la sua mano calda scompigliarmi i capelli e accarezzarmi la testa con fare dolce.

Proprio quello che desideravo; soprattutto dal momento che era Adrian a farlo e non Dominic.

Si tolse dall'abbraccio e mi asciugò le lacrime con un dito.

"Ora vado, così ti lascio dormire" mi salutò lui con un sorriso.

"Vai?", chiesi io a malincuore.

Lui annuì e si rimise in piedi, pronto ad andarsene.

Fece un passo verso la porta e gli guardai le spalle.

"Adrian, aspetta", lo chiamai.

"Si?", si voltò verso di me, leggermente agitato.

"Puoi restare qui?", chiesi con il rossore sul volto.

Menomale che era buio e che non poteva vedere il mio colorito salire sempre di più.

"Qui?", chiese lui rimanendo fermo sul posto.

Avevo sbagliato qualcosa? Avevo fatto una domanda troppo azzardata?

"Si, qui", ripetei, facendomi coraggio e facendo segno con la testa nel posto di fianco a me.

"Non so se posso...", si lamentò lui venendomi vicino, con le braccia nelle tasche della tuta scura.

"Si, te l'ho dato io... il permesso", gli ricordai, aspettando che decidesse.

"Okay...", sussurrò salendo sulla sponda del letto.

Sentii il letto scricchiolare e mi feci più in là con il corpo.

Si sdraiò di fianco a me e mise le braccia dietro la testa, come se fossero un cuscino.

Mi voltai verso di lui e lo guardai in tutta la sua bellezza.

Non potevo crederci di averlo così vicino e di non poterlo toccare.

Potevo solo osservarlo e sperare che questa bellissima visione di lui durasse a vita.

Non appena notò che lo stavo osservando, si voltò verso di me ed iniziò a guardarmi negli occhi in un modo che trovai estremamente intenso.

Eravamo a pochi centimetri di distanza ed i nostri respiri si mischiavano.

BIANCOSPINODove le storie prendono vita. Scoprilo ora