CAPITOLO 68

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"Che cosa?!", domandò Gladys dall'altro capo del telefono, "spero tu stia scherzando!"

Non ero riuscita a proporre alla mia amica l'uscita di stasera, spaventata dal fatto che la sua reazione potesse essere proprio questa e che David la sentisse.

Si sarebbe rattristato e, per com'era ora, non se lo sarebbe meritato.

"Gladys, ti prego! È solo per stasera!", la pregai con voce lagnosa, iniziando a camminare da una parte all'altra della mia stanza.

Guardai il mio letto e, per un attimo, immaginai di nuovo Adrian sdraiato su di esso.

Scossi la testa e l'immagine si dissolse nell'aria, lasciandomi di nuovo sola e trasportata alla dura realtà che tanto mi affliggeva.

"Non lo so, Lidya... ti ha trattata così male per tutto l'anno e, oltretutto, ti sei dimenticata con chi ti ha tradita?", domandò sconsolata.

Scossi la testa anche se lei non poteva vedere la mia reazione.

Come potevo spiegarle che un nostro ex compagno di scuola, vampiro, l'aveva soggiogato facendolo diventare di nuovo il bravo ragazzo che tanto era prima?

"No, non me lo sono dimenticata; ma, ora, è cambiato: devi credermi!", insinuai, tentando la strada per la pietà e la compassione, "dagli solamente un'ultima possibilità e ti dimostrerò quanto è cambiato!", provai a convincerla con le buone, fermandomi davanti alla finestra e guardando fuori.

Il giardino era pieno di terra per la pioggia notturna e il marciapiede era completamente privo di persone. Sembravo sola, e lo ero.

"Okay, okay... ma se fa anche solo una mossa sbagliata, non lo guarderò nemmeno più in faccia!", protestò lei, dandomela vinta una volta per tutte.

Sospirai.

"Oh, cielo... grazie!", mi chinai a terra, con la schiena rivolta verso il termosifone bollente e mi scaldai.

"No, non ringraziare il cielo... ringrazia Gladys, se proprio devi", ridacchiò lei. Prese una pausa nella quale sembrò scribacchiare con il computer, "sto scrivendo a Peter, ora. Hai detto che andiamo ad un concerto?", chiese nuovamente, nonostante glielo avessi già detto all'inizio della conversazione. Avevo sperato che potesse essere lo zuccherino per mandare giù la pillola amara.

Annuii, felice.

"Si, un concerto rock. Inizia alle 21", le ricordai. Poi, passai ad un'altra richiesta, "può passarci a prendere Peter?"

Sembrò tamburellare ancora sulla tastiera e, dopo qualche secondo, sentii il suono di un messaggio.

"Aspetta...", mi fermò lei, concentrata probabilmente nel leggere la risposta del suo amato, "ha detto di si"

Sospirò e la sentii risucchiare l'aria. La sentivo ancora non convinta; ma non volevo portar su altre questioni inutili.

"Lo passa a prendere Peter sotto casa sua e, dopo, passiamo a prendere te dieci minuti prima delle 21, d'accordo?", chiese lei con voce strascicante, "mi ha detto Peter che tra cinque minuti scrive a David per fargli sapere l'ora e per chiedergli dov'è il locale"

Annuii, contenta.

"Okay, è perfetto!", saltai in aria e mi avviai verso il letto saltandoci sopra e sprofondandoci dentro come un sacco di patate, "grazie, Gladys!", urlai.

Tossicchiò.

"Sappi che lo faccio per te che sei così mogia in queste settimane... cosa che non è da te!", mi ricordò lei.

"Grandioso! Non te ne pentirai, te lo prometto!", sussultai, stringendo il mio cuscino con affetto.

Finalmente sarei uscita e mi sarei svagata un po'.

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