CAPITOLO 50

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"Ora, vorrei avere una delle tue immense scuse sul perché tu non me l'abbia detto", mi bloccò Adrian non appena varcai la porta della classe.

Non avevo più avuto sue notizie da quando, il giorno prima, ero uscita dalla casa dei Miller in tutta corsa.

Si appoggiò allo stipite della porta e, la sua maglietta, si alzò un po' sul fianco, scoprendo quegli splendidi addominali.

Li guardai e mi leccai il labbro inferiore notando che, accanto a me, anche Gladys li stava sbirciando.

Menomale che lo odiava...

"Qualsiasi cosa sia", sussurrò Gladys, "inventati una buona scusa", mi strizzò l'occhio e Adrian la fece passare.

Provai a fare anch'io come la mia amica; ma, quest'ultimo, mi sbarrò la strada.

"Oh, andiamo, Adrian! Lasciami passare!", protestai, sbattendo un piede a terra.

Scosse la testa.

"Perché non me l'hai detto subito?", chiese nuovamente, sospirando.

Era irritato. Glielo leggevo negli occhi color cielo.

"Ci dovevamo evitare, no?", chiesi con finta faccia stupita.

Adrian rimase di sasso e mi squadrò come se fossi un'aliena.

Incrociai le braccia al petto, pronta a non demordere.

Sapevo, però, che anche lui non avrebbe smesso di torturarmi.

"Perché gliel'hai detto prima ai miei cugini?", chiese ancora, "pensavi fosse un compito troppo difficile per me?!"

Rimasi a bocca aperta.

"Ma che paranoia è, Adrian?! Certo che no... e, poi, non è affatto un compito. Era solo un presentimento il mio", conclusi.

"E, questo presentimento, potevi benissimo dirlo a me. Anche perché ti avevo vietato di tornare a casa mia"

"La casa non è tua! È di Harris e dei suoi figli. Quindi, anche di Jason e Greta", protestai, "non è solo tua!"

"Ma tu lo sai che rischi stai correndo a starci sempre dietro?!", chiese a bassa voce, facendosi più vicino.

Annuii.

"E non ho intenzione di starvi lontano e di nascondermi a vita", ribattei a voce dura e decisa.

"Lidya, sappi che...", iniziò lui; ma non fece in tempo a finire la frase che il professore mi bussò dietro la schiena.

Mi voltai e gli sorrisi.

"Signorina Thompson e signor Miller... se non vi spiace, vorrei finiste di litigare altrove e in un altro momento", ci guardò entrambi, aspettandosi una risposta.

"Certo, non c'è problema. Tanto, avevamo già finito", rispose adirato, tornandosene in classe a passo svelto.

Proseguii anch'io, chiudendo la porta e correndo al mio posto prima che il professore potesse dirmi altro.

"Tutto okay?", mi chiese Gladys con apprensione, posandomi una mano sul braccio sinistro.

Avevo la pelle d'oca per come Adrian aveva reagito.

Che cosa poteva significare la sua risposta?

Sicuramente, nulla di buono.

Annuii.

"Si, solite cose da Adrian", alzai le spalle e feci un finto sorriso.

Successivamente, guardai Adrian seduto nel primo posto e notai che stringeva i pugni.

Speravo con tutta me stessa che non perdesse la calma.

***

Per tutta la giornata avevo cercato di evitare Dominic; ma anche lui sembrava evitarmi, dal momento che non l'avevo visto fuori dalla sua classe.

Speravo che Adrian non gli avesse fatto del male.

Sapendo come aveva reagito quella mattina, l'idea mi nauseava e preoccupava assai.

"Mamma!", salutai mia madre, uscendo dalla mia camera, intenta nel mettersi le scarpe, "papà dov'è?", chiesi poi.

Ero rimasta nella mia camera tutto il giorno, ad ascoltare la musica e a fare i compiti di grammatica, e nemmeno l'avevo sentita trafficare per uscire di casa.

"Papà è andato a lavoro oggi pomeriggio", rispose lei, saltellando per il corridoio.

"E, tu, dove stai andando?", chiesi curiosa.

"Sto andando a prendere papà e, poi, usciamo fuori a cena. Vuoi venire con noi?", chiese con gentilezza.

Ci pensai un attimo su. Sarei voluta andare con loro; ma proprio non volevo disturbarli.

"No, grazie. Vado a fare i compiti e, poi, dormo un po'. Sono stanca oggi", risposi con voce mogia.

Mia madre, come se avesse un sesto senso, mi venne incontro e mi guardò preoccupata.

"Va tutto bene?", chiese.

Annuii.

"Si, sono solo un po' stanca", risposi con una bugia.

Stanca di avere tutti questi segreti con me.

"Okay... allora, vado. Se hai bisogno chiamami, okay?". Mi stampò un bacio sulla guancia e corse fuori di casa con le chiavi della macchina in mano.

Non feci nemmeno in tempo a risponderle che mi ritrovai sola e, forse, era meglio così.

Andai in camera mia a passo stanco.

Non avevo molta fame.

Volevo solo stendermi e pensare a tutt'altro.

Aprii la porta di camera mia e, non appena entrai, vidi un'ombra scura corrermi incontro.

La finestra era aperta e l'aria mi gelò il corpo, facendomi volare i capelli a destra e a sinistra.

Mi sorrise e urlai.

SPAZIO AUTRICE

Adrian non sembra averla presa bene... tant'è che Lidya si preoccupa dell'incolumità di Dominic.
A proposito, chi sarà l'ombra misteriosa entrata nella sua camera??

Sopra Adrian :)

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