"Sei stata stupida a venire fin qui! Come pensavi di batterli?! Come pensavi che qualche paletto nascosto nella borsa ti sarebbe bastato?", domandò lui dopo pochi minuti che fummo soli.
Sentivo il ronzio della stufa e il rumore dei nostri respiri. Nient'altro che quello.
"E tu? Come pensavi di ucciderli tutti da solo? Sono in tredici!", domandai a mia volta.
Avrei voluto dirgli dei paletti che avevo con me; ma non potevo permettere che qualche vampiro fosse all'ascolto della nostra conversazione. Me li avrebbe sicuramente presi. Mi avrebbe sicuramente rubato anche la mia ultima via di salvezza.
Lo sentii sbuffare e tossicchiai per il rossore. Volevo solo essere fuori di lì al più presto.
"Per quale motivo non hai voluto più vedermi, Adrian? Perché te ne sei andato?", domandai a voce triste.
Lo sentii sospirare.
"Non me ne sono mai andato, Lidya...", ripeté come già mi aveva detto Greta. Perché continuavano a dirmelo se, però, non mi spiegavano che cosa potesse significare?
"Me l'ha già detto Greta; ma non riesco a capire...", farfugliai.
"Appena ci libereremo ti spiegherò meglio", sbuffò.
Potevo immaginarlo con una mano tra i capelli scuri mentre se li tirava per la rabbia repressa. Doveva essere difficile, per un vampiro, essere rinchiuso e non potersi liberare nemmeno con la super forza che avevano.
"Non è detto che ce la faremo...", borbottai. Certo, avevo i paletti; ma non avevo mai ucciso nessuno nella mia vita e non ero sicura di esserne capace. Insomma, non ero forte come un vampiro... e non avevo nemmeno i loro riflessi.
"Lidya... non provare a dirlo nemmeno per scherzo", mi rincuorò con voce dolce, "noi usciremo di qui. Usciremo di qui tutti quanti: vivi. Ed è una promessa"
Potevo sentire come se i suoi occhi stessero guardando nei miei, nonostante nemmeno li vedessi. Ma sapevo perfettamente che era lì con me. Che per me c'era e ci sarebbe stato per sempre.
Proprio in quel momento la porta si spalancò ed un ragazzo alto entrò nella stanza con Greta tra le braccia. Quest'ultima cercava di spintonarlo con forza; ma era impossibile vista la sua posizione. In mano sua c'era un paletto di legno ben appuntito.
Dietro di lei, invece, un uomo già più adulto cercava di trascinare Jason stringendolo da dietro e facendolo camminare con un paletto premuto verso il cuore.
Rimasi a bocca aperta e pensai davvero che fosse la fine.
Il capo, il signore dai capelli anziani, entrò con dietro la sua compagna di disavventure che, prima, ci aveva giurato di ucciderci lei stessa.
La squadrai dall'alto in basso e mi appesi alle sbarre ricoperte dal biancospino.
"Lasciateli andare!", urlò Adrian arrabbiato.
La ragazza mi venne vicino e, con una chiave di ottone, aprì la mia porticina.
"Non uscire, Lidya...", mi consigliò Greta quando ormai era troppo tardi.
Ricordai il mio compito: non potevo rimanere in disparte come un'umana. Dovevo combattere.
Non appena misi piede fuori, la ragazza mi prese dalla spalla sinistra e me la strinse forte.
"Credevo v'importasse di Adrian... non anche di Lidya", irruppe Greta nel gran silenzio, "lasciatela andare! Ormai l'avete presa per avere chi volevate!", ribatté lei, scalciando ancora.
"In realtà, è venuta fin qui da sola", spiegò la vampira sopra di me.
Greta mi guardò senza capire e alzò un sopracciglio.
"Si, volevo aiutarvi...", bisbigliai a voce bassa.
"E Adrian voleva fare lo stesso... che due eroi, non credete? Davvero molto romantico...", sorrise e lanciò la chiave ad un altro vampiro, accanto alla gabbia di Adrian, "tiralo fuori. Voglio che la saluti per l'ultima volta prima di vederla trasformare in un vampiro senza una guida a cui affidarsi.
Quest'ultimo aprì la sua gabbia e prese Adrian dal cappuccio della felpa per tirarlo fuori.
Sembrava pallido e assetato. I suoi occhi erano rossi e chiedevano solamente qualcosa con cui dissetarsi: io.
La vampira che mi teneva stretta iniziò a ridere e mi spinsi con forza verso il mio amato che da tempo non toccavo più. Avevo la pelle d'oca per l'emozione; nonostante sapessi che sarebbe stato difficile, per lui, starmi così vicino in un momento critico del genere.
"Voglio vedere mentre t'infila i denti nel collo per la troppa sete", rise lei sotto gli occhi di tutti.
Mi spinse con più forza finché non andai a sbattere contro il suo corpo freddo. Era ghiacciato più del solito!
"Abbracciala", sentenziò lei, "fallo, o le strapperò il collo"
Adrian tese le braccia e, dopo un respiro profondo, mi abbracciò.
Sentivo i paletti duri, sotto la giacca, pungolarmi la pancia. Era come se bruciassero talmente mi chiedevano di uccidere quelle bestie intorno a noi.
Adrian iniziò a tremare e sentii i suoi respiri più affannati e i denti sfiorarmi il collo.
Le sue mani mi cinsero la vita e mi attirarono a sé con forza e protezione. Gli cinsi la schiena anch'io e appoggiai le mie mani sul suo corpo tremante.
Chiusi gli occhi, pronta al dover fare da pasto al mio più grande amore.
Poi, con un colpo secco, Adrian tirò su la testa e sfoderò i canini con disprezzo.
"Sarò io a staccarti il collo", sussurrò e, in un attimo, spezzò il collo alla vampira che tanto odiavo.
Sapevo che si sarebbe alzata e che il vampiro che aveva liberato Adrian l'avrebbe ucciso da dietro.
Perciò, fu un attimo che il mio istinto di sopravvivenza prese il sopravvento e, mentre tutti guardavano la scena impietriti, aprii la giacca e tirai fuori un paletto che piantai dritto nel cuore di quello.
Esso mi guardò con gli occhi spalancati e ricadde a terra come morto.
Poi, la battaglia ebbe inizio e capii che, ormai, non potevo più tirarmi indietro.
C'ero dentro tanto quanto loro.
SPAZIO AUTRICE
Adrian si è ribellato dopo una bella chiacchierata con Lidya e ha spezzato il collo all'antipatica vampira.
Da lì, scaturisce tutto quanto.
Lidya ne uccide un altro e i vampiri nemici attaccano!
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BIANCOSPINO
Vampire-PRIMO LIBRO DELLA TRILOGIA DI "BIANCOSPINO"- E' il terzo anno scolastico per Lidya Thompson e tutto sembra noiosamente uguale agli anni scorsi: stessi compagni, stessa classe e stessi professori. Nulla sembra essere cambiato; nulla, tranne lui: Adr...