CAPITOLO 32

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"Sei sicura di stare bene?", mi chiese Gladys al telefono, quella sera.

Nonostante tutto quello che era successo, continuavo a pensare a come mi aveva difesa Adrian.

La cosa mi faceva stare molto meglio e tutta la vergogna sembrava svanire, nonostante me ne sarei stata a casa per almeno una settimana, in attesa che la gente si scordasse tutto.

"Si, tutto alla grande", risposi con finto tono felice.

Non mi uscii molto bene, dovevo ammetterlo.

"Dici? A me non sembra...", insinuò lei, scoprendomi fin da subito, "che stai facendo, ora?", mi chiese, poi.

"Ora porto fuori il cane; così mi faccio un giro", le dissi, prendendo il guinzaglio e attaccandolo al collare di Molly.

"Mamma, porto fuori il cane!", urlai a mia madre dal salotto.

Non ricevetti risposta ed uscii lo stesso, sbattendomi la porta alle spalle.

Molly iniziò ad annusare il prato e a tirarmi verso il cancello.

"Passerai casualmente davanti a casa dei Miller?", chiese lei, seria.

Sospirai e lei lo sentì.

"No, facciamo solo un giro al parco", le rivelai, "vero, Molly?", chiesi al mio cane.

Iniziai a camminare verso il parco dove, il cane, si fermò anche per i suoi bisogni.

"Sai, da quando è arrivato Adrian non fai che metterti nei guai; e la cosa mi puzza, sappilo", mi rivelò con tutta la sua prontezza.

Sospirai contrariata.

"Gladys, non è per colpa sua se la mia vita ha un po' più di pepe...", ribattei ridacchiando.

Iniziammo a camminare per il parco.

Il cielo era buio e illuminato solamente da qualche lampione e da qualche stella splendente.

Guardai sopra di me a bocca aperta alla ricerca della luna.

"E tu, questo, lo chiameresti pepe?", chiese lei, ridendo nervosamente.

Annuii e mi guardai attorno.

La luna era coperta dalle nuvole.

Mi sistemai meglio la giacca addosso e continuai a camminare, consapevole del fatto che, attraversando la strada e girando all'angolo, avrei visto la casa dei Miller.

Scossi la testa, liberandomi da quel pensiero.

Poi, di colpo, Molly si mise ad abbaiare furiosamente.

Mi guardai attorno alla ricerca di qualche coniglio o di qualche gatto spaventato; ma era troppo buio per scorgerli.

"Lidya? Lidya, ci sei?", mi chiamò Gladys dall'altro capo del telefono.

Sentii una ventata d'aria fresca sul collo e mi vennero i brividi.

Staccai la telefonata per non far rumore e lasciai le sue parole a metà.

Mi voltai all'indietro e guardai il paesaggio, spaventata, con Molly che continuava ad abbaiare.

Continuai a girare su me stessa alla ricerca del personaggio dei miei incubi.

Poi, sentii un fruscio famigliare e, dal buio, vidi nacquere una figura scura e grossa.

Rimasi ferma a guardarlo avanzare nel buio, fino a scoprirsi del tutto sotto alla luce di un lampione.

Riconobbi il sui viso più che familiare e sussultai.

"Tylor", sussurrai.

Lo vidi sorridere da lontano e notai i suoi denti affilati.

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