"Ora, ti diremo tutto", esordì Adrian per mia grande gioia. Volevo sapere la verità e, finalmente, era arrivato il momento.
Mi sedetti sul divano e aspettai che tutti i Miller mi furono vicini.
Questa volta, fu Jason a sedersi davanti a me e a guardarmi dritta negli occhi.
Cercai di capire e ridacchiai, sconvolta dalle loro facce serie.
"Okay, guardami...", sussurrò Jason prendendomi il viso tra le mani e iniziando un contatto fin troppo prolungato che mi fece arrossire.
Al contatto con la mie pelle, iniziò a sudare e a tremare.
Non so quanto fosse forte, in questo momento, a resistermi. Non sapevo nemmeno il perché lo stesse facendo.
Sentii un suo pollice accarezzarmi la guancia destra e, in un attimo, vidi le sue labbra muoversi.
"Ricorda. Ricorda tutto", disse con parole ben scandite.
"Salii le scale scricchiolanti fino ad arrivare al piano superiore e a bussare alla porta della sua camera.
Nessuna risposta.
Bussai nuovamente.
"Lidya, so che sei tu...", sentii il suo solito brontolio provenire da dentro la camera.
Mi appoggiai con la fronte sulla porta e tracciai una linea a zig zag sul legno, fino ad arrivare alla maniglia dorata.
"Mi fai entrare?", domandai cauta.
Ci fu un attimo di silenzio nel quale pensai veramente di tornarmene a casa senza nemmeno provare a farlo star meglio.
"È aperto", rispose con voce cupa.
Alzai le sopracciglia e spinsi la porta con tranquillità.
Quando Adrian faceva così era come un animale spaventato e bisognoso di affetto e parole gentili.
Mi guardai attorno con serenità: era bello vedere finalmente quella camera.
Ricordavo ancora le sue pareti, le fotografie appese al muro, i poster e i disegni.
Era bello vedere finalmente un letto disfatto e dalla trapunta colorata con una scrivania colma di libri e quaderni.
Sorrisi e, alla fine, guardai Adrian seduto sulla punta del letto con la testa tra le mani.
Sospirai e mi chinai davanti a lui, prendendogli il volto tra le mani ancora fredde.
Alzò lo sguardo e mi guardò con occhi da bambino.
"Va tutto bene?", domandai a bassa voce.
Scosse la testa e sospirò, togliendomi le mani dal viso.
Ne rimasi delusa da questo suo gesto; così, feci un passo indietro, alzandomi, e sedendomi di fianco a lui con un tonfo.
"Stai male per quel motivo?", chiesi, senza andare troppo nello specifico.
Avevo sinceramente paura di una qualche sua strana reazione.
Non che mi attaccasse e mordesse; ma avevo solamente la paura attanagliante che mi cacciasse. Ed io non volevo rimanere lontana da lui.
Annuì e scosse la testa, passandosi la mano tra i capelli scuri.
"Potevi morire ed io lo avrei permesso!", si lamentò lui, soffiando.
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BIANCOSPINO
Vampire-PRIMO LIBRO DELLA TRILOGIA DI "BIANCOSPINO"- E' il terzo anno scolastico per Lidya Thompson e tutto sembra noiosamente uguale agli anni scorsi: stessi compagni, stessa classe e stessi professori. Nulla sembra essere cambiato; nulla, tranne lui: Adr...