CAPITOLO 9

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"Perché non me l'hai detto?". Sentii una voce maschile dietro di me e, subito, mi voltai.

Gladys, in piedi davanti a me, sembrò stupirsi perché la sua faccia prese una forma scioccata e, al tempo stesso, felice.

"Io... io devo andare un attimo al bagno", Gladys mi lasciò lì, prendendosi un'occhiataccia da parte mia per la sua fuga.

"Adrian? Detto cosa?", chiesi stupita, alzando le spalle e anche un sopracciglio. Giuro che proprio non capivo, nonostante mi sforzassi.

"Di David e delle sue manie particolari nel darti fastidio", detto questo, appoggiò le mani sui fianchi e mi guardò aspettando una risposta.

Aprii la bocca ma non uscii nient'altro che uno strano verso poco chiaro. Non riuscivo a capire come Adrian potesse saperlo.

"Tu... tu come fai a saperlo?", chiesi io, lasciandolo per un attimo di stucco.

"Vi ho sentiti", rispose freddamente.

La cosa ancora non mi era chiara; ma non potevano esserci altre motivazioni plausibili se non quella. La cosa ancora più strana era che non riuscivo a capire la sua improvvisa preoccupazione nei miei confronti.

"Bene. E come mai, adesso, t'importa di me?", incrociai le braccia sul petto e alzai nuovamente un sopracciglio.

"Lidya, ma per chi mi hai preso?! Non sono uno stronzo psicopatico al quale gli piace trattar male le persone... e se tu pensi questo di me, sappi che ti stai sbagliando di grosso", ribatté lui, leggermente irritato dalla mia risposta poco cordiale.

Indietreggiai di qualche passo fino a quando non fui obbligata a fermarmi per colpa del muro dietro alle mie spalle.

"Perché avrei dovuto dirtelo?", chiesi, poi, cambiando discorso. Non avevo voglia di continuare a ribattere perché, tanto, non saremmo finiti da nessuna parte.

"Perché... perché David non ce l'ha con te, ma con me", s'incolpò lui facendo un passo in avanti.

Mi schiacciai ancora di più contro il muro e guardai gli alunni passeggiare nel corridoio dietro alla schiena possente di Adrian.

Lui sbuffò ed io fui obbligata a guardarlo negli occhi chiari.

"Non ti devi sentire in colpa, Adrian. Lui non ce l'ha con nessuno se non con se stesso. E, questo, solo perché non è riuscito a tenermi stretta", gli spiegai molto silenziosamente per non farlo agitare ancora di più.

"Si, ma ora ce l'ha con te", prese una pausa e si passò una mano tra i capelli folti e scuri, "e non voglio che ti faccia del male"

Per la prima volta, risi.

Non era una risata di gusto; ma mi uscii spontanea.

"È molto più probabile che David faccia del male a te e non a me", sussurrai, spaventata solo all'idea che Adrian si facesse del male per colpa del mio ex psicopatico.

"A me?", Adrian rise e fece un passo indietro, guardandosi attorno, per poi avvicinarsi pericolosamente al mio viso e guardarmi dritta negli occhi scuri, "tu non ti devi preoccupare per me, Lidya. Sono l'ultima persona della quale dovresti preoccuparti". Con un braccio m'intrappolò il corpo e, per un attimo, mi sentii senza fiato.

"E perché, invece, tu dovresti preoccuparti di me?", chiesi a fiato corto.

"Perché tu sei una persona fragile, Lidya", mi sussurrò lui, serio in volto, "sei una persona fragile ed è proprio per questo che a te serve qualcuno che ti protegga e anche meno guai", sospirò e, per un attimo, sembrò pensare ad altro.

"E tu, Adrian? Tu non sei una persona fragile?", chiesi io, curiosa della sua risposta.

Per quale motivo, lui, si voleva far vedere così forte e invincibile? Che cos'aveva da perdere a far scoprire la sua parte vulnerabile?

"Io... non sono una persona... una persona fragile", balbettò lui a voce bassa, "ma tu, si", ripeté poi.

"Come fai a credere così fermamente in ciò che sono o non sono se nemmeno vuoi provare a conoscermi?", chiesi scocciata e, al tempo stesso, delusa.

Adrian rimase zitto per qualche secondo; come se stesse pensando alla risposta, già preparata, da darmi. Si guardò attorno per poi ritornare ai miei occhi color cioccolato.

"Che ti ha detto David?", mi chiese, cambiando discorso e facendomi sospirare. Ma non aveva detto che aveva sentito tutto il discorso?

"Di starti alla larga, in poche parole. E che tu devi stare alla larga da me", spiattellai silenziosamente, controllando che non fosse nei paraggi ad osservare indignato il corpo di Adrian troppo vicino al mio.

"Oppure?", chiese, alzando un sopracciglio.

"Oppure, suppongo ci ammazzerà entrambi, come promesso", alzai le spalle e feci una smorfia di disgusto, "prima te e, poi, me".

"Beh, per una volta sono d'accordo", Adrian rise e fece un altro passo indietro.

"D'accordo su che cosa?", chiesi senza capire, staccandomi dal muro.

"Sul fatto che dobbiamo starci alla larga", lo disse con leggerezza, come se la cosa fosse scontata. Non potevo aspettarmi nient'altro che questo da una persona come Adrian, "ed ecco risolto il problema del tuo ex psicopatico. Digli di farsi una vita e, se prova a dirti ancora qualcosa, digli che può venirne a parlare con me dei suoi problemi personali".

Detto questo, mi guardò un'ultima volta e fece dietrofront pronto ad andarsene via, di nuovo.

SPAZIO AUTRICE

Adrian, per la prima volta, sembra preoccuparsi della vita di Lidya...
Sta nascondendo qualcosa e Lidya continua a non capire questi suoi sbalzi d'umore.

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