Mi risvegliai con un gran mal di testa.
La tempia mi pulsava e vedevo tutto sfocato; come in un incubo.Sentii una voce chiamarmi e mi alzai di poco.
"Lidya!"
Ero a terra, su un pavimento duro e freddo ed intorno a me c'era tanta umidità. Come in una caverna o in una cantina.
Tastai il pavimento e rabbrividii al contatto di quest'ultimo. Freddo come la pelle di un vampiro.
"Lidya". Di nuovo quella voce.
La trovavo per sino fastidiosa in un momento del genere.
Aprii del tutto gli occhi e mi guardai attorno.
C'erano delle sbarre e io ci ero dentro.
Mi alzai di scatto; ma battei la testa.
"Ahi!", esclamai per il dolore.
"Lidya! Lidya, stai bene?", domandò ancora quella voce. Era profonda e un po' roca: Adrian.
"Adrian!?", chiesi, sporgendomi verso la voce, "Adrian! Oh mio Dio, dove sei?", domandai, esageratamente contenta.
"Sono di fianco a te. Tu stai bene?", mi chiese lui preoccupato, "ti hanno tirato una bella botta"
Iniziai a tirare dei pugni secchi contro al legno della piccola prigione in cui ero rinchiusa e continuai a picchiettate contro le sbarre in ferro. Erano troppo forti per me.
Mi guardai attorno: cassette, una stufa, qualche scartoffia... sarà stata sicuramente una vecchia cantina o un vecchio garage inutilizzato.
"Io sto bene, e tu?", domandai.
"Potrei stare meglio", ridacchiò e la cosa mi fece sorridere appena.
"Dove siamo?", domandai continuando a guardarmi attorno.
"In un vecchio scantinato. Rinchiusi in delle gabbie", mi spiegò brevemente.
"E perché non puoi liberarti? Rompile!", lo sgridai io.
"Ci ho già provato, Lidya" ribatté a voce dura, "ma la gabbia è rivestita di erbe per noi velenose"
"Biancospino...", sussurrai io.
"Già. Mi dispiace", si scusò con voce triste.
Deglutii e mi appoggiai alla gabbia.
Solo allora mi ricordai dei miei paletti. Tastai sul mio fianco; ma la borsa non c'era.
Mi alzai e mi guardai attorno; ma nulla. Non c'era.
Poi, toccai la giacca di mio padre e sentii qualcosa di duro. Menomale che ne avevo messi altri lì dentro.
Sospirai e proprio in quel momento la porta si aprì.
Una ragazza dai capelli rossi entrò con la mia borsa tra le mani e richiuse la porta con un tonfo.
"Cercavi questa?", chiese lei con tono trionfante facendomela dondolare davanti agli occhi.
Mi sorrise e si sedette sulla sedia in plastica appoggiando i piedi incrociati sul tavolo sporco di cenere.
La guardai con occhi pieni di sfida facendo finta di essere disperata. Non mi aveva controllato le tasche, però.
"Vediamo un po'...", sogghignò e l'aprì, "ecco, c'è: un paletto di legno, un altro paletto di legno e... oh, almeno una decina di paletti di legno!"
Si voltò verso di me con uno di questi in mano e, con velocità straordinaria, si avvicinò alla mia gabbia come una tigre.
"Volevi ucciderci sciocca umana?", chiese lei facendo spuntare fuori i denti appuntiti. Ringhiò ed urlai per la paura.
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BIANCOSPINO
Vampire-PRIMO LIBRO DELLA TRILOGIA DI "BIANCOSPINO"- E' il terzo anno scolastico per Lidya Thompson e tutto sembra noiosamente uguale agli anni scorsi: stessi compagni, stessa classe e stessi professori. Nulla sembra essere cambiato; nulla, tranne lui: Adr...