CAPITOLO 62

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Acchiappai di tutta fretta il paletto ancora ai miei piedi e, senza pensarci due volte, glielo piantai nella gamba di Dominic.

Non volevo ucciderlo: volevo solo rallentarlo e distrarre suo padre.

Dominic urlò e Gabriel sgusciò via da sotto il corpo di Adrian, facendolo sbalzare contro al muro.

Lo vidi venirmi addosso nel momento esatto in cui suo figlio si tolse il paletto dalla coscia, buttandolo a terra.

Lo presi subito e lo infilai nella tasca posteriore dei jeans.

Urlò e la cosa mi fece sentire ancora più uno schifo.

Per quanto una persona potesse essere cattiva, non mi piaceva far del male.

Gabriel mi prese dalle spalle e mi fece sbattere contro al muro, facendomi voltare la testa contro allo stanzino delle confessioni, chiuso da una tenda rossa.

Mi ci portò vicino e l'aprì.

"David!", urlai, vedendolo seduto a terra.

Gabriel mi lasciò andare e lo sentii sorridere.

Ma che ci faceva lì?

"Fai ancora una mossa falsa e, dopo aver ucciso il tuo caro fidanzatino vampiro, ucciderò anche lui", mi avvertì, uscendo.

Sbirciai da dietro la tenda e vidi Adrian rialzarsi da sotto le macerie e corrergli incontro con fare arrabbiato.

"Okay, eccomi, eccomi!", tornai da David e gli accarezzai il volto arrossato con gli occhi lucidi per il pianto.

Aveva i capelli sporchi e un cerotto enorme sulla bocca.

Anche le caviglie e i polsi erano legati da una corda.

Glielo strappai e lo gettai a terra, abbracciando il mio ex ragazzo con fare amorevole.

Per quanto mi avesse dato fastidio, avrei odiato l'idea di perderlo.

"Che cos'è successo? Dove mi trovo?", chiese lui non appena mi staccai.

Iniziai a togliergli il nodo attorno ai polsi con ansia e velocità.

Fuori, sentivo solo boati; ma non avevo comunque il coraggio di guardare.

Buttai la corda a terra e passai alle caviglie.

Vidi David massaggiarsi i polsi e guardarmi con aria interrogativa.

Non era più né asservito né soggiogato, a quanto pare.

"Siamo in una chiesa" gli rivelai, titubante su quel che dirgli, "non ti ricordi proprio nulla di quello che è successo?"

Scosse la testa e si grattò le caviglie ormai libere dalle corde.

"C'era un uomo e con lui anche Dominic, il biondo di quinta", mi spiegò brevemente.

Per quanto tempo era stato fuori di sé? La domanda era lecita.

"Perché ci hanno sequestrati? Vogliono dei soldi?", chiese allarmato, cercando di alzarsi in piedi.

Scossi la testa.

"Non saprei", mentii, "so solo che dobbiamo andarcene"

Lo feci appoggiare ad una mia spalla ed il suo braccio sinistro mi circondò il collo, aggrappandosi.

Sentimmo un boato.

"Che cos'è stato?", chiese con gli occhi spalancati per la paura.

Non era normale vedere David in queste situazioni: lui che era sempre stato coraggio e senza alcuna paura.

"Non lo so", sussurrai, slacciandomi dalla sua presa e facendolo appoggiare al piccolo tavolino in legno, "aspetta qui. Non ti muovere"

Lo guardai in cerca di approvazione e scostai di poco la tenda, guardando fuori.

Gabriel era a terra e, sotto di lui, c'era un buco enorme.

Il pavimento era rotto e alcune mattonelle erano schizzate via per l'impatto.

Rientrai nel confessionale e ripresi David sotto braccio, aprendo la tendina e trascinandolo fuori da quel buio.

Il mio paletto era ancora nella tasca posteriore dei jeans e lì doveva stare in caso ci saremmo dovuti proteggere.

"Quello è Adrian?", mi chiese allarmato.

Feci finta di non averlo sentito e solo allora notai che Gabriel lo teneva schiacciato contro al muro con il paletto tra le mani sporche di polvere e cenere.

Urlai.

Fu un urlo profondo e diretto.

Presi istintivamente il paletto in mano, pronta per correre verso di lui e infilzarglielo nella schiena.

Mi guardai intorno; ma di Dominic nemmeno l'ombra.

Gabriel si girò verso di me e, prima ancora, tirò un pugno in faccia ad Adrian che lo fece cadere a terra.

Era stanco ed era ferito: si vedeva che non ce la faceva più a resistere. Voleva solo lasciarsi andare; ma non gliel'avrei permesso.

Gabriel mi venne incontro a gran velocità e guardò David con un sorrisino.

Mi parai davanti al mio ex ragazzo con ancora il paletto tra le mani tremanti.

La punta era rivolta verso il nemico, in attesa di toccare il suo cuore freddo.

"Tu non lo toccherai", bisbigliai fredda, nascondendo la paura che mi attanagliava l'anima.

"Oh, infatti non toccherò lui; ma te", mi fece l'occhiolino e mi prese da dietro, portandomi fin davanti al corpo afflosciato di Adrian.

Lo guardai con le lacrime negli occhi ed iniziai ad ansimare.

Le mani gelide di Gabriel mi stringevano il collo, permettendomi di guardare la distruzione che aveva creato.

Iniziai a piangere e a scuotere la testa senza dire una sola parola.

"Essendo che il tuo amico vampiro mi ha fatto solo arrabbiare, oggi; vedrà morire davanti ai suoi occhi la sua stupida fidanzatina umana che ha tentato di uccidere mio figlio", mi scosse ed iniziò a stringermi la gola.

Guardai Adrian riverso a terra con il sangue colante dalla bocca.

"Adrian", cercai di chiamarlo; ma non riusciva nemmeno più ad alzarsi in piedi.

"Lidya", sussurrò lui, allungando una mano verso di me, tremante.

Iniziò a mancarmi il respiro e mi sentii vuota, persa... stavo per morire e Adrian non mi avrebbe salvata.

Sarebbe solamente stata l'ultima persona che avrei visto prima della mia morte imminente.

SPAZIO AUTRICE

Gabriel e Adrian cercano di uccidersi a vicenda con insuccesso.
Lidya ha colpito Dominic su una gamba per metterlo fuori gioco ed è anche riuscita a salvare David, nascosto ed imprigionato in un angolo buio della chiesa.
Ma, ora, è Lidya quella destinata a morire e, per di più, davanti agli occhi di Adrian, incapace di muoversi.

Sopra David

Come finirà? :)

BIANCOSPINODove le storie prendono vita. Scoprilo ora