CAPITOLO 41

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"Sappi che ho sentito tutto quello che vi siete dette!", disse, Adrian, tutto d'un tratto.

Stavamo passeggiando per il corridoio durante l'intervallo e continuavo a tener sott'occhio David, in fila alle macchinette delle merende.

Stava giocherellando con le monete e aveva il viso impassibile e duro. Come se fosse mezzo dormiente.

"Chi?", chiesi senza capire.

"Tu e Gladys", aggiunse all'ultimo.

Sussultai e feci un passo indietro, togliendo dalla vista il corpo robusto di David.

"Come... come hai fatto?", chiesi spaventata.

Sbattei la schiena contro al muro e guardai ai lati come per trovare un'altra via d'uscita.

"Con queste...", rise e mi fece vedere l'orecchio destro, muovendolo con il dito indice.

Scrollai la testa e camminai in direzione dell'altro corridoio con sempre lui al seguito.

David era ancora lì; e nemmeno si era girato per guardarci. Che si fosse, finalmente, rassegnato?

Non era da lui...

"Lo so che hai sentito con le orecchie; ma... è uno dei tanti trucchetti da vampiro?", chiesi a bassa voce, fermandomi nel bel mezzo del corridoio con le mani appoggiate ai fianchi.

Annuii.

"Noi vampiri possiamo ascoltare a metri e metri di distanza. Sentiamo tutto", mi rivelò facendomi vergognare.

Feci finta di nulla e continuai a camminare come se nulla fosse.

"E che altro sapete fare?", chiesi ancora.

"Sappiamo far dimenticare le cose accadute, possiamo far fare agli umani ciò che più vogliamo solamente concentradoci e guardandoli negli occhi, siamo veloci e con i riflessi pronti come animali, agili e scattanti, e con una forza sovra umana", mi disse tutto d'un fiato, sempre a bassa voce.

Stupita, aprii la bocca e mi feci scappare un sussulto di completa ammirazione.

"Ah, dimenticavo!", disse poi, "diventiamo molto più belli trasformandoci"

Mi venne davanti e mi bloccò la strada, sorprendendomi.

"La pelle diventa pallida e liscia come la porcellana, gli zigomi sporgenti e il viso più in sintonia con il resto del corpo divenuto improvvisamente più tonico e forzuto", mi scoccò un'occhiata che non ebbi la forza di non notare.

Mi sorrise e, per un attimo, intravidi l'ombra di un canino affilato.

A quella vista mi risvegliai di soprassalto e guardai altrove: David.

"Come fate a stare alla luce del sole?", chiesi poi, ricordandomi di Edward e del suo luccichio.

Lui rise e fece due passi indietro voltandosi per un attimo verso la macchinetta.

Alzò un sopracciglio e tornò a fissarmi.

"Con questa". Alzò di poco la maglietta, facendomi quasi svenire alla vista dei suoi addominali.

Picchiettò sul basso ventre e notai un tatuaggio nero a zig zag. Era una linea. Una linea storta.

"Con un... tatuaggio?", chiesi divertita.

"Questo... tatuaggio è la runa Sol. Simboleggia il sole e la luce, e l'energia che ne trae da esso", mi spiegò con tono serio.

"E... ve lo fate a vicenda quando siete ubriachi?", chiesi, sempre ridendo.

Scosse la testa e mi fece la lingua.

"No, Lidya. È un marchio che è impresso sulla nostra pelle dalla nascita. Questo se nasciamo da genitori con entrambi il vampirismo", mi spiegò.

"Oppure?", chiesi ancora.

"Oppure, bisogna farselo imprimere da una strega", aggiunse.

"E tu? L'hai avuto dalla nascita?", chiesi ancora, "e i tuoi cugini?"

Scosse la testa e fece finta di nulla, divenendo di colpo strano e silenzioso.

"La nostra... la nostra è una storia alquanto complicata; ma, si, l'abbiamo avuto dalla nascita"

Feci finta di nulla e proseguimmo nella camminata.

"Adrian!", lo chiamai, acchiappandolo da un braccio e tirandolo verso di me, "cavoli, come sei freddo!", sbottai staccando subito la presa.

Si voltò verso di me e mi sorrise appena.

"Altra cosa fondamentale di noi vampiri: siamo freddi; ma abbiamo sempre caldo"

"Okay, ma... mi chiedevo... voi dormite?". Mi sentii un po' stupida a quella domanda.

"Si vede che hai visto troppi film", rise lui, "si, noi dormiamo. Sentiamo molto meno la stanchezza rispetto a voi umani; ma se ci cibiamo di sangue umano tanto da saziarci potremmo anche non chiudere mai occhio", mi rivelò.

"Il problema di noi Miller è che siamo vegetariani. Con ciò, non abbiamo tutte queste energie", aggiunse ancora, "e, poi, cerchiamo sempre di non essere mai troppo sazi. Né con il sangue animale, il che è impossibile perché dovremmo nutrirci di almeno una ventina di cervi e una quindicina di conigli; né con le sacche contenti sangue umano. Non vorremo mai perdere la testa"

Superammo David e buttai fuori l'aria che avevo raccimolato nei polmoni.

"Adrian!", lo chiamai nuovamente e lui si voltò verso di me con uno strano sorriso di chi aveva già capito, "David, non ti sembra strano?", chiesi.

Lui lo guardò e annuì alzando le spalle.

"Un po'. Un po', si", rispose con finto tono da menefreghista.

"Dici che c'è qualcosa sotto?", chiesi preoccupata.

Scosse la testa.

"Non preoccuparti per lui. A me sembra proprio l'ultimo dei nostri problemi", cercò di tranquillizzarmi.

"Già... ma voi vampiri non dovreste avere qualche strano potere? Tipo, leggere nel pensiero o prevedere il futuro?", chiesi ancora.

Adrian scoppiò in una sonora risata e, questa volta, non sembrava fermarsi più.

Capii già da subito di aver detto una cosa stupida e mi convinsi di aver visto sul serio troppi film.

SPAZIO AUTRICE

Abbiamo scoperto cose nuove riguardo al vampirismo e sulle abitudini e origini di Adrian.
Naturalmente, Lidya lo riempie di domande e, come se non bastasse, David sembra essere cambiato di colpo.
Starà tramando qualcosa, o si è solamente arreso al fatto che Lidya non sarà mai più sua?

Ps. Sopra la runa Sol. È quello il marchio che Adrian ha impresso sul corpo *-* :)

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