CAPITOLO 78

1K 84 12
                                    

"Grazie per il caffè", ringraziai David con ancora il sapore dell'amaro in bocca. Adoravo il caffè, soprattutto se amaro.

"Figurati", mi sorrise e continuò a camminare per il centro con fare disinvolto.

Dopo scuola, avevamo deciso di uscire da semplici amici.

Era passata un'altra settimana da quando avevamo discusso in classe sul fatto dello stare assieme. David non mi era sembrato arrabbiato; anzi, avrei detto comprensivo.

Non avevo più avuto strane allucinazioni su Adrian; solo, mi mancava infinitamente. Ero persa senza di lui ed odiavo per sino il fatto di essere umana e non una vampira come lui e il resto dei Miller.

"Ho parlato con i miei amici ieri sera", m'informò lui guardando il semaforo ancora rosso.

Schiacciò il pulsante per passare prima e aspettò con le mani in tasca.

"Mi odiano?", chiesi ridendo. Sinceramente, non me ne importava granché. Dopotutto, non erano miei amici; ma i suoi.

Scosse la testa e ridacchiò anche lui, schiacciando nuovamente il pulsante due o tre volte.

Sbuffò e strinse le spalle per un brivido di freddo.

"Assolutamente no", mi tranquillizzò lui ad occhi sgranati. Per lui, sembrava per sino impossibile che pensassi una cosa simile; eppure, c'era la possibilità che anche in questo momento mi stessero criticando.

"Cos'hanno detto?", chiesi in modo fin troppo curioso.

"Garret e Robert assolutamente nulla; anzi, ti danno per sino ragione", mi rassicurò. Almeno due di loro ancora non mi odiavano.

"E Samuel?", domandai ancora passandomi una mano tra i capelli.

"Oh, finalmente...", sbottò lui riferendosi al semaforo.

Alzai la testa e lo vidi verde.

Seguii David sulle striscie pedonali con una corsetta e finimmo sull'altro lato del marciapiede.

Era da almeno un'ora che eravamo assieme e, sinceramente, non mi ero annoiata nemmeno un po'.

"Samuel ti chiede scusa. Gli dispiace molto per quello che è successo", sospirò ripensando a quello che era accaduto quella sera al pub.

Annuii e gli strinsi un braccio amorevolmente.

"Digli di non preoccuparsi e che è tutto okay", sospirai e gli sorrisi mollando la presa, "davvero"

Vidi David guardarsi il braccio dove prima l'avevo toccato e mi sorrise, annuendo.

Fu in quel preciso istante che vidi una macchina sfrecciare verso di noi.

David mi prese dai fianchi e mi attirò a sé per non farmi investire da quel missile.

Guardai la strada spaventata quando la macchina si fermò proprio di fianco a noi.

Riconobbi subito il colore e il rombo del motore; poi, quella figura mi fece sorridere.

Greta abbassò il finestrino e si tolse il cappello dalla testa facendo svolazzare i lunghi capelli biondi appena mossi.

"Greta?", mi avvicinai alla macchina e mi ci appoggiai guardando al suo interno con fare curioso, "che ci fai qui?", domandai curiosa e, al tempo stesso, divertita dalla situazione.

Sentii la presenza di David immobile dietro di me e mi voltai verso di lui con fare tranquillo.

"Lidya, non c'è tempo... devi venire con me!", sbottò lei con fare agitato. La cosa agitò anche me e tornai a guardarla con fare spaventato, "ora!"

Guardai prima lei e poi David, con ansia.

"Scusami...", gli sussurrai avvicinandomici e dandogli un leggero bacio sulla guancia, ispida per la poca barba appena cresciuta.

"Ma dove...?", domandò lui senza capire, stringendomi una mano per fermarmi.

"Lidya", mi richiamò Greta, ansiosa.

Guardai David e aprii la portiera troppo velocemente.

"Devo andare, David. Ci vediamo poi a scuola", gli sorrisi solamente per fargli capire che era tutto okay; anche se, probabilmente, non lo era per niente, "grazie per la giornata"

Lo lasciai senza parole ed entrai nella macchina di Greta prendendo in mano il suo cappello, finito sul mio sedile.

Chiusi la portiera e guardai David sorridendogli mentre la macchina si allontanava.

Non appena non lo vidi più, mi voltai verso di Greta allacciandomi la cintura e la guardai sventolando il cappello.

"Cosa succede, Greta?", domandai spaventata, "e come hai fatto a trovarmi?"

"Ti stavo cercando e ho sentito la tua voce; così, ti ho seguita", mi spiegò brevemente.

Mi voltai verso di lei agitata al massimo.

"Perché sei venuta a cercarmi?", domandai con voce tremante.

Accellerò ancora e, questo, mi fece fare una smorfia di paura. Proprio una settimana prima mi lamentavo del fatto che Garret guidava troppo piano.

"Ti ricordi l'ultima volta che ci siamo visti?", domandò lei.

"Si, stavate parlando di me e di Adrian... e di alcuni presunti vampiri che ci stavano cercando", tentai di ricordarmi; poi, credetti di capire, "oh, no... no! Adrian! Gli è successo qualcosa?!", urlai disperata, voltandomi verso di lei con viso pallido.

"Cosa?!", chiese lei, "no, no... stai tranquilla. Adrian sta bene", rispose lei velocemente.

Feci mente locale.

Mi risedetti composta ed un lampo di genio mi attraversò la mente.

"Come fai a sapere che sta bene?", domandai cauta.

Vidi Greta aprire la bocca e scuotere la testa.

"No... non mi dire...", iniziai a sorridere come un ebete, "Adrian... Adrian è tornato?!", domandai iniziando a piangere.

Guardai Greta e la sua faccia mi fece ricacciare indietro le lacrime.

"È proprio questa la cosa della quale dobbiamo parlare...", sospirò e fermò l'auto davanti a casa sua, "Adrian non se n'è mai andato"

SPAZIO AUTRICE

Lidya e uscita con David; ma è arrivata una sorpresa: Greta.
Ed è così che quest'ultima le rivela una triste verità.
Okay, cosa ne pensate?

BIANCOSPINODove le storie prendono vita. Scoprilo ora