CAPITOLO 67

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Una settimana e sei giorni.

Era poco, lo dovevo ammettere; eppure, sembrava fossero passati mesi dall'ultima volta che l'avevo visto.

Entravo ogni giorno a casa dei Miller speranzosa di trovarlo disteso sul divano, in attesa che tornassi; speravo di vederlo sdraiato sul mio letto quando tornavo da scuola e d'incrociarlo in ogni corridoio.

Nulla, niente.

Di lui nemmeno la scia. Solamente il nulla più totale.

E più il tempo passava, più mi sentivo che non sarebbe tornato mai più.

"Dovresti ricominciare a tirarti su, sai? Quasi non ti riconosco...", mi rivelò Gladys, ignara di tutto.

Certo, le avevo dovuto dire un'altra bugia e speravo fosse l'ultima.

"È che... mi manca", sussurrai, ancora con il suo viso stampato nel cervello.

Scosse la testa e sbuffò.

Secondo Gladys, Adrian era solo andato a trovare dei vecchi parenti e secondo lei sarebbe tornato, prima o poi. Non sapevo di preciso quando.

Questa era stata la stessa scusa che avevo usato con i professori per giustificare la sua assenza, ed era la stessa che avevano usato lo zio Harris e i suoi figli per il preside.

La campanella suonò proprio in quel preciso istante.

Gladys si alzò e mi guardò titubante.

"Io vado a trovare Peter, vuoi venire con me?", mi domandò con tono gentile.

Lei e Peter erano rimasti assieme e, ora, sembravano andare davvero d'accordo. Dopotutto, avevano le stesse passioni per i fumetti e i film di fantascienza.

Scossi la testa: volevo lasciarli la loro intimità. Se la meritavano tanto quanto me la sarei meritata io con Adrian, se mai sarebbe tornato.

E mi sentivo anche in colpa per averlo accusato di una cosa mai fatta con quella poco di buono di Stacie che, per la prima volta in tutta la sua esistenza, non c'entrava proprio nulla.

"No, grazie", le sorrisi e la guardai andare via lasciandomi sola.

Mi sistemai meglio sul banco, appisolandomi appena.

Un occhio era aperto ed uno chiuso: stavo cercando di dimenticare le spalle muscolose di Adrian al primo posto davanti, come sempre.

"Tutto bene?", sentii una voce più che conosciuta provenire da sopra la mia testa. Mi alzai di poco e guardai David con la coda dell'occhio.

Quasi dimenticavo quello che aveva passato e quello che Dominic gli avevo fatto dimenticare. Diceva che era cambiato e, da una parte, ci credevo.

David era diventato più diligente e studioso, serioso e simpatico. Non era più il ragazzaccio sportivo che era prima.

Certo, le sue passioni erano le stesse; ma il suo animo era diverso. Più dolce e buono; proprio com'era quando stava assieme a me. Prima che Stacie me lo prendesse.

Annuii.

Lo vidi guardarmi con fare dolce e si venne a sedere di fianco a me, al posto di Gladys.

Mi voltai verso di lui e provai a sorridergli. Era diverso, ora, parlare con lui. Quasi più piacevole.

"Ti manca Adrian, non è vero?", domandò lui, incrociando le braccia e chinandosi di poco verso di me.

Sospirai e pensai bene a cosa dirgli. In fondo, anche se non se lo ricordava, sapeva più di tanti altri. Per sino più di Gladys.

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