CAPITOLO 25

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"Stasera c'è una festa a casa di Laureen", mi disse, Gladys, al telefono, eccitata solo all'idea di divertirsi.

"Laureen?", chiesi io senza ricordare.

Ero ancora scossa da quello che era successo a scuola e da come Adrian mi aveva risposto alla fine del discorso per cercare di capire che cosa mi stesse dicendo.

"Si, Laureen Green, ricordi? La ragazza alla quale, quest'estate, è morto il ragazzo in un incidente: Tylor. Tylor Morgan", mi spiegò leggermente irritata.

Come potevo essermene dimenticata?

Fino all'estate scorsa eravamo amiche e, ora, manco mi ricordavo più chi fosse.

Questo per colpa di quello che stava accadendo in questi giorni tra me, Adrian, Dominic e David, naturalmente. Lui era sempre in mezzo, proprio come il prezzemolo.

"Ah, giusto... e per quale motivo dovrebbe dare una festa?", chiesi senza capire. In fondo, non era mica il suo compleanno!

"Io credo che lo faccia per non pensare al fatto che oggi Tylor avrebbe compiuto gli anni... sai com'è... sarebbe stato il suo compleanno", prese una pausa, "magari, lo vuole ricordare così: divertendosi"

Sospirai e mi passai una mano tra i capelli con rassegnazione.

Aprii l'armadio e andai a frugarci dentro con poca voglia e speranza.

Sarei voluta rimanere a casa, sul letto, a leggere un bel libro d'amore; ma non potevo.

Dovevo uscire e svagarmi.

"Tu ci vai?", chiesi.

"Certo che si! Peter passa a prendermi alle otto. Andiamo lì assieme", fece una pausa, "vuoi venire con noi?", mi chiese poi.

Scossi la testa.

"No, non vorrei disturbarvi. E, poi, avevo in mente anch'io di andare fin lì con qualcuno", spiegai, poco convinta dalle mie parole.

"Con Adrian?", chiese delusa.

"No, non con lui...", presi una pausa in cui tirai fuori dall'armadio un vestito corto e aderente, "vedrai appena sarò lì"

"E vedi di esserci! Non darmi buca!", s'insospettì la mia amica.

"Una volta, non eri tu quella che doveva essere portata con la forza alle feste?", chiesi divertita, ridacchiando.

"Si cresce!", la sentii ridere e sospirare, "ci vediamo alla festa, Lidya", mi salutò e staccò la telefonata prima che anch'io potessi salutarla.

***

Attraversai la strada e svoltai l'angolo che portava dritto alla casa dei Miller.

Presi un respiro e mi guardai attorno alla ricerca delle macchine dei miei amici, se così si potevano definire.

Attraversai il giardino e suonai alla porta almeno due volte prima che qualcuno mi aprì.

"Oh, di nuovo tu?", mi chiese Jason con uno strano sorriso sul volto.

"Si, e...", iniziai; ma, subito, m'interruppe.

"Si, lo so; cercavi Adrian. Vado a chiamartelo". Fece per fare dietro front; ma lo acchiappai subito da un braccio nudo prima che potesse fare anche solo un altro passo.

Lo vidi rimanere fermo nella stessa posizione e, sotto la mia mano, lo sentii irrigidirsi.

Era freddo e portava solamente una maglietta a maniche corte addosso.

Che in casa sua facesse così caldo?

"Stai bene, Jason?", gli chiesi preoccupata facendo un passo verso di lui.

"Si...", rispose a denti stretti, respirando col naso in una maniera alquanto rumorosa. La cosa mi spaventò e feci subito un passo indietro, "che vuoi, allora?"

Mi sentii presa alla sprovvista da questo suo strano lato scorbutico e, così, feci un altro passo indietro; sempre meno convinta da quello che stavo facendo.

"Volevo... volevo parlare con tua sorella", spiegai a bassa voce.

Fu proprio in quel momento che sentii uno scalpiccio di tacchi a spillo venire verso di noi.

"Greta!", la chiamò il fratello, appoggiato allo stipite della porta.

Era diventato più pallido e, ora, sembrava reggersi a mala pena in piedi.

"Eccomi... Jason, va pure", lo scacciò via la sorella con qualche spintone che, lui, ricambiò con un'occhiataccia.

Jason mi guardò per un ultima volta e corse via con la mano alla bocca.

Non appena ebbe svoltato l'angolo, feci subito un passo verso l'interno di quella strana casa senza proferire parola.

"Jason, lui... lui ha preso un virus... sai, gira l'influenza e non smette di vomitare, poverino", si leccò il labbro e guardò dietro di sé per poi farmi spazio.

M'invitò ad entrare e chiuse la porta dietro di me.

"Vieni pure", mi guidò fino al salotto e mi fece sedere sul divano.

"Tuo padre non c'è?", chiesi guardandomi attorno.

Lei scosse la testa.

"No, è uscito a mangiare un boccone con qualche suo amico", mi sorrise e incrociò le gambe.

"Ah, okay..."

Di colpo, calò un silenzio quasi imbarazzante.

"Dimmi... è... è successo qualcosa? Devo chiamarti Adrian?", mi chiese in tono quasi preoccupato.

Scossi la testa e deglutii.

"No, no... io... in realtà, volevo solo invitarti ad una festa. Stasera", le spiegai.

Poi, sentii una porta aprirsi e vidi Jason uscire dal bagno e camminare verso di noi per poi superarci.

"Sai, credo tu abbia confuso mia sorella con Adrian; oppure, credo che a te piacciano talmente tanto i Miller da voler per forza uscire con uno di loro. Ma, a sto punto, potevi chiederlo a me", mi strizzò un occhio, "sai, non credo tu sia il suo tipo", disse ridacchiando, puntando il dito contro me e sua sorella.

Greta rise ed io rimasi senza parole.

L'aveva detto sul serio?

"Lascialo perdere...", lo interruppe lei sventolando una mano al vento, "comunque, si, ci verrò volentieri"

"Sul serio?", chiesi incredula.

"Si, certo", mi sorrise e si alzò dal divano in tutta fretta.

"Ora vado a prepararmi. Ti passo a prendere...", pensò lei in attesa di un mio presunto orario.

"Per le otto", feci una pausa nella quale annuii, "si, per le otto andrà bene"

"Bene, ti accompagno alla porta", mi fece cenno di seguirla e mi aprì la porta con fare gentile.

"A dopo", mi salutò chiudendo la porta con un sorriso.

"A dopo", sorrisi anch'io, ancora incredula.

SPAZIO AUTRICE

Stasera c'è una festa e Lidya ha avuto il coraggio d'invitare anche Greta.
Come andrà la serata?

Per chi non se lo ricordasse... Laureen, la ragazza che ha dato la festa, è la stessa di cui ho parlato nel primo capitolo. Quella a cui le è morto il ragazzo, Tylor, in un incidente con la moto.

Sopra Greta! <3

BIANCOSPINODove le storie prendono vita. Scoprilo ora