CAPITOLO 37

1.2K 98 13
                                    

Aprii gli occhi, sbalordita.

Non ci potevo credere.

Adrian era davanti a me con il viso rovinato e pallido come una maschera di cera rotta, le occhiaie nere, gli occhi affamati di sangue e i denti affilati come rasoi.

"Lidya, vattene!", urlò lui, nero per la rabbia, con voce grave.

Rimasi ancora a bocca aperta, senza riuscire a svegliarmi da quell'incubo.

Come poteva essere?

Adrian era un vampiro?

"Lidya, ho detto di andartene!", urlò di nuovo.

Detto questo, lo vidi correre in direzione di Tylor, per poi fare un salto fino al soffitto e saltargli addosso buttandolo nuovamente a terra.

Lo vidi agguantarsi al suo collo e cibarsene senza pietà.

Urlai e le mie gambe si mossero verso la porta di servizio.

Cercai di aprirla quando sentii un'altra folata di vento proveniente da dietro alle mie spalle.

Mi voltai di scatto e vidi Jason correre, in un modo persino invisibile all'occhio umano, verso di Adrian per poi tirarlo via da sopra al corpo inerme di Tylor.

Urlai alla vista del cadavere e mi appoggiai una mano sulla bocca per poter controllare il respiro.

"Greta!", urlò Jason spaventato puntando un dito contro di me.

Vidi la sorella correre verso di me e prendermi tra le braccia, trascinandomi via da quella scena raccapricciante.

"Lidya", mi sussurrò lei con tutte le buone intenzioni di questo mondo, "Lidya, vieni con me"

Non sentivo più nulla.

Sapevo solo che era lei e fu per questo che mi lasciai trascinare.

Aprì la porta di servizio e mi tenne dai gomiti per farmi strada fin verso il parcheggio della scuola.

Iniziò a cercare con lo sguardo la propria auto mentre io, di molto aiuto, piangevo come una disperata.

"Sali", m'intimò non appena lei salì

Aprii la portiera, mi allacciai la cintura e, solo in quel momento, sentii l'auto rombare e prendere vita.

"Greta, ma che cosa siete?", le chiesi tutto d'un tratto.

"Vampiri, Lidya", mi rispose con una strana voce triste.

"Ma anche tu?", le chiesi, speranzosa del fatto che almeno lei fosse ancora normale.

La vidi annuire e rimasi senza parole con ancora le lacrime che mi scendevano giù veloci.

Lei accellerò ed iniziò a correre più veloce del solito.

"Che cosa voleva da te Tylor?", mi chiese lei tutto d'un tratto.

Scossi la testa.

"Mi ha detto che voleva assaggiarmi... ma portarmi via viva: da loro", le spiegai.

"Da loro? Loro chi?", si voltò verso di me senza capire.

"Non lo so... Tylor diceva che doveva portarmi viva... da qualcuno", scossi la testa e cercai di ricordarmi altri dettagli, "nient'altro", finii col dire.

Fece una curva pericolosa nella quale trattenni il respiro e parcheggiò l'auto davanti a casa sua con una sgommata da vera professionista.

Sobbalzai e mi slacciai la cintura in lenti movimenti che, a Greta, parvero infiniti.

BIANCOSPINODove le storie prendono vita. Scoprilo ora