Sbadigliai e, lentamente, aprii gli occhi appiccicati dal sono scomposto.
Mi guardai attorno sperando che fosse tutto un sogno. Uno stupido sogno: ma non era così.
Sospirai alla vista delle pareti bianche e spoglie di quella camera dov'ero stata rinchiusa come ostaggio.
Mi alzai, appoggiandomi sui gomiti e vidi Dominic intento a guardarmi, ancora seduto su quella sedia.
"Hai dormito lì per tutta la notte?", gli domandai, assente.
Annuì e si alzò, sedendosi di fianco a me con un sospiro.
"Vuoi fare colazione?", mi domandò con fare gentile, senza mai toccarmi, "due giorni fa sono andato a fare la spesa apposta per te. Ho comprato qualcosina"
Mi sembrava tutto così strano e finto.
Dominic era davvero il cattivo, o era solamente stato costretto?
Aveva ancora possibilità di scegliere?
Annuii e mi alzai ancora confusa, indossando gli stivaletti.
"Potrei andare prima in bagno?", chiesi con voce spenta.
"Certo. Ti accompagno".
Aprì la porta, lasciata chiusa per tutta la notte, e lo seguii fino ad una porta di fianco al salotto.
Probabilmente, suo padre era venuto ad aprircela all'alba.
"Entra pure", mi aprì la porta e la richiuse, lasciandomi sola per la prima volta.
Mi guardai allo specchio e mi ripulii dal trucco colato sulle guance con un pezzo di carta imbevuto nell'acqua fredda.
Mi guardai attorno: niente finestre.
Soltanto una lavatrice con qualche cianfrusaglia buttata sopra.
"Hai finito?". Sentii la voce di Dominic da dietro la porta.
"Si, solo un attimo!", urlai in tutta risposta.
Poi, ecco la risposta: un chiodo!
Lo acchiappai al volo e lo infilai dentro allo stivaletto destro, cercando di non far rumore.
Era pur sempre vero che solo il legno li uccideva; ma, questo, li avrebbe sicuramente rallentati.
"Okay, eccomi!", urlai, tirando lo sciacquone.
La porta si aprì e Dominic mi guardò con fare sospettoso.
Continuai a fare finta di nulla e ripresi il broncio.
Mi accompagnò fino in cucina dove vidi Gabriel seduto davanti a me con in mano un bicchiere di sangue.
Lo guardai e rabbrividii.
Avevo già visto i Miller bere sangue; ma Gabriel non lo conoscevo e, la cosa, mi faceva solo schifo.
Mi sedetti davanti a lui e aspettai che Dominic mi desse la colazione, nonostante la fame mi fosse passata da un pezzo.
"Che ne pensi di berlo di là?", chiese Dominic guardando la mia faccia schifata.
Gabriel posò il bicchiere sul tavolo e sospirò, guardandomi torvo.
"Io credo che Lidya sia abituata a vedere vampiri che bevono sangue, dico bene?", mi domandò.
Annuii.
Non avevo intenzione di mandarlo via: avevo un sacco di domande, ancora, da fargli.
Gabriel guardò il figlio con un sorrisino convinto e riprese a bere la sua colazione.
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BIANCOSPINO
Vampire-PRIMO LIBRO DELLA TRILOGIA DI "BIANCOSPINO"- E' il terzo anno scolastico per Lidya Thompson e tutto sembra noiosamente uguale agli anni scorsi: stessi compagni, stessa classe e stessi professori. Nulla sembra essere cambiato; nulla, tranne lui: Adr...