Capitolo 41

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"Ah Charlotte.." Alzai la testa e guardai Ricky dall'altra parte della scrivania di legno.
"Dan ha detto che oggi non può venire a prenderti e chiede se potete vedervi verso le 9.30 al molo." Io annuii e continuai a lavorare.
"Questo è un 2?" Gli chiesi dopo un po'..
"No un 7" "caspita ha fatto proprio bene Luna."
"Si penso proprio che potremmo vederla in cima al podio." Sorrisi solo al pensiero di una cosa simile, era meravigliosa la sua capacità di cavalcare le onde; ogni volta che lo faceva era come se stesse volando, sembrava tutto così semplice, invece appena provavo a fare qualcosa simile cadevo miseramente.
Spesso la invidiavo, aveva tutto, un ragazzo fantastico, una bellissima famiglia, una dote ed un'intelligenza straordinaria, una grande migliore amica e tutti la amavano e la volevano come amica, cosa voleva di più? Era pure bellissima.
"Charly?" Ricky mi risvegliò dai miei pensieri, mi ritrovai a fissare i suoi occhi color nocciola, senza neanche accorgermi ero rimasta a fissarlo.
"Oh scusa mi ero incantata.." Dissi arrossendo, e lui sorrise dolcemente.
Poco dopo finii di riscrivere tutto ciò che dovevo trascrivere ed iniziai a mettere in ordine le cose che erano su quella meravigliosa scrivania.
La stanza si era oscurata, il sole fuori di era nascosto dietro una grande nuvola.
Ricky si alzò dalla scrivania, spense il computer e si avvicinò alla finestra per guardarvi attraverso.
Ero concentrata a dividere i fogli e a buttare le cartacce nel cestino a fianco alla mia sedia, quando una sua affermazione mi distolse dai mie pensieri.
"Non puoi uscire.." Disse abbassando lo sguardo.
"Perché?!"
"Diluvia, e sai cosa vuol dire diluvio nelle Hawaii."
Feci no con la testa e sentii i miei capelli oscillare dietro la mia schiena. Avevo letto qualcosa su internet prima di partire, ma nulla di particolare che mi fosse rimasto in mente.
"Siamo in mezzo ad un bosco, la strada potrebbe essere bloccata da un albero caduto oppure potrebbe cadertene uno in testa. Il mare è troppo mosso, potrebbe causare grandi danni, soprattutto nella zona del Molo." Mi sembrava un po' troppo esagerato, ma avevo sentito di grandi catastrofi in queste isole a causa di temporali, quindi non volevo rischiare.
"In più—proseguì il ragazzo— Dan sapendo del rischio non si presenterebbe all'appuntamento. Non voglio prendermi la responsabilità di un tuo incidente."
Mi morsi il labbro pensierosa, mi fidavo di lui, speravo proprio che Dan non fosse ad aspettarmi al molo dato che era una delle zone più pericolose, e speravo che non succedesse niente alla zia Margaret.
"Vuoi una tazza di caffè?" Annuii e Ricky scomparì dietro la porta che portava alla cucina.
Mi sedetti per terra a guardare le gocce che ad una ad una percorrevano la finestra, scendevano velocemente ed alcune superavano le altre più lente che invece erano state ostacolate da altre piccole goccioline che si erano fermate sul vetro.
Mi ricordai quei pomeriggi passati a casa a scommettere cioccolatini su quale gocciolina avrebbe vinto la gara con Juliet all'età di 4 anni, era una delle nostre più grandi passioni. Soprattutto amavano scendere di nascosto nel cortile della mia casa a giocare con un'enorme pozzanghera che si creava sempre nei giorni piovosi, mentre la pioggia ci inzuppava i vestiti; solo al pensiero delle sculacciate che ci dava mia mamma sorrisi.
"A che pensi?" Disse Ricky rientrando nella stanza scura.
"Ricordi.." Lui sorrise e poco dopo fu richiamato dal suono della macchinetta del caffè. Quell'odore forte con questo sottofondo mi fece tornare nel mondo dei ricordi, era come ritornare a quei pomeriggi e notti piovose  passate a studiare con una tazza enorme di caffè,  la mia unica fonte di energia; una forte malinconia di casa si impossessò di ogni cellula del mio corpo.
Qualsiasi cosa che era successa in un giorno di pioggia nella mia vita mi tornò in mente.
Uno dei primi baci con il mio "primo amore" li avevo dati sotto la pioggia, avevo corso sotto la pioggia e riso tantissime volte con Juliet, avevo pianto nei giorni di pioggia per le brutte cose che stavano succedendo e mi ero addormentata così tante volte sotto le coperte con il sottofondo di una bellissima e rilassante pioggia serale, mi mancava tutto della mia città Parigi.
Come avrei potuto lasciarla per Dan, si, questi erano stati i miei pensieri negli ultimi giorni, ma come potevo? Come potevo lasciare tutta la mia vita per trasferirmi qui in un posto così completamente diverso? Dan sicuramente avrebbe pensato lo stesso.
"Un po' pensierosa eh?"  Sorrisi "si scusa.. Ho una po' di pensieri per la testa."
"Dan?" Chiese
"Anche."
"Cosa dovrei fare secondo te?" Chiesi dopo un po'.
"Devi seguire il tuo cuore, quando devi andare vacci, ma se ti senti troppo a pezzi per non essere accanto a lui, beh allora torna." Mi strinse la mani e mi sorrise guardandomi negli occhi.
"Hai ragione, ma è così difficile. Non.. Non voglio lasciare né la Francia né lui, sono le mie due case."  Mi massaggiava la mano comprensivo.
"Vedrai che troverai una risposta, devi solo aspettare, ora goditela."
Mi avvicinai a lui e, sorprendendolo, lo abbracciai.
"Grazie." Mormorai.
"Ora a letto.." Vieni che ti dò un pigiama.
In bagno mi cambiai con una sua maglietta e dei pantaloncini da ginnastica molto imbarazzanti.
Entrai in sala e lo vidi a preparare il divano con un cuscino ed un lenzuolo.
"Grazie mille.." "Oh no, tu dormi in camera."
"No dai ti preg.." "Fila a letto, buona notte, io fra un po' vado a dormire."
"Notte"  era come avere un fratello maggiore, stava diventando una persona molto importante per me.
La mattina dopo aprii gli occhi, la tempesta era cessata, ma sentivo dell'acqua ancora scorrere, poco dopo capii che era la doccia nella stanza a fianco.
Le palpebre, ancora pesanti, mi si chiusero automaticamente per qualche minuto quando però mi svegliarono dell...

Le palpebre, ancora pesanti, mi si chiusero automaticamente per qualche minuto quando però mi svegliarono dell

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