Capitolo 54

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Dan pov.
"Ti amo, è per questo che non ti ho detto nulla, non sarei stata capace di dirti addio guardandoti negli occhi. Devi dimenticarti di me, io non penso ci riuscirò, ma spero che tu abbia la forza di farlo. Grazie di tutto, Charlie."
Continuavo a rileggere quel biglietto lasciato sul suo letto, ancora non potevo crederci che mi avesse lasciato.
Appena Margaret me lo disse, provai una sensazione di vuoto che non avevo mai provato.
Quando era morta mia sorella, mi ero solo incazzato, avevo tramutato la mia tristezza in ira e basta, ora invece una tristezza immensa mi stringeva la gola.
Non avrei più sentito il profumo dei suoi capelli, non avrei più sentito la sua risata, non avrei più potuto sfiorare quelle labbra morbide e carnose, e peggio ancora, non avrei potuto più stringere quel piccolo corpo esile che ogni sera si stringeva al mio e si addormentava mentre io lo accarezzavo. Tutto questo mi era scivolato dalle mani in pochi istanti; proprio oggi, oggi, lo stesso giorno in cui mia sorella se ne era andata, pure lei mi lasciava.
Ero stato così stupido, così stupido a non dirle mai quello che provavo, nascondevo tutto dietro ai miei baci lasciando tutto sotto inteso, non avevo mai avuto il coraggio di dirle che ero ossessionato da lei, che non riuscivo a non mangiarla con gli occhi ogni volta che la vedevo, non riuscivo a non fissare ogni suo piccolo movimento, che la sua risata e il suo sorriso erano come una droga per me e che non le avrei permesso di partire così facilmente. Avrei pure accettato di trasferirmi in un'altra città dell'isola dove si vivesse in modo più simile, come era abituata lei, ma no, ero solo rimasto a guardarla tenendomi tutto dentro.
Mi sdraiai sul letto e mi misi sotto le lenzuola che profumavano ancora di lei.
Chiudendo gli occhi, era come se fosse ancora vicino a me, pochi minuti dopo mi addormentai, cullato dai ricordi delle giornate con lei.
Passai tutto il giorno a letto ed arrivai a casa mia solo la notte, lì, nel mio letto, senza mangiare quasi niente, passai una settimana, ed anche il mio compleanno. Mia mamma era preoccupata ma nessun altro venne a farmi visita, lei,Charly, o Charlie come si era firmata nel biglietto che stringevo per le mani,  era l'unica che sarebbe corsa tra le mie braccia per vedere come stavo, ma lei, se ne era andata.
Bussarono alla porta, non risposi, la porta si aprì lo stesso, e vidi entrare i miei amici, una volta erano anche i suoi.
"Ehi ragazzi ma state passando una settimana a letto a fare scopate in tutte le ore e  minuti? Auguri eh.." Scherzò Jack.
Anche loro erano ignari di tutto.
"Dan, ma stai bene? Dov'è Charlotte?" Disse preoccupata Luna.
Mi girai con un viso distrutto, "In Francia." Dissi io con un filo di voce, stavo quasi per piangere; io, stavo per piangere, io.
"COSA?!" Dissero all'unisono.
"Da quando" "una settimana"
Luna se ne andò, seguita da Rose.
Jack si sedette sul letto e mi diede una pacca sulla spalla.
"Vieni dai, fatti una doccia e stai con noi, eravamo preoccupati.."
Decisi di seguire il suo consiglio, forse mi avrebbe fatto bene.
***
"É una stronza!" Continuava a dire Luna in lacrime, avevo deciso di scendere nel salotto con loro.
"Non voleva vederci soffrire, non lo avrebbe sopportato." La difese Jack.
"Non provare a stare dalla sua parte io non.." scoppiò a piangere di nuovo, Luna era sempre stata emotiva.
Era forse più semplice ora, dato che anche gli altri lo sapevano, era come se il dolore fosse stato spartito in sei, ma io avevo preso la parte più pesante e straziante.
**
Ero appena tornato da una festa, avevo bevuto come una spugna, ma era come se la mancanza di Charly fosse aumentata, l'alcool non mi toglieva la rabbia che ora provavo verso la sua scelta, perché oltre all'ira che provavo, c'era anche tanta tristezza, e quella io non riuscivo a farla tacere con tre drink.
Avevo cercato di baciare una ragazza, l'avevo portata in un bagno e lei non aveva fatto resistenza, la cosa mi aveva fatto girare i nervi, ma grazie all'alcool avevo continuato a comportarmi normalmente come se nulla mi turbasse. Quando però, lei aveva emesso un gemito, mi interruppi, mi era come sembrato di stare baciando Charlotte, ma quel gemito non era il suo, non era quel gemito che mi faceva perdere il controllo, che cercavo ogni volta di farle emettere solo per il piacere del suo suono; era un gemito da gallina, e così eccomi lì, sul divano a fissare lo schermo nero della TV, nero come ciò che c'era in me, vuoto ed oscuro.
"Tesoro ma non eri ad una festa?" Chiese mia madre; nell'ultimo periodo, da quando Charlotte non c'era più, era stata molto comprensiva.
"Mi stavo annoiando.." si avvicinò più a me e timidamente mi prese per mano, era da quando avevo quattordici anni che non lo faceva, ricambiai la stretta.
"So che può sembrare impossibile, ma devi andare avanti con la tua vita, ci sei già riuscito una volta, puoi farlo di nuovo"
"Ci ero riuscito solo grazie a Charlotte, da solo non ce l'avrei mai fatta." Dissi io, non riuscivo a capacitarmi di come stessi aprendomi con lei senza nessun imbarazzo.
"Tu non sei solo, hai i tuoi amici.. e me.." azzardò.
La guardai negli occhi, ed una voglia di abbracciarla si impossessò in me, mi mancava sentirla così vicino.
La abbracciai,e l'ansia si impossessò di me: forse io sarei riuscito, ma lei? Io non sapevo nulla della sua vita in Francia, com'erano i suoi genitori? Aveva una migliore amica, ma le sarebbe stata accanto? Aveva un bel gruppo di amici? Mi aveva già dimenticato con un altro?
Solo il pensiero di lei mentre rideva alle battute di un altro ragazzo mi fece uscire fuori di senno e mi irrigidii togliendomi dalle braccia di mia madre.
"Scusa è che.. sono stanco, buonanotte."
"Buonanotte."
Appena mi sdraiai sul letto, chiusi gli occhi, e la sua immagine mi apparve davanti agli occhi, ferendomi nel cuore.

"Appena mi sdraiai sul letto, chiusi gli occhi, e la sua immagine mi apparve davanti agli occhi, ferendomi nel cuore

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