Capitolo 51

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Penultimo giorno: non avevo nessuna voglia di alzarmi ma dovevo farlo, non potevo buttare via un'intera giornata a letto. Lentamente aprii gli occhi e il dolce profumo di Dan inondò tutto il mio corpo e un senso di piacevolezza mi fece battere forte il cuore.
"Bum bum.. bum bum" Bisbigliò, interrompendo il silenzio che sovrastava la stanza.
"Batte forte.." continuò accarezzandomi la pelle nuda.
"Aspirante dottore?" Dissi girandomi verso di lui, subito posò lo sguardo sul mio corpo, facendomi rabbrividire, non mi ero mai abituata ai suoi occhi colore​ oceano su di me.
"Nah, però potrei farti una visita" disse mettendosi sopra; scoppiai a ridere a causa della sue carezze sulla mia pancia e cercai di spostarlo per metterlo a fianco.
"La smetta dottore" ridacchiai; appoggiò la testa sul mio seno per sentire i miei battiti ma infine si arrese, rimase pigramente sdraiato sul mio corpo ed io gli accarezzai i capelli lasciandogli piccoli baci su di essi.
Scivolai giù dal letto e dopo aver sciacquato la faccia velocemente, Dan mi raggiunse con il viso assonnato e gli occhi blu ridotti a due fessure piccolissime per la troppa luce.
"Dormi ancora?" Dissi prendendolo in giro.
"Spiritosa.. ho un sonno terribile" mi spostò dolcemente per avvicinarsi al lavandino.
La colazione della mamma di Dan era veramente fenomenale, anche se era un po' pesante dato che in Francia non usavo mangiare così tanto la mattina.
"Ora mamma noi dobbiamo andare, devo farle vedere quella cosa che mi hai consigliato.." disse vago Dan ottenendo un sorriso da parte di sua madre.
Mi portò fuori dalla casa attraversando un lungo corridoio con appesi molti quadri di arte contemporanea che ammiravo sempre ogni volta che mi trovavo a casa sua.
"Cos'è che mi devi fare vedere?" Dissi mentre camminavano giù verso il paese.
"Aspetta..." Ero curiosissima di sapere cosa aveva in serbo per me, adoravo le sorprese, o le decisioni inaspettate di quel ragazzo che camminava di fianco a me mentre i suoi capelli biondi ondeggiavano.
Entrammo in un negozietto con all'interno una grande quantità di conchiglie, dentro a delle teche di cristallo. Tutta la stanza era circondata da questi scaffali di legno, era un posto veramente bello e le conchiglie di tutte le forme e colori rendevano il tutto magico.
"Scegli ne due, una per me e una per te." Mormorò avvicinandosi ad una teca.
"Queste due ti piacciono?" Indicò una coppia di conchiglie, avevano una struttura spiraliforme evidenziata da linee di colore azzurro.
"Sono bellissime" esclamai e mi si illuminarono gli occhi, lo feci sorridere.
"Questa si avvicina più al colore dei tuoi occhi, la prendo io.." disse prendendola tra le mani.
"Io prenderò questa allora, uguale al colore dei tuoi occhioni" scherzai toccandogli la punta del naso.
Continuai a guardare le altre mentre Dan parlava con il negoziante che ci aveva guardato mentre sceglievano, probabilmente era anche disgustato o divertito dalla nostra dolcezza. Io non ero mai stata così, o forse non ero mai riuscita ad esserlo con un ragazzo, con lui mi sentivo così a mio agio, che riuscivo a comportarmi proprio com'ero senza nascondere le mie emozioni.
"Un'ora e i nostri ciondoli sono pronti"
"Quanto ti devo?"
"AHAH Bella battuta" disse uscendo.
"Dai, dico sul serio."
"Nanetta, ti hanno mai spiegato cos'è un regalo?"
"Ehi, ma io non sono una nanetta!" Misi il broncio.
"Eccome che lo sei, mi arrivi sotto la spalla" disse iniziando a ridere.
"Muori" risposi cercando di fargli il solletico, lui ovviamente riuscì a schivare il mio tocco e mi caricò su una spalla.
"Si può sapere dove stiamo andando?"
"Luna ha bisogno di un sacco di patate.."
"Vuoi dire che io sono grassa come un sacco di patate?!" Disse fingendo una voce isterica e facendogli un pizzicotto sulla schiena, dato che era l'unica cosa che potevo fare in quella posizione.
Entrò in casa di Luna, la loro casa era sempre aperta di giorno, e mi fece scendere dalla sua spalla.
"Ti amo" dissi a pochi centimetri dalle sue labbra.
"Anche io" e mi baciò.
"Ciao." Disse la voce di Michael.
Non riuscivo a credere alla figuraccia che avevamo appena fatto, arrossì velocemente e mi girai sorridendo gli imbarazzata.
"Ciao, Luna è in stanza?" Lui annuì in risposta, ed io trascinai Dan per un braccio in modo da essere lontano da Michael.
Appena fummo fuori da quella stanza, mi girai di scatto verso Dan che, come me, sta trattenendo una risata dal primo momento in cui avevamo visto Michael, scoppiamo subito e ci interrompemmo solo prima di aprire la porta di Luna.
Trovammo Luna e Rose con i propri fidanzati.
"Ciao!" Salutai i ragazzi, seguita da Dan che mi teneva per la vita, adoravo quando lo faceva.
"Che si fa?"
"Barca?" disse Jack.
Passammo una giornata meravigliosa con gli altri, eravamo sul ritorno e rimasi un po' in disparte a pensare.

Guardavo l'oceano dalla prua della barca, l'odore dell'acqua e il vento mi provocavano una sensazione di completa libertà e serenità; per un momento mi sembrava come se tutte le mie ansie di lasciare quelle persone fossero sparite, come se non ci ...

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Guardavo l'oceano dalla prua della barca, l'odore dell'acqua e il vento mi provocavano una sensazione di completa libertà e serenità; per un momento mi sembrava come se tutte le mie ansie di lasciare quelle persone fossero sparite, come se non ci fossero problemi nella mia vita lì e come se non ci fossero problemi in Francia, nulla, solo io e l'oceano.
Il giorno stava per calare e dopo poco, avrei dovuto vivere il mio ultimo giorno lì, in mezzo a quelle persone fantastiche che mi avevano veramente cambiato la vita, compresa la Zia Margaret.
Era quasi impossibile ricordare com'ero prima di essere arrivata in quel villaggio. Non mi vedevo più senza l'abbronzatura, senza i capelli chiarissimi e il segno del costume, non mi vedevo più a vivere in un luogo senza il sottofondo delle onde e senza quell'aria pulita e pura che c'era in quel posto; come potevo? Come potevo lasciare tutto?
Come potevo abbandonare un luogo che mi aveva plasmato l'anima e che mi aveva depurato da tutta quel periodo che avevo vissuto in Francia, quella vita che era sempre lì attaccata a me, che avevo cercato di dimenticare ma che mi seguiva d'appertutto, come un'ombra, e che solo lì aveva smesso di perseguitarmi.
Era come decidere prontamente di suicidarsi, lasciando l'unico posto che mi faceva prendere un respiro,e  che mi aveva permesso di conoscere delle persone fantastiche, che mi servivano come l'ossigeno. Eppure di là, in Francia, avevo altre persone troppo importanti che non potevo abbandonare, la mia famiglia e Juliet, la mia migliore amica, era così difficile, ma non potevo abbandonare coloro che mi avevano aiutato in uno dei periodi più bui della mia, ancora corta vita, per un ragazzo con due bei bicipiti. Sapevo che non erano solo i bicipiti a renderlo importante, ma stavo cercando in tutti i modi di sminuire la sua importanza per poter lasciarlo senza soffrire troppo, stavo cercando in tutti i modi di trovargli dei difetti, ma faticavo a trovarne uno.
Ed io pensavo che pensavo che la perfezione non esistesse, Dan ci era così vicino, io ogni giorno toccavo la sua quasi perfezione ed ora, dovevo andarmene da lui? Una lacrima, anche se cercavo con tutte le mie forze di non farla uscire, scese per bagnare la mia guancia.
"Ehi tutto a posto?" Dan mi prese per la vita da dietro.
"Piangi?!" Non mi vedeva quasi mai piangere, odiavo quando lo faceva, mi vedeva debole, e io non volevo.
Mi lasciai andare, avevo bisogno di parlargli.
"Non posso credere... Non posso credere che lascerò tutto questo." Lo avevo detto.
Il suo viso si incupì subito e mi strinse a sè.
"Non pensarci, goditi ancora questi momenti.."
Lui non capiva, non capiva che quei momenti erano solo un giorno e due notti.
Strinsi il ciondolo che mi aveva regalato quella mattina e chiusi gli occhi, cullata dal leggero rollare della barca e respirando il profumo di Dan intriso con quello dell'oceano.

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