Capitolo 57

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"GRANDEE!" moltissime persone mi circondarono ed iniziarono ad applaudire e a urlare complimenti ed incitazioni.
Avevo vinto, in pochi secondi ero riuscita a superare tutti e ad oltrepassare il traguardo.
Il ragazzo che mi aveva aggredita mi guardava in cagnesco stando in disparte, doveva aver perso molti soldi...
"Sei grande" disse abbracciandomi Jean, ecco forse, l'unico momento in cui lo vedevo rilassato, dopo le mie vittorie.
Tutte quelle persone che fino a pochi minuti fa mi fissavano e sparlavano di me, ora erano lì che esultavano per la mia grandiosa vittoria, guardai la folla quasi impaurita, erano tutti estranei per me, ed invece loro sapevano la mia storia, e magari si permettevano anche di giudicarla, senza magari.
Ad un certo punto, mentre me ne stavo per andare, incrociai gli occhi color smeraldo di Francois, mi fissava con un ghigno sulle labbra, decisi di affrettare il passo, non mi sarei più fatta vedere d'altronde, e per ora non avevo combinato casini, era meglio andarsene al più presto.
Sentii qualcuno toccarmi la vita, mi voltai, ma appena vidi che era lui affrettai il passo verso la macchina, Jean se ne era già andato in officina, mi aspettava lì.
Francois mi affiancò mettendosi le mani in tasca, lo guardai con la coda dell'occhio e vedevo che mi stava fissando.
"Complimenti, non hai perso la mano vedo.." iniziò lui.
"Lasciami stare." Dissi afferrando la maniglia della Lamborghini.
Mi bloccò la mano, non sussultai al suo tocco come un tempo, il contatto con la sua pelle aumentò soltanto l'ira.
"Cosa vuoi?" "Volevo farti i complimenti"
"Bene grazie, ora addio.." dissi, ma la sua mano era ancora sulla mia.
"Dove pensi di andare.. non scapperei un'altra volta spero" disse avvicinandosi a me, i miei occhi si incatenarono ai suoi, era strano essere di nuovo immersa in quel bosco verde, era come essere tornata a tanto tempo fa, quando ero ingenua e non avevo esperienza, entrare in quegli occhi era come fare un tuffo nel passato.
"Io non scappo, me ne vado e basta." Dissi cercando di sostenere il suo sguardo.
Allungò la mano libera verso il mio viso e accarezzò con il pollice il mio labbro inferiore.
"Sai, mi erano mancati i tuoi occhioni blu.." disse lui concentrato sulle mie labbra.
Per pochi secondi rimasi bloccata, come quando avevo sedici anni, ma non potevo fare lo stesso sbaglio, non dopo aver vissuto tutto quel dolore e non dopo essermi innamorata di Dan, nessun altro poteva toccarmi in quel modo.
"Francois, te lo dico un'altra volta, ma sarà l'ultima. Non mi toccare, non mi parlare, non mi guardare, non mi fermare, non mi rincorrere, non fare niente. Non ti dirò di fare tutto questo perché ti odio, perché no, non ti odio, l'odio è un'emozione troppo forte ed importante, e anche se è brutta, tu non sei degno di avere neanche questa. Mi sei indifferente, non sei più niente per me, non mi fa sussultare il tuo tocco, come non mi fa mancare il respiro il tuo sguardo, tu non mi fai più niente. Ora, sparisci dalla mia vita, se non vuoi che ti aiuti a farlo non troppo gentilmente." Sentendo quelle parole, il suo viso cambiò, i suoi occhi mi guardavano perso, ed io ricambiavo lo sguardo senza fare trasparire nessuna emozione. Spostò subito la mano dalla mia, e se ne andò senza proferire parola, muto e silenzioso, se ne andò via dalla mia vita, e questa volta sarebbe stato per sempre.
Saltai in macchina velocemente e dopo un'ora ero a casa, Jean mi aveva dato un grosso mazzo di soldi, li avrei dati piano piano ai miei, dicendo che avevo trovato un lavoro.
Penserete che io stessi provando tante emozione nella strada di ritorno dopo tutto quello che avevo passato quel giorno, ma no, non ne provavo nessuna.. Da quando avevo lasciato le Hawaii, avevo solo provato un grande senso di vuoto, quando urlavo non era vera ira, era come una reazione in risposta a cosa stava succedendo attorno a me, ma dentro non provavo nulla.
Non provavo più emozioni, e per questo, piangevo spesso, forse pensavo che così avrei potuto colmare un po' quel vuoto.. ma le lacrime svuotavano ancora di più il mio corpo, anche se non riuscivo a fermarle.
Entrai in casa silenziosamente, mi ero cambiata nel bagno di Jean, non mi sarei mai fatta vedere vestita in quel modo dai miei. Gli avevo detto che ero andata a vedere un film al cinema con dei miei ex compagni di classe, non fecero domande indagatorie come sempre, erano troppo presi dai loro problemi.
Entrai in camera ed una sensazione di sollievo mi rilassò i muscoli e sentii le gambe cedere per la stanchezza, mi accasciai appoggiando la schiena alla porta.
La mia camera era buia, ma quella notte la luna era piena, e potevo vedere la luce del satellite entrare dalle grandi finestre di camera mia.
L'unica cosa grande di quella stanza, erano le finestre, occupavano tutto un lato della camera praticamente, il resto era tutto piccolo, come la mia camera d'altronde.
L'arredamento della stanza era veramente particolare, rispecchiava molto la mia personalità, ci avevo messo molto impegno.
Con l'aiuto di mio padre avevo costruito una scaffalatura su misura, che potesse circondare le finestre di libri, adoravo leggere i miei libri con davanti tutta Parigi. Davanti alla finestra c'era un letto a mezza-piazza con solo due cuscinetti vecchi trovati in cantina. Davanti al letto c'era una scrivania di legno con una sedia vecchia che avevo ripitturato, e sopra ad essa c'era un'altra scaffalatura con altri libri.
Sul lato della porta invece, c'era un piccolo guardaroba con un po' di vestiti, ma soprattutto era pieno di tutti gli obbiettivi e gli attrezzi di fotografia.
Mi alzai e vedendo la mia figura riflessa nell'anta-specchio del mio armadio, impallidii.
A parte i miei vestiti sciatti che avevo messo su, il mio trucco era sbavato, i miei capelli disordinati e la mia faccia era distrutta, scavata e rigata dalle lacrime che erano uscite silenziose.
Sembravo un'altra persona, ero completamente cambiata, guardare il mio viso metteva tristezza, ero brutta, avevo lo sguardo vuoto, ero spaventosa.
Vedendo quella figura quasi inriconoscibile, una forza interna mi dette il coraggio di cambiare qualcosa di quella terribile situazione, dovevo reagire a tutto ciò che stava succedendo, anche se non avrei provato più emozioni per un lungo periodo, dovevo almeno migliorare il mio aspetto, migliorare qualcosa della mia vita, solo in apparenza almeno, mancavano pochi giorni all'università..
Decisi di mandare un messaggio a Juliet, ogni volta che succedeva qualcosa nella mia vita, pensavo subito a quando avrei povuto dirglielo, spesso la chiamavo subito, anche per una cosa stupida, come un ragazzo carino che mi aveva guardato sul bus, o cose del genere.
Sbloccai il cellulare e mi accecai per l'alta luminosità, la abbassai velocemente, e vidi che c'erano già due messaggi di Juliet,  sorrisi, lo facevo sempre quando mi arrivano, sembra stupido, ma mi sentivo sollevata, come se fosse una conferma della nostra amicizia, che non ero solo io a volerle bene.

JULIET
'Era sua madre avevi ragione.'
'Ehi ma mi rispondi? Non starai vedendo un film senza di me spero..'

No,non  avevo visto un film.. Glielo avrei mai detto dov'ero andata? Sarebbe rimasta molto delusa da me.
Le scrissi un messaggio:

'Domani shopping sfrenato, ero terribile in questi giorni, perché non me lo hai detto??'

Andai in bagno per struccarmi e poi, dopo essermi messa il pigiama, mi raggomitolai nel piumone.
Mi ero ormai abituata ad addormentarmi da sola, all'inizio era stato difficile non avere due forti braccia che mi cingevano la vita, ma ora ero riuscita a superare la cosa, almeno questa.
Era stata una giornataccia e soprattutto, una serata movimentata, ero sollevata però che Francois non mi avesse fatto più nessun effetto, il suo tocco non aumentava il battito del mio cuore, non mi faceva sussultare, niente; ma, d'altra parte, non dovevo sorprendermi, non provavo più nulla da quando avevo lasciato le Hawaii.
Subito il pensiero di Dan mi passò in mente, che cosa stava facendo? Erano le 3 del mattino, quindi da lui le 3 del pomeriggio, probabilmente era in spiaggia a cavalcare onde, era l'unica cosa che lo calmava, forse lo aveva aiutato a dimenticarmi. Subito una domanda si fece largo tra i miei pensieri: volevo veramente che lui mi dimenticasse? Si, e pensavo questo perché lo amavo, e non volevo che soffrisse più, anche se solo il pensiero di lui che mangia con gli occhi un'altra ragazza, fece salire delle lacrime che corsero sulle mie guance per poi bagnare il cuscino.
Ormai ero abituata ad addormentarmi su un cuscino umido..

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