Capitolo 58

826 15 19
                                    

La mattina dopo mi svegliai e scendendo giù a fare colazione, mi sentivo più rilassata e meno nervosa, forse ero pronta per affrontare una bella giornata, mi sentivo che in quel giorno, tutto sarebbe andato bene.
"Buongiorno" dissi appena entrai in cucina.
Mia madre beveva il caffè mentre mio padre mangiava della frutta, appena entrai alzarono gli occhi verso di me e mi sorrisero.
Scaldato il latte, presi un po' di cereali e li misi nella mia solita tazza con delle mucche, era la mia preferita.
"Ho trovato un lavoro." Dissi frettolosamente, la tazzina del caffè di mia madre sbatté contro il tavolo mentre mio padre poggiò il coltello sul piatto, mi fissavano.
"C'è un bar a pochi isolati, farò dei turni il weekend, mi pagano abbastanza bene.." continuai.
"Ma ci prendi in giro?" Chiese mio padre ricevendo un'occhiataccia da mia madre.
"Grazie, so che per te sarà dura, ma ci aiuterai molto, comunque un po' di soldi puoi tenerli da parte per le tue uscite o qualche vestito.. l'unica cosa è che devi cercare di spendere il meno possibile, non voglio che tu butti via i soldi senza neanche pensarci." Disse mia madre riprendendo in mano la tazzina.
"Ora esco con Juliet" dissi prima di andare via dalla cucina.
Entrai in camera e aprii l'anta dell'armadio, presi dei jeans aderenti ed una camicetta, semplice, ma sicuramente meglio delle mie solite tute negli ultimi giorni.
Presi il cellulare, le chiavi e una giacca di pelle che era di mia madre ed uscii di casa salutando Marc che si era appena svegliato ed era intento ad addentare una mela.
Poco dopo, ero davanti alla cartoleria dove ci trovavamo io e Juliet quando dovevamo uscire.
"Pronta per lo shopping?" Disse entusiasta.
Passammo il pomeriggio a scherzare passando tra i negozi e provammo anche molti vestiti orrendi ed imbarazzanti, scattando foto allo specchio.
Non presi tante cose nuove, anche perché non avevo bisogno di pantaloni, e avevo solo la necessità di comprare qualche maglioncino o felpa.
Mi ritrovai con tre buste in mano a fine giornata, avevo preso un bel maglione blu che mi stava bene, due vestiti semplici da poter mettere con le parigine per tutti i giorni, e due magliette che stavano bene con i miei pantaloni neri o le mie due gonne.
Juliet, aveva svuotato i negozi invece, aveva una grande passione nel vestirsi ed inoltre ei era bellissima, le stava tutto bene.
"Ma tu hai i trucchi?" Disse ad un certo punto mentre uscivamo stremate dall'ultimo negozio.
"Non ti trucchi più?" Continuò lei, ci teneva al mio aspetto, anche se io lo trascuravo molto nell'ultimo periodo, sapeva che un giorno l'avrei ringraziata.
"Ho finito il mio mascara." Dissi io, nelle Hawaii mi truccavo veramente raramente.
"Mia nonna me ne ha regalati tre molto buoni, te ne porto uno a casa e se ti piace lo puoi tenere." Guardai male Juliet.
"Sul serio, sai che mia nonna tende sempre ad esagerare.." sua nonna era una donna molto ricca, mentre la famiglia di Juliet era benestante, non avevano problemi, ma non navigavano nell'oro.
Entrammo nel parco per passeggiare un po' tra gli alberi.
"Fra due giorni siamo in università, sono molto emozionata!" lei aveva scelto psicologia, eravano abbastanza lontane come sedi, ma abitando vicine, non ci sarebbero stati problemi di non vedersi più ogni giorno.
"Pronta a farti mille amici e ad avere un sacco di ragazzi che ti vanno dietro?" Disse ad alta voce; ciò che descriveva non sarebbe stata sicuramente la mia situazione fra poche settimane, sarebbe stata la sua, lei era veramente socievole e bellissima, io no, tendevo ad imbarazzarmi e a non essere sicura di me stessa, per non parlare di ragazzi..
Subito dopo andammo al cinema e mi vestii bene mettendo anche il mascara nuovo che mi aveva regalato Juliet ed un rossetto del colore delle mie labbra, mi piaceva molto.
"Grazie di tutto, non so come farei senza di te" dissi abbracciandola, non le dicevo quasi mai queste cose, e sapevo che quando le sentiva era felice, come se alcune volte avesse dei dubbi sulla nostra amicizia.
"Smettila di ringraziarmi, sai che io ci sarò sempre."
"Lo so" e così tornai a casa, avrei dovuto passare una bella serata con Marc, dato che i miei genitori erano ad una cena.
***
Driin Driin

Ecco la mia amata sveglia che mi riportava alla realtà; quella notte avevo sognato Dan ed io mentre stavamo facendo una semplice passeggiata e chiacchieravamo, era bello sognarlo la notte, ma ogni mattina, il risveglio era doloroso, come se ogni giorno dovessi rivivere quella sensazione di vuoto e le domande sul perché me ne ero andata, riecheggiavano nella mia testa mentre ero in bagno e cercavo di rendere la mia faccia decente.
Dopo averla sciacquata, applicai molto mascara, dato che avevo le ciglia corte, e poi passai mezz'ora a sistemare il mio viso cosparso di macchie nere, ogni volta che mi truccavo scoppiava la terza guerra mondiale.
Rientrai in stanza ed incontrai mia madre assonnata che aspettava di entrare nel bagno, la sua faccia era esausta, probabilmente non aveva dormito a causa di tutte le ansie che aveva in testa, la salutai ma lei non mi rispose, probabilmente non aveva neanche sentito.
Aprii la porta della mia stanza e stranamente la trovai ordinata, tutti i libri che in quei giorni avevo divorato erano impilati per bene aspettando di essere messi su uno scaffale, mentre  i miei vestiti, preparati per quel giorno, erano ammonticchiati sulla sedia di fronte alla mia scrivania​. Subito mi ricordai che la sera prima avevo messo in ordine, volevo iniziare l'università per il verso giusto insomma.
Infilai i jeans a vita alta e la maglietta nera semplice che avevo scelto il giorno prima, poi presi la mia giacchetta, l'orologio che mi avevano regalato al mio diciottesimo, uno dei regali più belli che io avessi mai ricevuto, e una collana 'per dare un tocco di stile all'outfit' parole testuali di Juliet.
Presi la mia borsa, avente dentro il cellulare, due quaderni, l'astuccio e i miei occhiali, ero presbite, non miope, presbite, lo so era strano ma ora mai ci ero abituata e non mi dispiaceva indossarli mentre studiavo, mi davano un'aria più sveglia e riuscivo a concentrarmi.
Varcai la porta di casa dopo aver bevuto in fretta del caffè e aver salutato velocemente mio padre e mio fratello, lui aveva già iniziato la scuola da tre settimane. Non ero in ritardo fortunatamente, grazie al mio orologio riuscivo ad arrivare sempre in orario agli appuntamenti o cose simili.
Dopo venticinque minuti di metropolitana, ero davanti alla mia università.
Era una struttura abbastanza vecchia e non meravigliosa, aveva i muri rovinati e vicino alle porte vi erano attaccati una marea di foglietti di vari colori e grandezze.
'Ripetizioni di chimica'
'Passa gli esami con poco sforzo'
'Macchina sporca? Da ora in poi non avrai più il problema.'
Tutti avvisi di questo genere, sorrisi nel leggerne un paio, quanti studenti disperati c'erano in questa scuola? Lo sarei diventata anche io? Milioni di domande si confondevano nella mia testa.
Guardai un gruppo di ragazzi entrare con disinvoltura, altri correre, altri ridere e scherzare o altri ancora silenziosi e rassegnati, varcare quella porta che io ancora non mi decidevo a superare.
Ero nervosa e in ansia, non volevo vivere questo periodo della mia vita da sola, non volevo passare le lezioni in silenzio e tornare a casa senza che nessuno mi dicesse 'A domani' volevo sentirmi parte di un gruppo, come nelle Hawaii, lì ero migliorata a fare amicizia, avevo preso un po' più di confidenza in me stessa e avevo capito che potevo crearmi un gruppo senza l'aiuto di Juliet e le persone mi parlavano e mi volevano bene, non solo perché ero sua amica, come capitava spesso a Parigi; ma nell'Oahu era diverso, era estate e vivevo tutto più alla  leggera, non avevo paura di trovarmi in situazioni imbarazzanti, proprio perché sapevo che nel peggiore dei casi non avrei più visto nessuno; all'università era diverso invece, avrei rivisto quelle persone per molto tempo, e non potevo vivere tutto alla leggera. Tirai un grande sospiro, l'ansia subito zittì tutti i miei pensieri, un emozione, anche se non positiva, la prima emozione dopo tanto tempo, era già un inizio.
Presi a salire le scale, muovevo le gambe piano, come se volessi rimanere in quello stato di non appartenenza a nulla, né alla vita di prima, né a quella che stavo per iniziare a vivere.
Un nuovo periodo, una nuova strada, una nuova porta si stava aprendo davanti a me, forse sarei riuscita a superare la mancanza di Dan, a convivere con quel dolore, forse mi sarei sentita parte di un gruppo, forse avrei iniziato a sentire delle emozioni in me,  e non soltanto il vuoto; forse ce l'avrei fatta.
E così dicendo, spinsi la porta per entrare in un nuovo mondo; e questo, lo avrei reso fantastico.


FINE.


Angolo scrittrice:
Fine della storia.
La nostra protagonista in questo capitolo ha imparato ad 'Amare per vivere' ed ora sta per intraprendere una nuova strada, cosa le succederà?
Ditemi quello che pensate.
Volete che ci sia un altro libro oppure vi piace che la storia finisca così, nell'ingnoto?
Commentate il vostro pensiero qui sotto e siate in tante vi prego.
Se vi è piaciuta la mia storia, consigliatela alle vostre amiche o in giro, più persone ci sono meglio è ;)
Spero di risentirvi presto,
un bacio, Stef!

Ama per vivereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora