-Capitolo 20-

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Pov. Alan

Allontanai la visione di noi due sulla spiaggia. I ricordi scorrevano come una cascata, dove l'acqua picchiava sulle rocce spigolose.

Lasciai la macchina sul marciapiede adiacente al locale. Il Red Tower. Un locale di spogliarelliste. Vi lavorava Vanessa dentro, e qualche ragazza che conoscevo approfonditamente, quanto lei.

Sbattei lo sportello con un tonfo secco, avviandomi dentro, per varcare quel portone nero. La luce tenue e sensuale mi colpì insieme alla melodia seducente. L'odore di tabacco era permeato tra le pareti rosse quanto le zaffate di alcol che arrivavano dritte alle narici, intasandola di aria buona per inquinarle.

Guardai i due palchi situati ai lati opposti. Uno a destra ed uno a sinistra, rotondi e neri, con un palo situato nel mezzo di ciascun palco.
Molti uomini erano a sedere sulle sedie rosse, con ghigni soddisfatti. Chi beveva fiero, poggiando le braccia su i tavoli rotondi e bianchi, lanciando banconote. Mentre quelli più azzardati andavano sotto al palco, infilandoli nei pezzi di vestiti, quei pochi che erano rimasti.

Fissai il palco alla mia sinistra, vedendo Vanessa esibirsi come al suo solito, nel suo spettacolino. Nel suo posto fedele, tutelata da occhi vigili per non essere maltrattata, sotto sguardi di lussuria.
Mi avvicinai al bancone nero, vedendo Vanessa puntare il suo sguardo ambrato verso di me e rivelando un sorriso, mentre scivolò con la schiena lungo il palo, portando una mano in alto a reggersi. Indossava solo un bustino rosso ed un perizoma velato del medesimo colore. I suoi fedeli tacchi 14, e tanto carisma. Quello non le mancava.

Notai la ragazza con il caschetto turchese, dietro al bancone, ridere con Kevin. Era il mio migliore amico. Uno che per me c'era sempre stato. Sapeva tutto, e sperperava minchiate di consigli che non ascoltavo. Non perché non mi fidassi. Per il semplice fatto che la mia testa era in disaccordo con il mio cuore. Non trovavano una giusta connessione, e non tentavo di trovarla.
Mi avvicinai a passo sicuro, poggiandogli la mano sulla spalla destra, mentre rideva piegato sul bancone, finché non si girò. Il suo volto con un leggero accenno di barba scura, si allargò in un sorriso formato dalle sue labbra sottili, il naso aquilino, e due occhi verde acqua, dove l'iride risucchiava quasi tutto.

"Isabel uno shot di vodka per il mio amico" ordinò gioviale, verso la ragazza che arrossì appena sotto il suo sguardo, annuendo.

Sorrisi, mettendomi a sedere sul panchetto nero, poggiando il gomito sul bancone e lo sguardo rivolto verso il palco dove Vanessa ancora si stava esibendo.

"Qualcosa mi dice che sei qui per sfogarti" affermò scuro in volto, mentre sgolai il mio shot, sentendo la gola più libera con quel liquido, richiedendone un secondo, con un cenno della mano alzata dove tenevo il bicchierino trasparente.

"Vengo qui sempre per sfogarmi" replicai austero, facendo oscillare il liquido del secondo bicchierino, come a riflettere su qualcosa, dove puntò lo sguardo di Kevin, per tornare sul mio.

"Sai cosa intendo. Devi lasciarla perdere Alan. Le fai solo del male. Ha una nuova vita ora. Non fa più parte della vecchia, non si ricorda niente. Amico...sono serio" spiegò pacato ma secco, indugiando su i miei occhi, portandosi il bicchiere con del Cointreau sulle labbra.

"Non sono affari che ti riguardano. So bene quello che faccio" rintuzzai aspro, ordinando un terzo bicchiere. La sensazione dell'alcol dentro il mio corpo era splendida. Perché lei in quel frangente non esisteva. In quel lasso di tempo tornavo Alan il freddo. Alan che scrutava il mondo e non si curava di nessuno. Convinto che le corazze che ti costruisci non si possono scheggiare.

Esalò un sospiro, portando l'indice ed il pollice sul setto nasale, annuendo.
"Hai ragione" confermò la mia affermazione forse troppo brusca, prima di riprendere parola.
"Ma sono tuo amico. No...non lo sai quello che fai. Le stai scombinando tutto. E quando i ricordi riaffioreranno del tutto, compiuti i ventinove anni, che le dirai?" Scosse la testa, dove il ciuffo castano gli ricadde sulla fronte al lato destro, come se non ci fosse stato un rimedio, per farmi inculcare quelle cose in testa.

-Rewinding of me- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora