Pov. AlanStrinsi quella lettera tra le mani, con frustrazione. Lacrime copiose scivolano lungo il mio viso, bagnando la barba ispida ed incolta. Gli occhi erano rossi, da quante volte l'avevo riletta.
E mi accorsi che quando gettai uno sguardo sul pavimento, insieme ad un filo di polvere, c'era anche un foglio.Mi piegai sulle ginocchia, per raccoglierlo, girandolo dall'altro verso e vidi il disegno di Jhonny.
Quello che ci fece quando andammo via con la promessa che saremmo tornati.****************
-Aspettate zii- gridò con il fiato spezzato, mentre guardavo Hope arresa alle parole sprezzanti che le avevo detto. Dovevo farlo.
-Questo è per...voi- si fermò piegandosi, per riprendere fiato, e allungo la mano con il disegno che ci raffigurava. Un colpo al cuore, un brivido inspiegabile. Gli occhi cristallini di Hope si posarono su i miei di ghiaccio, ma contenevano amore incondizionato. Mai esaurito nel tempo.
-È bellissimo, lo porterò sempre con me- gli rivelò dolce con quel tono che amavo.
-È davvero bello, sarai un pittore eccezionale campione. Ci rivediamo presto ok?- gli formai quella promessa, vedendo i suoi occhioni nocciola spalancarsi di gioia ed un sorriso formarsi sulle labbra sottili.
-Porterai anche zia vero?- mi domandò sincero, mentre una fitta mi prese allo stomaco, pompando fino al cuore.
-Solo se vorrà- scivolai lo sguardo su Hope, che si morse il labbro in difficoltà, avendo la voglia di prenderla e baciarla di nuovo.
-Tornerò Jhonny. Devo sapere come andrà con la tua ragazza- gli confermò raggiante.
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"Fanculo" sbottai iroso, stropicciando il disegno nella mia mano che tremava.
I ricordi mi stavano logorando il cervello."Perché...perchè" ripetei come ad auto punirmi. Non trovavo risposte, cercavo di convincermi.
Perché ero stato così stupido, meschino, coglione.
Non avrebbe perdonato niente. Ed io ci speravo.
Stavo accogliendo il suo odio.Gettai a terra i fogli, vedendoli appena svolazzare ed adagiarsi sulle mattonelle fredde, come il freddo che sentivo dentro. Non volevo vedere il disegno di ciò che saremmo potuti essere, e che forse non saremmo mai.
Masochista, lo ero, ma sarei morto agonizzato se continuavo a fissare tutto ciò.Come un pazzo, in uno scatto repentino di ira e depressione che scorreva con il sangue , allungai il braccio, spazzando con irruenza e gli occhi iniettati di sangue, tutto ciò che vi era sopra.
Il portapenne cadde con un tonfo pesante, e le penne ruzzolarono, con rumori sconnessi, finendo ovunque, ed alcuni si fermavano sulle fughe delle mattonelle, prima di fare due giri su loro stesse.Le tempere caddero a terra con tonfi netti e acuti, mentre alcune si ruppero, sporcando le mattonelle di rosso e giallo.
Finché non portai entrambe le mani che prudevano e tremavano, ai lati del tavolo, scaraventandolo a terra, con forza e veemenza, lanciando un urlo straziante, che riecheggiò tra le pareti.
Sembravo la bestia quando venne a sapere che bella aveva lasciato il castello ed era scappata.
Lei era scappata da me perché ero un mostro, bello fuori, brutto dentro.
Ma la bestia era buona. Io?! Non lo sapevo.
Con Krys ero io, senza di lei ero solo un uomo vuoto.Mi avvicinai con gli occhi fuori dalle orbite, come impossessato dei miei demoni, verso le pareti, staccando alcuni quadri con violenza, gettandoli a terra con disperazione, producendo rumori assordanti.
Guardai le mani sporche di tempera, e me le passai sul volto e tra i capelli più volte, tirandoli, tanto da sentire il cuoio capelluto bruciare.Era passata una settimana da quel giorno. Una settimana che chiusi a chiave quella stanza, senza rimettere niente apposto. Volevo lasciare tutto a terra. Tutto mezzo rotto.
Esattamente come me.
A lavoro ero un vegetale. Seguivo le pratiche, partecipavo in tribunale per difendere i miei clienti. Fortunatamente solo due e di cause leggere.
Uno che doveva dei soldi al mio cliente accusandolo di aver bruciato il suo locale, quando ogni prova schiacciante dimostrava che era stato il proprietario stesso, per incolpare ed incastrare il mio cliente.Perché la gente incolpa e non si prende mai le proprie responsabilità.
Perché la vendetta è la miglior cosa.Ma a me non interessava più di nulla. Svolgevo il mio lavoro, tentavo di concentrarmi come un robot, e tornavo in questa bolla troppo grande e troppo isolata, bevendo e mangiando. Dormivo un'ora se riuscivo a chiudere occhio. O fumavo tutta la notte, con le braccia sull'inferriata fredda, il ciuffo pece che svolazzava libero solleticandomi la fronte, guardando la luna ed aspettando una speranza.
Contavo i minuti, le ore, i giorni.
Speravo di riuscire a capire quale luogo era. Ma un'idea l'avevo, ed era anche una che mi faceva diventare pazzo al solo ricordo.Avevo chiesto a Kevin dove fosse Krys, ma anche lui mi aveva mostrato il biglietto che aveva lasciato, e non rivelava nulla.
Avevano provato a chiamarla ma era sempre staccato.
Irreperibile. Introvabile. Ogni pensiero tremendo s'insinuava dentro di me, rendendomi ancor più debole.Ero stato addirittura da Miranda, minacciandola con le spalle al muro, di dirmi dove cazzo si trovasse se lo sapeva.
Ma non ne aveva idea.
Era malata gravemente, più smunta e scarna, un cancro al seno, aveva dato la diagnosi, e l'unica cosa che sapeva era che Vanessa aveva abortito il figlio di uno degli uomini del locale.
Lo aveva saputo da Simon che non aveva intenzione di riallacciare rapporti con Miranda, accusandola di essere una manipolatrice, e sfruttatrice.Potevo essere dispiaciuto, ma la verità era che il male che fai ti si ritorce sempre contro.
Le avevo solo detto che mi dispiaceva del suo male, e me ne ero andato con un altro addio definitivo.La verità era che Valten era stato il problema di tutto. Lui era un uomo spietato. Io ero diverso, volevo crederlo, ci speravo.
Ero obbligato da lui, non avrei mai tradito Krys. Per me quelle donne non valevano nulla, mi sentivo schifoso ogni volta che andavo.
E quando la vedevo sulla terrazza ad aspettarmi o viceversa, mi sembrava che il mio mondo fosse lì. Dentro di lei, con lei.
Dei ragazzi cresciuti troppo in fretta, con un'amore troppo grande per essere frenato.Quando la montavo sulle mie spalle, allargando le braccia e volteggiando facendo finta di volare.
Le chiedevo dove volesse essere diretta, e lei ogni volta guardava una mappa che mi portavo dietro, ed indicava un posto anche se non sapeva dove fosse.
Diceva che le bastava la mia presenza al suo fianco, ed il posto non valeva davvero.Ed una settimana e 4 giorni erano passati così. Con i ricordi che facevano male, ma senza al quale non riuscivo a sopravvivere. Perché per vivere dovevo aspettare altre 2 settimane, e forse avrei avuto la speranza che ricordava il suo ciondolo che tenevo stretto tra le mani.
L'unica cosa per il quale potevo ringraziare Miranda.
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-Rewinding of me-
Mystery / ThrillerKristal Evans, una ragazza da un passato turbolento, nero. Strappata dalla sua famiglia, addestrata per essere frutto di uomini ricchi. Hope Weston, una ragazza che si sta per sposare, un lavoro come arredatrice. Ha tutto ciò che sogna. Un segno de...