-Capitolo 59-

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La strada asfaltata e grigio fumo, era già pullulante di macchine. Chi sfrecciava più veloce, chi andava lentamente senza fretta alcuna, mentre io avevo impazienza nel cuore, ma tentavo di sostenere un ritmo normale.
Il sole alto nel cielo, gettava i suoi raggi attraverso i vetri, scaldando il mio corpo ancora percorso da brividi, mentre riprovavo a chiamarlo, trasferendo le chiamate dal cellulare alla macchina. Non le contavo più ormai. Ed ogni volta la voce metallica della segreteria, riempiva quella voragine che cresceva a dismisura, piena di ansia e paura.

Mancavo solo da tre ore, ed il caldo si faceva sentire, rendendo il viaggio più pesante, ed i palmi che sudavano sul volante, quasi appiccicandosi ad esso.
Buttai giù il paraocchi, poiché la luce potente, rendeva la vista delle mie iridi azzurre, difficile da captare.

Finché non sentii il cellulare iniziare a squillare con un suono ovattato, poiché era compresso tra i vari oggetti nella borsa, interrompendosi un attimo per trasferire la chiamata sullo schermo della macchina.
Gettai un attimo lo sguardo, con il battito cardiaco elevato, nella speranza che lui mi avesse richiamata. Ma come lo feci, mi accorsi che era solo Joy, dovendo ricacciare indietro quel sospiro di sollievo che stava nascendo.

Un suono possente del clacson arrivò dritto ai miei timpani, che sembravano spenti, facendomi ridestare e sobbalzare appena dal sedile di pelle, portandomi  a girare appena il volante, per rimettermi nella corsia, poiché troppo presa dal fissare il numero illuminato di Joy, non mi ero accorta di stare nel bel mezzo della strada.
Alzai l'indice, passandomi un attimo la mano sul volto, prima di rispondere, dopo aver udito la sua voce squillante e briosa di prima mattina.

-Dove sei troietta?- domandò con tono sarcastico, mentre un sorriso mi nacque spontaneo, per tornare nuovamente fiacca.

-Sto andando da Alan- affermai, scemando con la voce sul suo nome, in uno stato di piena angoscia bruciante.

Sentii gli schiamazzi della gente dall'altro capo, poiché le casse della macchina, facevano percepire ai miei timpani, ogni minima cosa, che sembrava ampliata.
-Di nuovo? Cioè...sei andata via stamattina. Hope ti stai dimenticando della casa dei signori Parker- mi redarguì più seria, facendomi presente che oggi avrei tenuto l'incontro per scegliere il colore delle pareti.
Mi morsi l'interno guancia, sperando sempre che la sua chiamata arrivasse.

-Joy devi coprirmi di nuovo. Di a Jonathan che mi sentivo poco bene. Sono preoccupata...- lasciai la frase in sospeso, aumentando appena la velocità, mentre il mio cuore ormai vinceva la maratona dei battiti.

La sentii emettere un suono a labbra serrate, come assenso, ed il rumore della stampante, ingranare con uno stridio fastidioso.
-Preoccupata? È successo qualcosa?- mi chiese a raffica, con la voce agitata. Ero sicura che stesse pensando alle peggiori cose, e di conseguenza come punire Alan o peggio minacciarlo di morte sicura.

Sospirai debolmente, lasciando che il vento portasse via quella pesantezza che le mie labbra disidratate rilasciarono.
-No. Tutt'altro. È stata la notte più bella della mia vita, abbiamo...- non mi lasciò finire la frase che sentii un urlo come un boato di una folla in pieno delirio, e potevo immaginarla con le braccia elevate in aria, che pregava tutti i santi.

-Dio lo sapevo. Finalmente, ora potrai lasciare quel rammollito...e no non dire nulla- aggiunse risoluta, lasciandole l'agio di chiamare Simon con il suo appellativo.
Scossi la testa portando un po' di felicità all'interno della mia ansia che comunque non andava via, ma era come le onde. Si alzava ed abbassava, ma non si affievoliva mai.
-Dunque allora? Cosa ti preoccupa? Hope era ciò che volevi- mi comunicò carezzevole, dandole pienamente ragione con un "hmm" fievole, guizzando con lo sguardo, tra le piantagioni incolte, dove il sole batteva sopra prepotentemente, per riportarlo lungo la strada.

-Rewinding of me- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora