- Capitolo 72-

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Tenni le mani salde sul volante, spostando la sinistra ogni tanto sul cambio.
Avevo portato solo qualche cosa con me, dentro la borsa, ed avevo lasciato un biglietto sul comodino di Joy.

Sapevo che quando l'avrebbe trovato l'avrei resa triste, ma ora c'era Kevin a prendersi cura di lei. Era quello giusto.
Kevin era il suo faro come Alan era il mio, ma forse il mio faro era troppo lontano, ed io non avevo abbastanza ossigeno e forze per nuotare fino allo scoglio dove si ergeva il fascio di luce.

Mi lasciai cullare dalle note di una canzone Latina. Suonava -Sola- ed io mi sentivo esattamente così.
Ero sola con i miei pensieri.

Avrei potuto attendere Alan, gettarmi tra le sue braccia possenti e inalare il suo profumo pungente ed il suo respiro ansante.
Ne avevo bisogno. Ma i suoi sbagli molteplici non ero pronta ad accantonarli.
Non ero pronta a perdonare il fatto di essere stato con Vanessa.
Non ero pronta a perdonargli la memoria.
Non ero pronta a perdonargli che lui era il figlio di Valten, ed il suo gigolò personale.

Il tramonto mi teneva compagnia sull'autostrada, poco trafficata.
Ed il ricordo di me nelle vesti di Hope, seduta sul sedile affianco a lui, ad ammirare affascinata le spighe di grano dorate, ed il profumo dell'aria meno inquinata, stava tornando prepotente.
Come mi sentivo agitata ed in combutta con me stessa. Le sue mani grezze che mi carezzavano, mi rassicuravano.
Strinsi maggiormente le dita sul volante che sembrava scivoloso, concentrandomi sulla canzone, e sulla strada.

Ovunque andavo, chiunque fossi, lui mi salvava, ma mi aveva salvato anche dalle bugie, che nonostante tutto avrei ascoltato e magari perdonato. Ed invece ora sembrava quasi impossibile ed ineccepibile farlo.

Per stare con lui avrei sopportato tutto, meno che questo.
Lo avermi scaricata come un pacco postale a casa di Miranda.
Privata di un'altra identità.
Derubata dei miei ricordi.
Era tutto falso. Era falso Simon, il lavoro come arredatrice.
La corsa, correvo per cancellare i ricordi che tenevo imprigionati.
Ma l'unica cosa vera erano i sentimenti forti e viscerali che provavo per Alan.
Da Hope a Krys. Da Krys a Hope.

Mi accorsi di aver pensato a noi due per tutto il tragitto, e che ormai anche il tramonto era calato, per lasciare spazio al cielo terso che tra qualche ora avrebbe lanciato delle stelle, per illuminare il buio pesto.

Svoltai nella stradina, che conoscevo a memoria. Ci ero stata solo una volta, ma sembrava che fossi stata qui miriadi di volte.
Da Krys non ci ero mai stata.
Strano come certe strade che percorriamo una volta le ricordiamo, ed altre che facciamo tutti i giorni non ci entrano ben in testa, sbagliando il vicolo dove svoltare.

Sentii la ghiaia mista a terriccio polveroso, sfrigolare sotto le ruote, e spensi la macchina, tenendo un attimo fermi i polpastrelli sulla chiave.
Quando vidi una figura con una maglia arancione ed un pantaloncino nero, correre gioiosa, oltre le siepi incolte che portavano alla spiaggia, verso la casa di Dorothy, scesi in un baleno, chiudendo lo sportello in modo dolce.

Fu un attimo, rimasi immobile, con il cuore in gola, ed il petto in funzione, che i suoi occhi uguali a quelli di Grace, si spostarono verso di me, da prima curiosi e poi sgranati di immensa felicità, dirottando la corsa, per venire incontro a me.

"Zia" urlò sprizzate di immensa contentezza, mentre lasciai cadere la borsa a terra con un tonfo, sul terriccio polveroso ed erbacce, come un oggetto inutile, e gli occhi riempirsi inesorabilmente di lacrime della sua stessa euforia. 

Avanzai a passi svelti verso di lui, quando allargammo le braccia e mi piegai appena sulla ginocchia, per accogliere il frutto di Grace, mio nipote.
Ripeté di nuovo il mio appellativo veritiero, mentre il suo corpo piccolo era stretto tra le mie braccia, e le sue mani erano avviluppate attorno alla mia schiena.
Il suo odore dolce mi pervase, lo stesso odore di Grace, i suoi stessi capelli.

-Rewinding of me- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora