-Capitolo 44-

3.6K 205 139
                                    


Andava talmente veloce in macchina, che lo sfrecciare delle macchine sull'asfalto, diveniva quasi un ruggito al nostro udito.
Il caso volle che nessun semaforo ostacolasse il nostro rientro. I pianeti erano dalla nostra parte. La luna voleva bearsi dei nostri corpi eccitati, che si sarebbero di nuovo riassaporati.
Non riuscivo a stare ferma sul sedile, le mie gambe si stendevano, poi si ritiravano su, si accovacciavano da un lato, era tutto un movimento, per placare l'agitazione che stava subendo la mia intimità contraendola, ed il basso ventre che vibrava.
Alan manteneva lo sguardo lussureggiante sulla strada, come a raggiungere la sua meta tanto ambita.
Non ero riuscita ad ottenere il suo bacio, ma la punta della sua lingua, che sfiorò la mia, era stato qualcosa di magnifico.
Non avevo mai così desiderato ardentemente un bacio. Ero convinta che un bacio dato da lui mi avrebbe fatto perdere, mi avrebbe fatto sentire smarrita, ma viva dentro.
Consideravo da sempre il bacio, come il gesto più intimo che esistesse. Qualcosa che suggellava il vero amore, e ti risvegliava da un lungo sonno. Come quei film della Disney un po' consunti, invecchiati, ma che mi facevano sognare e trepidare per un bacio. Questo sentivo quando lui mi sfiorava anche solo con la sua lingua vellutata, morbida, umida. La trepidazione di un'attesa stupenda e spaventosa.
Ero sicura che se ci fossimo baciati davvero, lasciando che la sua lingua avvolgesse la mia, avremmo fatto sesso in qualche vicolo.
Alan era qualcosa che riusciva a farmi perdere la concentrazione. Non esisteva luogo o tempo che mi facesse tornare razionale, non esisteva nulla, perché la bramosia che mi scorreva dentro per sentirlo, superava ogni limite che mi ero imposta in tanti anni.
Sempre rigida, a tal punto di essere così frigida, che credevo che forse il problema fossi io. Mentre con lui, ogni sentore del mio corpo prendeva vita, ardeva violentemente, scottava al suo minimo contatto, facendomi bagnare senza il minimo pudore.

Come sempre azionò la freccia, che spezzò il silenzio, alternato ogni tanto dal fruscio fuori, e dai miei piedi sul tappetino.
Avvertii la ghiaia lamentarsi sotto il peso delle gomme, arrestando la corsa, e spegnendo i fari, che prima puntavano lontani, quasi fino ad estendersi verso la spiaggia buia.
Non perde tempo, sentii la levetta della cintura sganciarsi, ed il suo sportello aprirsi con un cigolio, prima di venire dalla mia parte ed aprirlo, aspettando come se lo stesse facendo da una vita, che io scendessi da quella vettura dove i nostri sentimenti facevano a cazzotti per restare tutti compatti.

Mi diede giusto il tempo di poggiare il tacco che affondò appena nella ghiaia ed in qualche ciuffo d'erba che sbucava dal terreno, che afferrò la mia mano, stringendo forte il suo palmo contro il mio, trovando subito i miei occhi che come fiaccole s'illuminarono insieme ai suoi.
"Sei bellissima al chiarore della luna" soffiò dolcemente, fermandosi un attimo per ammirarmi, davanti al porticato di casa.
Abbassai teneramente lo sguardo in imbarazzo, e mi morsi il labbro talmente forte da sentire un lieve pizzicore, ma mai quanto le parole che mi aveva detto con quel tono caldo ed avvolgente.
Un dolce refolo di vento si abbatté su di noi, facendomi finire una ciocca di capelli sulla punta del naso, che Alan si apprestò con delicatezza a togliere e riportarla dietro l'orecchio.
"Entriamo" affermò pacato, tirando fuori dalla tasca del jeans il mazzo di chiavi, che tintinnarono tra loro, aprendola con un dolce cigolio quasi impercettibile e richiudere la porta vetro, nella medesima maniera, intimandomi di toglierci le scarpe per salire al piano di sopra.

Sorrisi a vederlo così preoccupato di svegliarli entrambi, che mi appoggiai alla parete, sfilandomi i tacchi, e salendo su prima di lui, sotto il suo sguardo divertito, mentre cercavo di essere il più seducente possibile a salire le scale a chioccia.
Mi voltai appena, con il piede su uno scalino avanti e l'altro indietro, e il palmo poggiato sul corrimano, vedendo il suo sguardo puntato sulle mie natiche, facendomi rivoltare di nuovo, ed un'altra fitta arrivare, finché non lo rialzò piano su i miei occhi.
Sorrisi in modo malizioso, mentre le sue labbra erano una linea retta, ed il suo corpo tonico era teso come le corde di un violino.
Finì di salire le scale in fretta, sentendo subito i suoi passi veloci, sulle scale, aprendo la porta velocemente ed afferrai l'intimo per fiondarmi nel bagno, richiudendomi dentro.
Esalai un respiro profondo, quasi come un sospiro che permeò tra le piastrelle verdi. Sfilai velocemente il vestito, indossando accuratamente ogni singolo indumento. Mi guardai pochi istanti allo specchio. I miei occhi non abbandonavano quello scintillio speciale che lui mi donava, il mio cuore non cessava di battere nel petto, a ritmo costante, picchiava forte, bussava.
Mi ripetei mentalmente che era la cosa giusta è sbagliata da fare. Che più provavo a non volerlo e più lo volevo.
Simon era ormai un ricordo nei miei pensieri, e lo sarebbe divenuto una volta che lo avrei visto, per mettere in chiaro le cose. Inutile continuare con chi non sapeva farmi provare certi brividi. Ero stufa di una vita imprigionata in una che non ero io. Perché la vera me era questa, ed usciva solo con lui nei paraggi.

-Rewinding of me- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora