-Rewinding of me-

-Epilogo-

Molto spesso si pensa che tutto sia perso, che non si potrà mai risalire, che quella luce che illuminava il tuo cammino non si sarebbe più accesa una volta spenta. Che la speranza è un'utopia malata di chi crede ancora alle favole.

Eppure eravamo qui. Un salvatore bisognoso di una speranza per riuscire nel suo salvataggio.

Il vento soffiava dolcemente, accarezzandomi il collo ed i capelli sciolti, portandoli tutti sulla spalla destra. Ammiravo il tramonto con sfumature arancioni, giallo, rosso. Si gettava nel mare cobalto infondo.
E ripercorsi il momento di un anno fa. Sembrava passato di meno.
Un momento così nitido, non si può mai cancellare il giorno più importante della nostra vita.

Flashback

Percorsi l'altare con il cuore in gola. L'emozione ad incorniciare il mio volto, illuminato dalla pura e semplice felicità.

Gli occhi di tutti erano puntati su di me. Sul mio vestito a sirena interamente di pizzo che accarezzava il mio corpo sinuoso e longilineo, mentre tenevo stretto il bouquet.
Kevin mi aveva scortata fino all'altare, sussurrandomi parole di conforto, e dandomi un casto bacio sulla guancia, dove sorrisi dolcemente, vedendolo prendere posto accanto a Joy che era raggiante e perfetta nel suo abito blu indaco lucido, ed una stola del medesimo colore che lasciava appena scoperte le spalle.

Abbassai un attimo lo sguardo, mordendomi delicatamente il labbro messo in risalto solo da un lucido nude, che ravvivava il rosso delle mie labbra. Finché non portai lentamente i miei occhi intrisi di felicità che scoppiava e si diramava dentro, facendo pulsare il cuore come non mai, verso di lui.
Piano, con calma. Guardai il suo mento squadrato incorniciato da una lieve barba curata e scura, il solco nel mento, fino alle labbra carnose e dischiuse, avvertendo quel tremolio che mi faceva vacillare come sempre.
Ammirai affascinata il suo arco di cupido perfetto, il naso dritto, gli zigomi appena pronunciati, sino ad incontrare i suoi occhi magnetici e di ghiaccio. Occhi che mi sapevano far morire e resuscitare nello stesso istante.

Guardai un sorriso aleggiare sul suo volto, un sorriso pacato ma appena incurvato all'insù in modo malizioso, alla vista del mio corpo vestito di candore.

Aveva il ciuffo perfettamente tirato indietro con del gel, ma voluminoso, rendendo il nero pece più ravvivato.
"Ciao" sussurrò in un labiale lento, che accarezzava ogni singola lettera.

Tirai con i denti appena l'interno del labbro inferiore, sbattendo le ciglia allungate dal mascara.
"Ciao" lo salutai in imbarazzo, sentendo subito le guance tirare e pizzicare per divenire rosee. Non era più un sogno. Un'immaginazione. Un tormento. Lui era lì.

Le voci dei presenti cessarono di colpo, ed i nostri occhi ammaliati ed innamorati, si staccarono a fatica per spostarsi sul sacerdote.
Mi feci più vicina ad Alan a piccoli passi, come lui, che sfiorò con il pollice il profilo del mio dorso, per farmi aprire il palmo ed incastrare le nostre dita, avvertendo il dolce formicolio del suo calore.
Sorrisi senza deviare lo sguardo, ascoltando il sacerdote.
Niente promesse scritte. Avevamo già parlato troppo. Avremmo solo rivangato cose ormai sepolte sotto miniere di terra e ghiaia. Sotto la sabbia mobile che aveva tirato affondo con se, risucchiandoli.
Non avremmo dimenticato, ma avremmo accantonato ed imparato a fare un collage che sarebbe partito da oggi in poi.

Il sacerdote finalmente giunse alla sua fatidica domanda. Mi guardai un attimo dietro le spalle, trovando riunite le poche persone a noi care, con gli occhi lucidi, splendenti di eccitazione.
Joy mi mandò un bacio volante, con la mano spiegata in avanti.
Dorothy che si asciugava una lacrima sospesa sotto la rima cigliare, con una salvietta ricamata a mano, e Jhonny che restava con il sorriso limpido sul viso, come un ometto in smoking.