-Capitolo 43-

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Appagante e sensazionale, erano parole consone ma riduttive, per descrivere quello che aveva appena subito il mio corpo, ancora percosso da brividi piccoli e giganti, si alternavano e saltavano dentro di me, non rendendomi completamente partecipe della cena. Sentivo ogni tanto gli occhi maliziosi e limpidi di Alan, posarsi su di me, e le mie guance divenire porpora, o forse talmente rossa da sembrare un semaforo. Scartai con la forchetta dei piselli da sopra la carne, temporeggiando, e cercando di non costringere i miei occhi a posarsi su i suoi ammaliatori e di un ghiaccio capace di farmi infuocare al centro del mio sesso. Non davanti a Dorothy e Jhonny almeno. Benché mi voltai e guardai che Dorothy stava osservando entrambi, spostando i suoi occhi da parte a parte, come una gara di Ping pong, noi le palline e lei la racchetta. Si era accorta di tutto, beh era inevitabile, era così chiaro agli occhi altrui, ed ora anche ai miei.

"Non ti piacciono i piselli Hope?" Mi domandò carezzevole Dorothy, mentre rischiai quasi di soffocarmi con il pezzo di carne che stavo masticando da cinque minuti, quasi divenuto cemento sotto i miei denti. Oh cielo, si riferiva ai piselli che avevo scartato nel piatto!
Calma Hope, Calma. Ultimante ormoni e cervello vanno di pari passo!

Presi un sorso d'acqua fresca, schiarendomi la voce.
Alzai un attimo gli occhi confusi verso Alan, che si morse il labbro, per trattenere una risata divertita, dal mio rossore aumentato di cinque gradazioni, tirandogli debolmente un calcio alla caviglia, dato che era davanti a me, vedendolo divenire più serio. Sapevo che quel suo sguardo più accigliato, significava che dopo me l'avrebbe fatta pagare, ed io non vedevo l'ora. Cavolo che casino!

"Si...è...sono buoni" ammisi dolcemente, stirando un sorriso e vedendola sghignazzare appena, pulendosi le labbra appena screpolate, con il tovagliolo bianco.

"Datemi i piatti, stasera sparecchio io, voi andate a prepararvi per i mercatini" ci congedò cordiale, non dandomi modo di replicare, e di aiutarla. Ero sempre abituata ad aiutare, e sopratutto come ospite era doveroso.

"Non preoccuparti, fa sempre così" sentii la voce tenue di Alan, rassicurarmi poiché avevo ancora lo sguardo volto verso la cucina, e quindi annuii, alzandomi ed avviandomi su in camera.
Mi cambiai in fretta, tirando fuori dal sacchetto, l'intimo che avevo comprato per Alan. A quel pensiero mi portai entrambi i palmi a pressarmi le guance, e scuotere dolcemente la testa. Potevo sentirmi così leggera e felice? Potevo avvertire mille esplosioni magiche, dentro di me? Questo era l'effetto che mi faceva lui. Erano i giorni più belli di tutta la mia vita, e questo mi terrorizzava, ma volevo viverlo fino in fondo.

Guardai il cellulare, e trovai un messaggio di Simon, che mi chiedeva se andasse tutto bene, ed il suo -ti amo-. Era lì che mi sentivo meschina, ed una sporca bugiarda. Guardai l'intimo che giaceva sulle lenzuola sgualcite dove mi ero procurata piacere, la porta aperta del bagno dove avevo detto ad Alan che ero sua, e lo ero purtroppo. Non serviva un pezzo di carta, per attestare ciò che eravamo. Lui era quel brivido che rincorrevo mentre leggevo i libri. Lui era l'uomo che attendevo.
Ma decisi comunque di rispondergli nella maniera più carina e apprensiva possibile, per non destare sospetti. Le cose andavano dette a faccia, e non attraverso un apparecchio telefonico.
Scorsi e trovai anche uno di Joy, che aprii felicemente.

Da Joy

-io lo so vecchia maialina, dove sei...sei con quello stupendo pezzo di manzo, 200% e non 100, di carne bovina?!? Perché si da il caso che sono andata al Red Tower, ed ho incontrato un ragazzo da far girare la testa. Inutile dire che ho fatto il miglior sesso della mia vita, e si da il caso che è il miglior amico di Alan. Ritorna intera ma sbrandellata.

Oh miseria! Avvampai a quel messaggio, e tossii fortemente, dandomi delle pacche sul petto. Se non mi ero strozzata con la carne, con la mia stessa saliva vi ero vicina. Aveva fatto sesso con Kevin! Non che m'importasse ovvio, ma insomma. Era proprio lui che voleva tenermi lontano da Alan, ed io non avevo ascoltato il consiglio. Ed avevo fatto bene, perché per la prima volta mi sentivo libera di respirare i sentimenti veri.
Sorrisi spudoratamente, alla sua ultima frase, da ninfomane, rispondendole con un sorriso che mi avrebbe procurato, una paralisi facciale.

-Rewinding of me- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora