-Capitolo 67-

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Arrivammo davanti alla chiesa, mentre l'ansia era accanto a me, come Joy. Ero nel mezzo, e mi sentivo così in balia delle mie molteplici emozioni, che nessuna riguardava la felicità assoluta e tanto ambita. Ma infondo cos'era la felicità? Solo uno stato d'animo che arriva, come un saluto di passaggio, e poi sparisce, come un fantasma di notte.

Il cocchiere ci offrì di nuovo la mano per farci scendere, mentre guardai Joy che tentava di rassicurarmi come sempre.
Strinsi nella mano il bouquet, nessuno mi avrebbe accompagnata all'altare, se non la mia agitazione.

Joy mi salutò con un'alzata di mano ingioiellata, dopo avermi abbracciata, lasciandomi ammirare le sue spalle abbronzate da qualche solarium, e sparire oltre la porta di legno, dove sicuramente tutti erano già arrivati e presi le loro comode postazioni. Aspettavano me, che aspettavo di dissolvermi nell'aria e volare lontano, come una lanterna dove esprimi un desiderio, e la lasci andare.
Non avevo più desideri oggi, non avevo più nulla in cui sperare.
Mi sposavo per il mio egoismo di non vivere da sola, e senza sentire più quel senso di abbandono che urlava dentro di me, tanto da farmi divenire sorda.

Guardai la chiesa maestosa, ortodossa. Sembrava un castello. Aveva presenti numerose cappelle, un rosone circolare sulla torre principale, e numerose finestre ad arco, raffiguranti mosaici colorati che all'interno avrebbero creato dei giochi di colori dato la luce del sole potente.
Feci un passo in avanti, sentendo i tacchi bassi e la suola, frusciare sull'erba del giardino ampio e ben curato, mettendomi sul viale in pietra per percorrerlo ed arrivare difronte al portone.
Esalai un grosso respiro, sentendo i chiacchiericci della gente, ed alzai il piede per fare quel passo pesante, che non mi avrebbe più riportata indietro.
Le chiacchiere ed i bisbigli cessarono, lasciando spazio alla marcia nuziale, appena varcai completamente la soglia, venendo avvolta ed accolta da una semi oscurità.
Attraversai lentamente la navata, con il cuore in gola, lo stomaco sottosopra che simulava una centrifuga che mi attorcigliava, e la testa bassa.
Non volevo vedere i presenti, sembrava che stessi andando al patibolo, o forse al funerale della mia libertà. Ero indecisa, ed ero contraddittoria, l'eterno conflitto di una donna che non sa chi è, da dove proviene, di quale origine sia. Non ero neanche più sicura di chiamarmi Hope, perché la speranza non l'avevo ancora incontrata.

Mi resi conto che la marcia nuziale suonata al pianoforte , si elevava in alto, ma alle mie orecchie non arrivava nulla, e che arrivai troppo presto davanti all'altare semicircolare, che presentava due gradini.
Ingoiai il magone che mi serrava la gola, privandomi quasi della salivazione che non andava giù e si formava ulteriormente, facendomi quasi strozzare.
Sentii il collo rilassarsi, per aver deglutito con difficoltà, compiendo quell'ultimo passo, arrivando davanti al sacerdote che mi rivolse un sorriso che sembrava finto, come la presenza della gente lì. Avevano di nuovo indossato le loro maschere di finzione, ma io ero stanca di fingere.
Mi girai lentamente, con il corpo verso il mio futuro sposo.
Alzai lentamente gli occhi, adagiando il bouquet sulla panca rivestita di bianco candido come il mio abito.
Ma come lo feci una fitta mi prese improvvisa, arretrando di scatto, come se fossi stata fulminata e la scossa mi avesse elettrizzato, mandandomi in cortocircuito, il cuore in stand-bye.
Guardai il volto di Alan che sorrideva dolcemente, passandosi la lingua sul labbro inferiore carnoso, facendomi morire della vista.
Il completo nero che gli calzava a pennello.

"Ciao" sussurrò roco, quasi un labiale, che annientava ogni altro suono se ci fosse stato.
Allungò lentamente le braccia, per toccare con le dita il velo che ricopriva il mio volto.
Chiusi gli occhi un secondo, per riaprirli ed ammirare il suo ghiaccio argentato, che mi faceva morire e tornare a vivere come sempre, rimanendo immobile come una statua, assuefatta ed ancora legata da lui.

Ma quando il velo si alzò, portandolo indietro, misi a fuoco gli occhi nocciola di Simon, ed il suo sorriso dolce, che fece cadere il mio cuore in uno strapiombo, esalando un respiro che mi era mancato.

-Rewinding of me- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora