-Capitolo 16-

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La sera mi buttai sul letto, stanca stremata. La porta della Camera di Miranda era già chiusa. E da una parte era meglio così. Non avrei voluto che ci fossero stati malintesi. Era un malinteso davvero?!

Hope cara, non fremevi dalla voglia di farti riaccompagnare a casa da Alan? Potevi tergiversare il suo invito. Ed invece ti è bastato farti sfiorare per cedere a sgusciare nella sua vettura. Lo dimostrava il fatto che cambiavi sempre posizione sul sedile di pelle. Le tue unghia quasi conficcate nella coscia per reprimere un istinto indomabile. La finzione non sempre nasconde tutto.

Abbandonai i pensieri della mia vocina, per dare sfogo ad un sonno rivitalizzante.
La luce calda e soffusa del giorno, mi abbagliò appena il volto assonnato, sentendo un braccio caldo cingermi la vita con delicatezza, e sfiorarmi le labbra con le sua. Quando aprii a poco le palpebre, sbattendo le ciglia. Guardai il suo volto. Perfetto, ammaliatore, narcisista. M'ipotizzava come un pendolo. Un antidoto che risvegliava il mio corpo dal torpore mattutino.
Lo sentii gemere, quando portai la mano sul suo membro eretto, stringendo appena i testicoli racchiusi nel boxer. Schiusi le labbra ansimando, lasciandogli libero accesso alla mia lingua che avvolse la sua in modo passionale ed urgente. Avvertivo la mia intimità pulsare di desiderio, e sentirmi pervasa da un fremito spossante. Finché la sua voce non mi riportò sul pianeta terra, in cui sarei dovuta davvero essere.

"Vogliose stamattina? Allora ti sono mancato" sussurrò intenso, dandomi dolci baci sull'incavo del collo, mentre misi a fuoco i suoi occhi nocciola.

Ingoia il magone, ed una lama trafiggeva il mio petto che ultimamente sembrava aver forgiato un solo nome.
"Si...mi sei mancato" ammisi ciò che forse non era completamente vero. Pensavo a lui. Mi aveva soggiogato la mente. E non doveva accadere. Assolutamente. Non si può essere attesti da qualcuno, quando ami davvero.

Sentii la vocina reclamare all'interno di me, ma come un singulto la ritrassi, rimanendo celata all'interno.
Scostai appena le lenzuola, alzandomi lentamente, guardando Simon ammirarmi con lussuria.
"Sei bellissima" rivelò carezzevole, portando la mano stretta in un pugno a reggersi la testa, ed il gomito conficcato nel cuscino morbido, che si abbassò sotto il suo peso.

Abbassai lo sguardo colpevole, mordendomi il labbro in combutta.
"Grazie. Vado a fare colazione" lo informai, vedendolo esalare un sospiro ed annuire.

Aprii lentamente la porta della stanza, infilandomi la vestaglia di seta turchese, stringendo il nodo in vita e far fuoriuscire alcune ciocche di capelli, rimaste all'interno.
"Ah. Ricordati che stasera c'è la cena di gala. Credo che mia madre ti abbia già preso il vestito" mi riprese pacato e vellutato. Mi girai annuendo, prima di scendere le scale lentamente e con passi deboli.

Mi avviai in cucina, aprendo il frigo che produsse un rumore refrigerato e la sua luce tenue, afferrando la bottiglia di plastica, contenente il succo all'ananas.

"Non ti ho sentito rientrare ieri sera" mi voltai di scatto, spaventata e presa alla sprovvista, portandomi una mano sul petto dove avvenne un galoppo di battiti.
"Scusa cara, non volevo spaventarti" aggiunse mesta, raggiungendo il lavello di marmo, per posare la tazza di caffè ormai vuota, dove alcuni granelli di zucchero grezzo, rimasero sul fondale, abbandonati.

"Tranquilla. Si...ero a casa di Johanna" cercai di usare un tono convincente, su quella bugia, sentendo il rumore al di fuori dalla finestra della cucina, coperta da delle tendine arancioni con ricami, lo sfrecciare delle macchine sull'asfalto.

"Serata tra donne. Divertita?" Mi chiese dolcemente, aprendo il pensile intarsiato, per preparare l'orzo a Simon.

"Una serata tranquilla" proclamai di nuovo, calandomi nella parte di chi ha avuto una serata normale, e non una serata movimentata con tanto di sconquassanti fremiti interni.

-Rewinding of me- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora