-Capitolo 23-

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Mi feci una doccia veloce, dirigendomi a casa della pazza Joy. Non sapevo bene cosa avesse in mente di farmi indossare, non sapevo bene perché stavo andando a curiosare in un posto in cui io non c'entravo nulla. La curiosità molto spesso ci porta a compiere azioni che superano la nostra ragione. Ed era ciò che io stavo facendo.

Lasciai la macchina al lato del marciapiede, attraversando con cura, ed avviandomi verso le scale in marmo della palazzina. Cercai con l'indice alzato, e gli occhi vigili il cognome di Johanna.
"Clark, Clark...eccolo" affermai da sola, premendo il bottone metallico freddo. Finché non sentii lo schiocco di una cornetta rialzata, e la voce di Joy arrivare al mio udito, metallizzata e vigorosa.

"Sei la puttanella che aspettavo? Se si sali. Se sei un bel pezzo di manzo, sali lo stesso" proclamò ad alta voce squillante, e sgranai gli occhi per la sua solita sfacciataggine. Non aveva proprio pudore. Poiché non c'era nessuno mi sentii sollevata. Finché non sentii la cornetta sbattuta con un tonfo pesante, ed il rumore scattato del portone, per darmi accesso, all'interno della palazzina. Aveva scelto addirittura un palazzo ben curato, dove viveva tutta gente perbenista. Mi ripetevo che il perbenismo è un'illusione creata da chi sa bene che siamo tutti peccatori.

Salii su per le scale, sentendo il rumore dei miei tacchi fare eco, tra le pareti rivestite da carta da parati, arrivando al terzo piano, trovando la porta di Joy, marrone, accostata.
L'aprii del tutto entrando, e sentendo la sua voce squillante, proclamarmi che era in camera, e potei notare dall'uscio di quella porta della stanza, dei vestiti ammucchiati a terra, come se fossero dei panni sporchi. Scossi la testa, ridendo, potevo immaginare che stesse trovando qualsiasi cosa per farmi apparire come voleva. Quindi richiusi la porta con un tonfo dolce, avviandomi verso la stanza.

"Si, é in atto una battaglia di vestiti" m'informò scocciata, restando chinata a cercare il vestito che avrei dovuto indossare.

"Joy, sto andando in un incontro di...la...lavoro" balbettai incerta e menzognera, mordendomi il labbro sull'ultima parola strascicata, immaginandomi i suoi occhi di ghiaccio ipnotizzatori, ed un fremito mi prese alla sprovvista, andando subito via. Poiché notai Joy rizzarsi in piedi con uno scatto fulmineo, come una felina che ha intravisto la preda per saltarle addosso.

"No. Tu stai andando in un locale osé, per un incontro di lavoro. Perciò..." lasciò la frase in sospeso, agguantando il vestito dall'ammucchiata, mostrandomelo e spiegazzandoli difronte a me, reggendolo dalle spalline.
"Questo baby. E non ti sbagli" rivelò decisa e suadente, ammirando il vestito. Pensavo ed avevo paura che fosse qualcosa di volgare. Ed invece era un semplice vestito nero di pelle, aderente e lungo fino al ginocchio. Uno scollo non troppo generoso sul davanti e sorretto da due spalline sottili.

"Credo che può...andare?!" Confermai quasi come una domanda, un po' titubante, mordendomi l'interno guancia.

"Fidati che può andare eccome" mi riprese ammiccante, porgendomi il vestito e congedandomi con un gesto della mano per farmelo andare a mettere, iniziando la ricerca per le scarpe.

Chiusi la porta del bagno, dietro alle mie spalle, debolmente. M'iniziai a sfilare i jeans che avevo, muovendomi con le anche, per lasciarlo cadere a terra ed alzare le caviglie, scalciandolo da un lato. Così come la maglia, che sfilai dalla testa, sentendo un brivido di freddo, colpirmi il corpo, in modo prepotente, tanto da sentire i capezzoli inturgidirsi dentro alla coppa del reggiseno in pizzo nero.
M'infilai il vestito, incerta, lasciando che le spalline, si posizionassero adeguatamente sulle mie spalle esili, e lasciandolo cadere giù, tirando con le mani più che potessi i lembi, per coprire ciò che credevo fosse più lungo. Poiché Joy era più passa di me di qualche centimetro, forse non avevo contato che a me, arrivava fino alle cosce.
Sbruffai arresa, portandomi il ciuffo con un gesto della mano, all'indietro, alzando il mio sguardo sullo specchio quadrato del bagno.
"Credi che stai facendo la cosa giusta Hope?" Mi domandai insicura da sola, vedendo i miei occhi azzurri abbagliarsi, per la voglia di scoprire ciò che mi premeva. Mi diedi dei pizzichi dolci sulle guance, per rinsavirai da uno stato cadaverico, e dalla mia c'era bianca, esalando un respiro ansioso, prima di tornare da Joy.

-Rewinding of me- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora