-Capitolo 40-

3.9K 218 228
                                    

Pov. Alan

Mi feci una doccia veloce, calda, una che lavasse via il malumore che aveva preso parte di me ieri notte. Ero rimasto tutto il tempo a fissarla, a studiare i suoi nuovi contorni del volto ovale. Ogni singolo dettaglio, di una ragazza divenuta donna.
Dorothy si era alzata presto, per andare al mercato con Jhonny, a comprare qualche verdura fresca, e del pesce. E benché le avessi dato dei soldi, sapevo che non li avrebbe spesi, era restia ad accettare aiuto, e così mi assicurai che Jhonny si comprasse qualcosa a suo piacimento. Adoravo quel bambino, ricordava tanto la mia infanzia, o meglio come era stare senza genitori al proprio fianco. Perché era così, mia madre uccisa sotto i miei occhi proprio come Krys vide sua madre, e mio padre  non lo avevo mai considerato tale.
Aveva solo il pensiero per i suoi profitti, per la sua mafia illegale. Girava tutto intorno ad un commercio di prostitute, e il coraggio era stato al mio fianco, per prendere posto alla paura che divorava, come un'animale affamato, si nutriva dei miei organi, ma avevo imparato a lasciare digiuno quell'animale, e divenire padrone dei miei sentimenti. Ma con Hope tutto era annientato, lei era il mio tallone d'Achille, la parte debole di me.

Mi avvolsi un telo bianco intorno ai fianchi, mentre due gocce fecero il loro lento tragitto, sulla linea del mio addome, per nascondersi sotto il telo. Aprii la porta del bagno, lentamente, vedendola ancora persa sul letto, stesa supina, con il volto girato appena sul cuscino, e le ciocche castane ramate, abbagliate dalla luce del sole che filtrava dalla tenda azzurra.
Sorrisi a vederla così, e riempiendo il mio cuore. Mi avviai verso l'armadio, per prendere dei vestiti puliti, e cambiarmi. Una maglia a pari collo bianca aderente, a mezze maniche, un pantalone nero con il cavallo basso, ed un paio di Nike bianche.
Lasciai i capelli ancora un po' umidi, pettinandoli all'indietro, e muovendoli appena con la mano.

Decisi di scendere giù in cucina, aprendo il frigo che produsse un rumore refrigerato, prendendo della frutta fresca.
Tornai su in camera, poggiando il vassoio di ceramica dipinta, sul comò, e mi misi seduto sulla poltrona crema, al lato destro della stanza, davanti al lato dove dormiva lei del letto.
Allargai appena le gambe, chinandomi in avanti, per puntellare i gomiti sulle ginocchia, e unire le dita ed i palmi tra loro. Avrei voluto svegliarla, ma era così fottutamente bella e nascosta in chissà quale sogno, che non volevo disturbarla. I raggi che ora filtravano più prepotenti, bagnavano il suo corpo, la sua pelle diafana che sembrava baciata da quei raggi, come metà della mia figura, l'altra metà restava nell'oscurità, come sempre.
Esalai un sospiro, gettando uno sguardo sul pavimento, senza saper cosa fare.
Finché non sentii un dolce mugolio, e le molle del letto scricchiolare appena, come le lenzuola profumate del suo odore, muoversi e frusciare tra loro.
Alzai lo sguardo affascinato dai movimenti lenti e sensuali del suo corpo, vedendo come si stiracchiava debolmente, come a farmi imprimere la sua immagine di prima mattina in testa, per logorarmi di un'attesa estenuante. Avvertii il mio membro indurirsi e tirare il tessuto morbido dei boxer. Cazzo! Partivo già male di prima mattina.

"B...buongiorno" mi salutò con tono basso e più seducente di prima mattina, guardandola sbattere più volte le sue ciglia lunghe, rivelando il secondo dopo il suo azzurro limpido.

"Buongiorno anche a te" replicai intrigante, notandola scostare appena le lenzuola, senza alzarsi, e rivelando parte delle sue natiche scoperte dalla sottoveste appena aggrinzita e salita su durante la notte. Dio, che cosa era, un'aliena che mi portava nella sua dimensione sconosciuta, e mi uccideva lentamente con il suo sapore e le sue movenze da dea.

Si voltò del tutto verso di me, riprendendosi dalla sonnolenza, e dalla voce un po' impastata, e le sue labbra schiuse dove si passò dolcemente la lingua, fottendomi il cervello, sembravano più piene di prima mattina.
"Già sveglio?" Domandò guardinga, innalzando appena un sopracciglio, e portandosi la mano a sorreggere la testa, lasciando che le ciocche mosse le se infilassero tra il solco delle dita.

-Rewinding of me- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora