-Capitolo 76-

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Pov. Alan

Avevo aspettato questo momento, agonizzando nel dolore assoluto, che come veleno mi bruciava gli organi.

Sapevo dove l'avrei trovata. Sempre Lo stesso giorno di quando facemmo l'amore in quella spiaggia per la prima volta.

Ero sfrecciato con la macchina alla velocità della luce, incurante che alcuni semafori rossi impedissero la mia corsa frenetica.
Guardai l'autogrill dove mi fermai quella volta con lei, mentre mi aspettava emozionata ed agitata in macchina.

Ma appena varcai la soglia, venendo avvolto dal solito odore di fritto graveolenti, che mi fece storcere il naso per il disgusto, la vidi.
Era piegata appena con il busto chinato in avanti, a cercare qualcosa. Quando la vidi afferrare soddisfatta i mashmellow.
Sorrisi beffardo, nel saperla che si ricordava ogni dettaglio, proprio come me.

Mi voltai di spalle, non appena si girò per andare verso il bancone.
Ma la sua solita sbadataggine le fece scordare il portafoglio in macchina.
Sentivo il suo odore floreale penetrare nelle mie narici, rendendomi vivo, ed annusandolo come un malato soggiogato.

In un attimo si girò fulminea, scontrandosi contro il mio petto ed avvertii un brivido di voglia ed uno di paura, ma non si scusò, non staccò gli occhi dal pavimento lercio, sgusciando fuori.

Guardai la donna dietro al bancone fissarmi, mentre ero ancora incentrato a vedere Krys da dietro il vetro, che frugava come un'ossessa dentro la macchina, messa a cavalcioni.
Ed era una fortuna che non ci fosse qualche lurido verme, o avrei ucciso chiunque avesse beneficiato della vista delle sue natiche sode, fasciate in quel vestito che mi faceva perdere la ragione.

"Si è bella, lo sappiamo. Ora si muova a pagare. Ho da fare" mi riportò al presente la voce spazientita della donna, sfoggiandole un sorriso che non la intimidì e non la smosse proprio.

Allungai la banconota da venti dollari.
"Pago i mashmellow della ragazza, e tenga il resto" affermai cristallino, sbattendo la porta del locale con un tonfo, prima di sentirla cacciare un "finalmente" dove scoppiai a ridere, e la risata si riversò dentro l'abitacolo che rimisi in moto per batterla sul tempo.

Non avrei lasciato nulla al caso.
Arrivai in spiaggia, togliendomi le scarpe da ginnastica, ed avvertii i grumoli fini della sabbia, solleticarmi la pianta del piede.
Il rumore quiete delle onde deboli, che si adagiavano sul bagnasciuga.

Era tutto perfetto e con me c'era anche mia madre che m'incoraggiava.
Vedevo il suo sorriso sulla luna pallida e piena, ma che emanava luce per farci da scena.

Arrancai tra le siepi, trovando degli arbusti e dei pezzi di tronchi abbandonato da qualche falò.
Lì portai verso il centro della spiaggia, e provai a rifare un fuoco, sfregando con una pietra che trovai.

Mi sganciai ogni bottone perlato della camicia bianca, riscaldandomi davanti al fuoco che si innalzò leggiadro, scoppiettando tenue.
Finché il battito cessò di esistere. Ogni singolo rumore si placò.
La vidi avanzare sinuosa verso di me, quelle curve dolci che amavo accarezzare.
Lei che mi fotteva la ragione ed aveva rubato il mio cuore.
Teneva saldamente in mano il sachettino ed i sandali con il tacco.
Bella e perfetta come nessuna, al candore della luna, che risaltava la sua pelle diafana, che assaggiavo gustandomi il suo sapore prelibato. Dolce e amaro.

Persi il contatto con la realtà, quando tentò come sempre di sfidarmi e stuzzicarmi, in modo saccente. Ma i suoi ansimi celati dai denti che affondava nel labbro, i suoi occhi intrisi di lussuria e desiderio, e la sua voce che scemava di tono ad ogni parola, mi confermava il contrario.
Ma non era lei ad essere arresa a me.
Ero io ad essere arreso all'amore che provavo da sempre per lei.

-Rewinding of me- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora