-Capitolo 69-

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Pov. Alan

Freddo, era ciò che avvertivo. Brividi raggelanti sparsi lungo tutto il corpo, steso. Mi sentivo un lombrico che strisciava alla cieca.
Le palpebre sembravano pesare tonnellate, ma mi sforzai, corrucciando ogni singolo muscolo del mio viso.
Fino a spalancarli e vedere le mura della stanza girare fortemente. Una trottola che non smetteva mai, mi sembrava di essere in una dimensione dove vedevo tutto in 3D, terribile, spaventoso.

Allungai la mano, che pareva morta, quasi a non sentirla più, e difatti schiantò contro qualcosa di duro e freddo, con un tonfo sordo. Non avvertivo neanche il dolore. I muscoli delle gambe intorpiditi.
Il cervello cercava di ingranare e ricordare i fatti avvenuti.
Forse ero in paradiso o magari all'inferno. La via di mezzo non esisteva.
Finché in un barlume di ragione, mi ricordai il volto ridanciano di Miranda.
I suoi occhi malvagi.
Il ghigno sul volto.
Delle frasi sussurrate, ed un'odore putrido.
Lo stesso fetore che arrivò alle mie narici, doveva poco a poco, ripresi la funzione di ogni arto e tatto.
Guardai il pavimento freddo dove ero svenuto, e poco più in là una chiazza di vomito secca.
Arricciai il naso disgustato, tirandomi su, con i palmi poggiati contro la parete, come leva.

Il primo pensiero era lei. Hope.
Dove era? Aveva parlato con Simon?
Domande che mi tartassavano la testa ancora scombussolata.
Era come se mi fossi imbottito di pasticche e fossi andato in coma etilico.
Cazzo!
Mi portai una mano alla tempia, sentendo la vena pulsare, quasi a voler esplodere, ed il cuore pompare da prima piano e poi sempre più veloce, come un corridore.

Mi avvicinai alle scale, portando il palmo sul legno lucido freddo del corrimano, per aiutarmi a salire, fino ad arrivare in camera.
C'era ancora l'odore del suo sesso a ricoprire quei metri quadri.
Potevo ancora vedere come delle immagini nitide, i suoi capelli castani ramati sparpagliati sul cuscino, le sue labbra rosse spalancate. Le sue dita affusolate, trovare un appiglio tra le lenzuola. I suoi seni che si muovevano ad ogni mia spinta rude, ed i suoi ansimi rimbombare nel mio udito.

Mi avvicinai alla porta del bagno, spogliandomi velocemente, per aprire fiacco il getto d'acqua ed infilarmi sotto, sentendomi rinvigorito, ad ogni flusso di acqua, che scrosciava sul mio corpo nudo ritmicamente.

Finché non mi tornarono in mente le parole che aveva cacciato fuori la strega.
-Grazie alle mie poche parole, Hypnos su di te scenderà, le tue palpebre si chiuderanno da sole, e un sonno profondo ti colpirà.
Solo io svegliarti potrò, quando giusto lo riterrò. Tra due giorni ti risveglierai, e tardi sarà ormai-
Come un fulmine che mi colpisce in pieno petto, dandomi la scossa, richiusi il getto d'acqua, sentendo le ultime gocce cadere a picco sulla ceramica bianca, e schizzai fuori dal box, facendo cozzare con violenza e un colpo secco i vetri.

Avevo ancora il corpo imperlai da gocce di acqua mischiato al sudore, perché stavo sudando freddo. Li sentivo scivolare lungo la schiena, e sul petto, fino alle caviglie.

Andai in camera alla svelta, infilandomi una maglia nera a maniche corte, un pantalone di lino beige, e delle Nike bianche.
Il corpo sembrava ancora indolenzito, e la testa comunque non sembrava voler ritornare ad un punto fermo, ma non me ne curai.
Scesi in fretta le scale, come se avessi avuto sei pattini sotto i piedi, sentendo riecheggiare la suola dei miei passi furiosi, sui gradini.
Afferrai le chiavi, stringendole nel pugno della mano, e richiusi con voracità, la porta di casa che sarebbe crollata, dal tonfo netto che diedi.

Scesi i gradini in marmo, correndo ad aprire la macchina e sgusciare dentro, per innestare la retromarcia, dove la ghiaia scricchiolò pesantemente, elevando un po' di polvere, sembrando che mi volesse far rimanere piantato lì.
Schiacciai con prepotenza la frizione, fino a riuscire a far smuovere la macchina, e con un gesto rapido del volante, che sembrava voler scivolare dai miei palmi sudaticci, m'immisi nella strada.

-Rewinding of me- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora