-Capitolo 4-

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La corsa lungo Crissy Field, mi aveva scacciato un po' di quelle preoccupazioni.
Stavano ritornando gli incubi, ma come sempre li vivevo nel sogno e quando mi svegliavo era tutto nero. Avrei voluto ricordarli per sapere che cosa significassero. Come pezzi di un puzzle che avrei voluto comporre per vedere il lavoro finito ed appenderlo. Ma non era così.

Mi distesi sul prato. Molta gente era lì a giocare a pallone. Chi si accingeva a montare sulle barche per fare un giro lungo il fiume. Sentivo solo il cinguettio, e qualche macchina sfrecciare lungo il Golden Gate Bridge.
Esalai un profondo respiro, sentendo il cuore tornare al suo battito normale, e togliendomi le cuffie dove riecheggiava una canzone francese.

Dopo la doccia calda, andai a lavoro. Dovevo completare il progetto di una casa ad Union Square. A quanto pare i signori Baldwin, amavano il chiasso di quel posto, e la signora adorava fare shopping. Bastava una carta dorata ed era tutto suo. Questo era ciò che mi confidò ed io sorrisi, ammirando il suo vestito di Stella McCartney.
Non che mi mancasse qualcosa, anzi. Simon aveva un ottimo proficuo, nella sua impresa. Aiutava le aziende in difficoltà ad essere comprate e risollevate da grandi imprenditori. Non sbagliava mai le scelte. Ma il denaro non rendeva felici. Forse per chi li aveva questa frase era giusta, per chi non riusciva ad arrivare a fine mese...il denaro aiutava eccome.

"Ti sei dimenticata le foto delle bomboniere" proruppe con tono alquanto offeso, joy. Alzai gli occhi dal progetto, guardandola a braccia conserte ed un sopracciglio scuro innalzato.

"Cavolo" borbottai, riducendo gli occhi a due fessure, e corrucciando le labbra, con un espressione realmente dispiaciuta.

La guardai scuotere la coda di cavallo con veemenza, portando la mano sulla cornetta e componendo il numero con l'indice smaltato di rosso.
"Sai dovresti riconsiderare l'idea, di partecipare al remake della Bella Addormentata nel bosco" si fece dolcemente beffa, portandosi la cornetta all'orecchio. Mentre mi rabbuiai a quella frase, sentendo un sapore amaro, salirmi in gola. Infatti mi fissò e si morse l'interno guancia.

"Cazzo! Scusa Hope" ammise in tono carezzevole, mentre alzai le spalle dissentendo.

"È la verità" le confermai amabilmente, vedendola buttarmi un bacio al vento, che feci finta di acciuffare nella mano che strinsi in un pugno, prima di sentirla parlare con tono squillante al telefono.

Johanna era l'unica che sapeva di come mi aveva accolto Miranda, prendendosi cura di me. Il problema è che prima di parlare non rifletteva mai. E ormai ci ero abituata. Ma ogni volta quel senso di tristezza si faceva largo dentro di me, cercava un punto dove sfociare, ma non lo trovava.

Mi alzai, prendendo la brocca di vetro per riempirmi una tazza di caffè e soffiare all'interno. Guardai quel vortice marrone scuro, aprirsi e la nube spargersi nell'aria del piccolo ufficio.
"Stasera niente impegni baby" presi una sorsata, mentre mi appurai che parlava con me, e che aveva finito di flirtare al telefono con un ragazzo conosciuto due sere prima.

"Lo sai che a lavoro, si tengono solo telefonate di lavoro" la ripresi saccente, portandomi una mano sul fianco, coperto da una gonna rosa cipria. Alzai il sopracciglio quasi a sfidarla.

"Come sei noiosa. Era solo...stasera verrai al Blue Monkey con me" cambiò volutamente discorso, mentre mi strozzai quasi con il caffè, tenendo la tazza salda, tra le mani.

"Che?...no...non se ne parla" scossi la testa e risi come una nevrotica schizzata, poggiando la tazza sulla credenza bianca laccata.

"Ormai devi" continuò imperterrita, alzandosi dalla poltrona nera girevole. In cui le rotelle strusciarono a terra con un rumore strascicato.
Si affiancò a me, riempiendosi la tazza e spruzzandoci sopra la panna con veemenza, mentre ne prese un sorso, levandosi con la punta della lingua i residui di panna che le contornarono le labbra.

-Rewinding of me- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora