graveyard

2.8K 43 0
                                    

Finita l’uscita con Andrea,dove non successe niente di nuovo,decisi di trovare il coraggio e andare al cimitero.

La neve cadeva lentamente e silenziosa. Non vi era nessuno da quelle parti. In realtà ero io che non dovevo trovarmi li. Se sarei crollata? Se non sarei riuscita a controllare tutte le mie emozioni?

Dopo un lungo viale,fiancheggiato da altissimi cipressi,ecco spuntarmi un enorme cancello nero,semichiuso, con due angeli in pietra ai lati che tenevano in mano un’arpa.

“vuole dei fiori signorina?” mi chiese con tono dolce un signore anziano,con una giacca verde e dei fiori appena colti.

“si…dove posso rivolgermi?”

“a  me!” esclamò compiaciuto,battendosi la mano sul petto.

Entrammo in una piccola serra che si trovava poco più in là del cancello. Lì la temperatura era molto più alta rispetto a quella esterna.

“aspettami qui!” disse,senza guardarmi.

 Con delle forbici taglio tantissimi fiori,i più belli.

“ecco a lei!”

“quanto le devo?” domandai ponendo il portamonete,ma lui me lo richiuse.

“niente,signorina! Adesso vada i suoi cari la aspettano da tanto tempo!”

Una folata di vento mista a neve fece cadere una rosa rossa per terra e quando la raccolsi l’anziano signore era già scomparso.

Strinsi i fiori al petto e scavalcai la soglia del cancello percorrendo una piccola rampa di scale. Quel posto era così tetro e triste.

Il cuore smise di battere quando vidi le foto sorridenti di Mario e  Roberto sulle lapidi,all’interno di una piccola cappella.

L’ombrello cadde all’entrata della porta di vetro,decorata da fiori dorati e circondata da candele rosse.

Mi inginocchiai,sfiorando i loro visi.

Una candela rossa illuminava il soffitto,costellato da piccoli angeli.

Lentamente tolsi i fiori secchi,segno che mia nonna non era ancora venuta,e li sostituì con quelli freschi,riempiendo il recipiente d’acqua.

Intorno a me vi era il vuoto e nella mia mente quei due sorrisi.

Poggiai la fronte sul freddo marmo schiacciando i capelli contro le mani,iniziando a piangere. Il dolore era indescrivibile.

Ad un tratto mentre il mio lamento era più forte,una specie di sussurro bloccò il mio corpo,e quella stanza divenne fredda e così tremendamente silenziosa.

“sono qui..ti prego non piangere!”

 Mi guardai le spalle,ed aprì gli occhi,ma non vi era nessuno. le braccia tremavano e le gambe si alzarono pronte per scappare. Le ante della porta in vetro erano spalancate e dei fiocchi di neve riuscivano ad entrare e poggiarsi sul pavimento. Le candele si spensero tutto in un solo colpo.

Il mio corpo era inerte.

Urlai,quando una mano gelida,toccò la mia spalla.

 Iniziai a correre,tornando a casa.  

l'essenza di vivereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora