“che colore ha la morte?
Come mai questa domanda? Vi starete chiedendo nelle vostre teste.
Quand’ero piccola io e mia nonna avevamo un gioco,se così si può definire,tutto nostro. In cosa consisteva? Era semplicissimo. Abbinavamo delle situazioni o emozioni ad uno o più colori. Ad esempio secondo lei,la vita è un arcobaleno. Perché? Perché un solo colore non basta a far capire l’importanza di tale percorso,così un giorno guardando un dipinto,fece questo paragone,in quanto nella vita, ci sono giorni più luminosi ,come il giallo,bianco,rosso o l’arancione,ed altri più grigi e tristi,come il blu o il viola.
Credo che il nero,sia il colore ideale,per esprimere la morte di una persona cara. A volte mi chiedevo del perché la gente si vestisse di nero o associasse la morte a questo colore. Poi ora l'ho capito. Il nero è l’insieme di tutti i colori,ma in sé è esattamente l’assenza di tutti. Può essere paragonato alla fine di un ciclo vitale…per questo mia nonna non lo nominava mai!...”
Sentivo gli occhi delle persone fissare il corpo esile e tremante,vicino al prete che era seduto su una sedia bianca,poggiata sull’erba del cimitero. Il silenzio era quasi tombale. Si sentiva solo la mia voce,che rimbombava tra le cime dei cipressi e le svariate lapidi.
Era il 12 Giugno.
Un’aria fredda e pungente scorreva lungo il mio viso,cercando di asciugare qualche lacrima che ogni tanto scendeva. Dei nuvoloni neri si stavano avvicinando.
La mia voce non era sicura,anzi spesso veniva spezzata da una mancanza di tono e parole,nonostante mi fossi preparata un discordo,che dovevo solo,limitarmi a leggere.
Tra le prime file c’erano tutte le persone che mi avevano accompagnato dal 15 Agosto fino ad oggi,tranne una. Mia nonna.
Lei ora si trovava in qualche altro luogo,probabilmente insieme a mio padre e Mario,felici e sorridenti.
La sua bara era posta al centro "dell'altare" circondata da un’enorme corona di fiori. Ogni tanto guardavo la sua foto,posta all'interno di una cornice argentata. Mi trasmetteva un grande senso di protezione,come una dolce coperta nel bel mezzo di un rigido inverno.
Alessandra non era tra le prime file,anzi si trovava,in lontananza,in piedi poggiata ad un albero,stringendosi il cappotto.
I suoi occhi si caricarono di lacrime alla fine del mio discorso durato dieci minuti buoni.
Mia nonna era morta tre giorni fa. Non feci in tempo a tornare a casa,colma di entusiasmo per la fine del quarto superiore quando vidi troppe persone in salotto e mia zia in lacrime.
Tutti sapevano quello che le era successo tranne io.
Era morta per un glioblastoma al cervello,ovvero un tumore che nella quasi maggior parte dei casi porta alla morte del paziente infetto. Questa fu l’unica frase che riuscì a capire da Alessandra,dopodiché il vuoto.
Successivamente mi spiegò che l’infarto che aveva avuto al cuore,non aveva niente a che vedere con il tumore,che era stato un episodio abbastanza normale,vista l’età. Poi tramite una TAC hanno scoperto la causa vera e propria dei suoi dolori.
Mi avevano nascosto tutto,perchè volevano tutelare il mio stato d’animo,in quanto erano convinti che non sarei riuscita a sopportare un'altra perdita. Forse avevano fatto bene,ma nonostante tutto,avevo dei profondi sensi di colpa,per non essergli stata vicina in un momento così delicato. L’ultima volta che la vidi furono circa tre settimane fa. Era domenica e lei mi cucinò tutti i miei piatti preferiti. Non capivo del perché di quello strano gesto,ma lo apprezzai e la portai a fare una passeggiata nel parco.
Voleva dirmi “addio” a modo suo.
Successivamente la ricoverarono il 1 Giugno perché era svenuta,in casa durante il pomeriggio e fortunatamente mia zia si trovava lì con lei. Purtroppo non la vidi più,perché ero andata in gita dal 2 fino all’8,del corrente mese,in Puglia.
I funerali finirono verso le 18:00,per via del tempo,in quanto iniziò a piovere fortissimo.
Io restai accanto alla sua lapide,colma di crisantemi gialli e rosa,i suoi preferiti. Il suo volto sorridente,veniva picchiettato dalla pioggia,dove le gocce scorrevano veloci sino al suo nome scritto in oro. Mi sedetti sul gradino in marmo,fissando un lumino rosso,spento.
“mi dispiace nonna” sussurrai. "perchè..mi state abbandonando tutti?"
“Camilla…” era Jolie e si trovava dietro di me “dai andiamo ti porto a casa”
Mi raccolse,passandomi un braccio sulle spalle,riparandomi sotto un ombrello.
A casa ero sola.Dissi a Jolie di non preoccuparsi e che ci saremo sentite più tardi. Andai a farmi un bagno caldo.
Feci un grosso respiro ed affondai nella schiuma chiudendo gli occhi. Riemersi dopo qualche secondo con la mente confusa e il respiro affannoso.
Il vapore dell’acqua faceva da condensa sul vetro dello specchio,dove riuscivo ad intravedere il mio corpo sfocato.
Con la mano lo pulì un po’,per vedere meglio il mio volto rosso dalle lacrime. Tremavo e avevo freddo.
Una volta cambiata mi misi nel letto,misurandomi la febbre.
39.5
Guardai fuori dalla finestra fissando le nubi e riflettendo su tutto ciò che mi stava accadendo.
La mia vita era così. Non aveva vie di mezzo,tra l’emozioni,ma solo l’eccesso. Questi ultimi mesi,stavano diventando una specie di telenovela tra ragazzi,amici,uscite e divertimento,chissà potevo essere scambiata per una NORMALE ragazza che stava vivendo la sua NORMALE adolescenza.
Forse stavo davvero voltando pagina,inconsciamente,imparando a dimenticare e andare oltre. Ma ecco che arriva quella cosa che ti fa crollare tutto. Una doccia fredda,che ti rende incapace di reagire.
Mi ero solo illusa.
Mi addormentai,tra mille altri pensieri e gli occhi lucidi.
*angolo scrittrice*
ed ecco qui il capitolo triste,che tanto vi dicevo! un bacione a tutti!
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l'essenza di vivere
General FictionCamilla, una ragazza di 17 anni che si trova a lottare quasi sempre tra il dolore e la voglia di ricominciare da zero. Le viene tolto tutto. Il suo adorato fratello e il padre morti in un incidente stradale, insieme alla madre che si trova in uno s...