l'ora di cena!

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Qualcuno bussò alla porta. Era la stessa infermiera "dei calmanti".

“è arrivata la cena!”  disse,spingendo un enorme carrello.

Poggiò il vassoio sul tavolino.

“torno fra un’ora!”esclamò andandosene.

Odiavo il cibo dell’ospedale. Era insipido e sapeva di tutto tranne di ciò che doveva sapere.

Mi alzai dal letto andandomi a sedere sul tavolo.

Passarono dieci,quindici e venti minuti ma non riuscivo a mangiare. Era più forte di me,tralasciando il fatto che la minestra era acqua sciacquata e la cotoletta un pezzo di mattone. E poi era tutto decisamente troppo. Le porzioni enormi.

“Camilla  vuoi mangiare si o no? È mezz’ora che giochi con il cucchiaio!”  mi strillò Matteo dal divano.

“non dirmi che devo imboccarti?” mi chiese disperato.

“NO!”

“e allora…!”

“MA NON HO FAME! Mangialo tu!” 

“non posso è la tua cena! E poi ho già preso un panino per me!”

“i panini..qui sono vuoti! Non ti sazieranno mai!”

“me lo farò bastare!”

Cercò di invogliarmi a finire il pasto. Ma non ci riuscì tutto era come me lo avevano portato. Così dieci minuti allo scadere dell’ora presi il piatto di minestra e lo buttai nel w.c. scaricando.

“ma ti sei impazzita?”   

Urlò Matteo alzandosi dal divano e strappandomi il piatto dalle mani.

“perché lo hai fatto?” continuò. “ ti sembra normale? Mo che gli dico a quella?”

“dai…diglielo così inizieranno ad imbottirmi di farmaci! FORZA!”

Sapevo com’erano le regole dell’ospedale. E a volte avevo anche paura delle reazioni dei medici.

Si calmò.

“mangialo…tu! Ti prego! Poi domani mangerò tutto! Te lo prometto!”

“giuralo!”

“te lo giuro! Mi si è solo chiuso lo stomaco per tutta questa situazione..ti prego!”

Acconsentì e finì il mio pasto,compreso un budino viscido alla vaniglia.  

Lo abbracciai forte ringraziandolo.

“e questo?” chiese notando un bicchiere di plastica con delle gocce di densità molto simili a l’olio.

“quell’infermiera mi odia!” ironizzai.  “sono calmanti…”

Mi avevano preso per pazza.

“buttiamo sta merda!”

Presi il bicchiere,lo sciacquai con dell’acqua,buttai il contenuto nel lavandino e lo rimisi sul vassoio.

Allo scoccare dei sessanta minuti eccola spuntare dalla porta,questa volta insieme ad Alessandra.

“hai mangiato tutto?”

“si..il vassoio è vuoto!” risposi cercando di essere convincente. Matteo fece finta di niente,cercando di non parlare.

 “perfetto…ora devi venire con me in una stanza qui vicino!Tu Matteo puoi rimanere qui!”

Quando entrai nella stanza vi erano diverse ragazze,sedute su un tavolo con davanti un piatto colmo di frutta e vicino a loro vi era un’infermiera,abbastanza severa e con poca pazienza.

“che hanno?” chiesi curiosa.

“niente di che!!”

Annuì.

Mi spogliai,rimanendo solo in mutande e reggiseno.

“Sali!” mi ordinò.

Misi i piedi su una piastra gelata che calcolava il mio peso e dinanzi a me vi era una lastra verticale che mi misurava l’altezza.

Pesavo 40 kg  ed ero alta 1.75 m.

Annotò questi numeri sulla mia cartella clinica.

“che fai Alessandra?”

“tranquilla,ci serve solo per le analisi!”

“mi prendi in giro vero?”

Smise di scrivere,fulminandomi con lo sguardo.

“ogni cosa ha il suo tempo! Puoi rivestirti!”

“quando mi dimettete?”

Non rispose. Si limitò a guardarmi con volto arrabbiato. Era furiosa. Ma per cosa?  

“quando inizierai a fare ciò che ti dico!”

“ma l’ho fatto!” ribattei.

“io non credo!”

Tornai in camera.

“che ti ha fatto?” domandò Matteo appena rientrai,notando il mio volto imbronciato.

“mi hanno pesato!”

“per quale motivo?”

“non me l’ha detto!”

“qualcosa…non va!”

Presi il pigiama dalla valigia che mi aveva portato mia zia e andai a farmi la doccia. Ero ancora sporca di fango e avevo diverse ferite,che a contatto con la schiuma bruciavano da morire.

“era ora…sono 30 minuti che stai in bagno!”

“eeh…capita!” risposi stendendomi sul letto.

“lo sai che sembri un puffo con questo pigiama? Ti manca solo il cappello!”

Risi.

Gli feci spazio nel lettino e parlammo fino alle 4:00 di mattina dove poi lui si addormentò. Sembrava un angelo. Adoravo guardarlo mentre respirava. Il suo corpo così forte e vivo mi faceva sentire al sicuro. Così mi rannicchiai tra le sue braccia e chiusi gli occhi. Feci numerosi incubi e avevo una costante sensazione di cadere nel vuoto. Alla fine,esausta, mi alzai dal letto,cercando di non svegliarlo.

Ad un tratto,mentre stavo guardando fuori dalla finestra,la neve scendere dal cielo, sentì dei lamenti,come se qualcuno stesse piangendo. Andai a vedere. 

*angolo scrittrice*

che ne pensate? Vi piace? dai commentante mi mancano i vostri commenti hahaha :3 un bacione grande a tutti :* 

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