SAD!

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“amore mio,ma dove stai?” chiese Andrea,preoccupato, per telefono quando risposi alla sua settima chiamata,per evitare un altro infarto.

“..sto…qui…in giro!” dissi con tono strafottente.

“Ma sta nevicando fortissimo! Ti prenderai una polmonite!Torna a casa ti prego! Vieni da me..se vuoi i miei sono partiti per una settimana!”

“grazie..ma sto bene da sola!”

Avrei preferito una polmonite che tutta quella falsità e dolore.

La mia vita era così! Un’alternarsi di cose positive e negative,solo che quest’ultime avevano sempre una maggior rilevanza e frequenza.

Riattai e proseguì la mia passeggiata senza un punto di arrivo,indipendentemente dal tempo.

Il tempo. Mi aveva fottuto così tante volte che avevo smesso di andargli dietro.

Mia nonna si trovava in ospedale. Su un lettino,dormiente. Ed io invece mi trovo qui per terra,su un letto di neve a fissare quei migliaia di fiocchi bianchi cadere,vorticosamente,sul mio volto. Bhè devo ammettere che non è una cosa molto normale…ma niente era paragonabile alla tempesta che si imbatteva all’interno del mio corpo.

In un attimo la mente compose un’immagine non del tutto piacevole. E se mia nonna fosse morta? Se la sua vita di fosse spenta proprio oggi? Che cosa ne sarebbe stato di me?Di mia madre? Della mia  mente? Del mio  sentirmi viva solo perché c’è lei. L’unica parente oltre a mia zia rimaste su questa terra.

La colpa di tutto era solo mia.Aveva ragione Caterina. Ero stata un’egoista.Troppe responsabilità ad una signora anziana,con mille problemi e preoccupazioni. La stavo uccidendo io. Lentamente l’avevo portata sul letto di morte. Io la causa di tutto. Io la portatrice di problemi. Perché non sono morta in quel maledetto incidente? Perché sono ancora qui? Dio voleva punirmi per un qualcosa. Ed ecco. Mi sta infliggendo tutto ciò; vedrò andar via tutte le persone a cui tengo.

Mille domande. Nessuna risposta.

Le lacrime ,ormai avevano smesso di scendere. Era come se ad un tratto non ne avessi più,ma in compenso vi era come una forte corda al collo che mi stringeva impedendomi di respirare.

Stavo male.Non c’era più niente da fare,il mio stato d’animo si era completamente offuscato. Non capivo più niente! Avevo smesso di pensare,agire e ragionare.

Appena mi alzai barcollai andando a sbattere contro il tronco dell’albero. Staccai la testa dalla corteccia e ripresi la bici.

Non sapevo dove andare. Inutile provare a tornare a casa di mia zia. Mi avrebbe cacciato  a prescindere.

Clara era in vacanza con la sua famiglia.

Alessandra lavorava,ma dopo la macabra figura che avevo fatto preferivo non incontrarla.

Solo Andrea sembrava rispondere ai requisiti che cercavo.

Il ritorno da quel bosco invernale ,in cui mi trovavo,sino alla casa di Andrea,fu lungo e straziante. Le persone mi guardavano domandandomi se stessi bene,ed io rispondevo che ero solo scivolata.

La nausea  era travolgente. Vedere tutte quelle famiglie abbracciate,sorridenti e felici.

Mi avevano strappato il cuore dal petto,cercavo di resistere,trovando conforto in delle  parole positive o fingere semplicemente portando costantemente una maschera,perchè non volevo che si vedesse il mio dolore.

E forse è proprio per quest’ultimo motivo che  sto male.Per troppo tempo ho tenuto tutto dentro,comprimendo in un  angolo ed accumulando emozioni. Ora sono esplose come un vulcano.

Arrivai alla casa di Andrea,completamente impaurita da tutte queste deduzioni e con una completa voglia di affondare tra le sue braccia e respirare il suo ossigeno vivo.

Con le poche forze rimaste citofonai. 

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