Capitolo n°71

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"Ho solo bisogno di sapere che tu mi stai accanto, anche solo un tuo sorriso e io sto bene, non pretendo le grandi parole, quelle parole bellissime ma che la maggior parte delle volte non hanno un significato, un bacio, un abbraccio, uno sguardo e io capisco che tu mi sei accanto." cit.

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-Hermione's pov- 

I piccoli singhiozzi strozzati sono l'unico suono che rimbomba all'interno della piccola stanza, oltre ai miei piccoli sussurri per cercare di farlo smettere di piangere. Non posso più vederlo così, perché mi devasta dentro. Non so cosa sia successo e ora non voglio realmente saperlo perché la cosa più importante è farlo calmare, e non interrogarlo.

«Faccio schifo...» sussurra contro il mio collo e sento i piccoli frammenti del mio cuore dissolversi nel mio petto, per poi farmi ancora più male. Mi fa male vederlo così fragile, vederlo cadere in un burrone davanti ai miei occhi e sapere che io non posso fare altro se non abbracciarlo e cercare di farlo calmare.

«Harry non dire così, sai che non è vero...» Le mie mani gli accarezzano dolcemente i ricci sulla nuca che sono leggermente umidi. Mi stacco leggermente da lui e abbassa la testa, accarezzandosi il pollice sullo zigomo per asciugarsi la piccola lacrima che gli è appena scesa. «Guardami, ti prego...» Tisa su con il naso e subito dopo fonde il suo sguardo di fuoco- a causa delle lacrime- e intenso nel mio che pian piano si sta appannando.

«Ma è vero, penso solo a me stesso, anche secondo te faccio così per farmi notare?» mi chiede con la voce tremolante. Ha paura di una mia eventuale risposta ma perché? Perché pensa queste cose?

«Ma Harry cosa stai dicendo? Ovvio che no...Ehy riccio da dove ti vengono certe idee?Tu sei la persona più dolce di questo mondo, pazzo ma dolce.» sorrido, cercando di calmarlo.

«Niall me l'ha detto...» mi fermo un secondo a quel nome. Niall? Niall non può aver detto quelle cose, sarebbe del tutto strano e...non sarebbe da Niall.

-Jade's pov-

Le sue dita calde toccano la pelle bagnata dei mie polsi, bagnata perché mi sono appena lavata le mani, finalmente mi sono tolta la flebo e mi sono lavata la mano dove c'era l'ago. Mi ritrovo su di lui, le sue dita che pressano ancora sulla mia pelle, il gridolino che è scappato dalle mie labbra qualche secondo fa mi riempie ancora l'udito, la punta del suo naso sfiora la punta del mio. Nella stanza fa infinitamente e improvvisamente caldo e l'aria é troppo pesante, tanto da sembrare assente.

Faccio di tutto per non poggiarmi sulla sua ferita, i suoi occhi non lasciano i miei neanche un secondo quando soffia dolcemente sulle mie, facendomi tremare le gambe.

«Baciami...» una parola, un verbo, sette lettere che mi fanno tremare tutto il corpo, un brivido che parte dalla spina dorsale, fino a riempire ogni singolo angolo del mio corpo. Lo stomaco mi si stringe in una spirale, come quando si prende una spugna e la si stunge, la sua mano si poggia sulla parte anteriore del mio collo e nel giro di secondi sento le sue labbra premere dolcemente sulle mie. La sua lingua preme dolcemente sulla linea in comune fra le mie labbra e queste si socchiudono leggermente, giusto per far passare la sua lingua, danza perfettamente con la mia.

La sua mano si stacca dolcemente dal mio collo, fino a fine sotto la mia mano, pelle contro pelle, acqua contro fuoco. Le sue dita si incrociano con le mie, spingendomi a fare lo stesso. Le sue labbra sono morbide, anche se sottile, sono qualcosa di bellissimo, è come se la mia vita dipendesse dal mio contatto con il loro.

«Jade aspetta un secondo...» sussurra Louis, allontanandomi da lui mettendomi le mani sulle spalle e facendomi sedere un più più avanti rispetto alle cosce. Apro improvvisamente gli occhi che non mi ero neanche accorta di aver chiuso durante il bacio. Avrò fatto qualcosa per far interrompere il bacio, non posso evitare di currugare la fronte. Il suo sguardo è poggiato sulla mia mano, il suo pollice inizia a descrivere dei cerchi sul dorso della mia mano, facendomi rassicurare.

«Che succede Lou?» gli chiedo quando prende la mia mano e la gira dalla parte del palmo e subito dopo, rigirarla dal dorso.

«Non hai più la flebo.» sorride continuando a tracciare dei cerchi ivisibili sulla mia pelle. Ridacchio leggermente mentre gli scompiglio i capelli con una mano e avvicinandomi leggermente a lui. I suoi occhi sono bellissimi oggi, lo sono sempre ma oggi hanno quel qualcosa in più, auel luccichii in più rispetto alle altre volte.

«Sei stanco?» gli chiedo cercando di deviare il discorso da me che sono un po' confusa per Marco, questa improvvisa parentela che io non so neanche spiegarmi. Mia madre mi ha sempre detto che mio padre morì quando io avevo 4 anni a causa di un tumore al fegato e ora? Non lo so.

«Ehy, non importo io ora, dimmi che hai, perché hai qualcosa e non provare a negarlo.» mi smaschera e abbasso lo sguardo, iniziando a giocherellare con il mio alestico, facendo scorrere il tessuto morbido tra le mie dita. «Ehy pulce...» sussurra, facendo scorrere lentamente la sua mano sul mio braccio. Sento l'elettricità passarmi sulla pelle, dentro le ossa, dentro le vene, dappertutto, pura energia per il suo gesto e per la sua parola "pulce".

«É solo che...non lo so...sono confusa per quanto riguarda la mia improvvisa parentela con Marco...» sussurro tenendo lo sguardo basso. Mi vergogno di tutto questo, so che non è vero, perché è impossibile che lui sia mio padre, non è logico, non c'è alcun collegamente logico dietro questo. Mio padre è morto anni fa e basta. Due sue dita mi alzarono la testa, facendo incrociare i nostri occhi.

«Non devi essere confusa, dovrete fare un semplicissimo analisi e vedrai che il test sarà negativo, perché Marco...Beh non lo so, ma vedrai che sarà negativo.» mi sorride dolcemente, accarezzandomi il mento con il pollice e facendomi sorridere come solo lui e altre poche persone riescono a fare. Mi avvicino più a lui, fino a far incontrare nuovamente le nostre labbra. La sua lingua striscia dolcemente sul mio labbro inferiore, approfittando della piccola fessura lasciata dalle mie labbra per accedere alla mia bocca e far incrociare le nostre lingue.

«Jade comunque dovresti davvero fare un esame per vedere se sei sua figlia...» sussurra quando le nostre labbra si separano per prendere fiato.Non so se voglio realmente farlo il test, ma comunque devo sapere se è solo uno sbaglio dell'ospedale o se è la verità e se fosse vero non so cosa succederà.

«Lo so, ma se fosse vero? Io non posso permettere che questo  cambi del tutto la mia vita.» spiego e la sua mano si avvicina ai miei capelli, accarezzandomeli dolcemente.

«Perché devi cambiare la tua vita? Potrebbe anche non essere il tuo vero padre…» sussurra. So che non può essere mio padre, lo so perfettamente perché mio padre è morto anni fa e non so perché mi sto facendo certe idee, sto creando delle ipotesi del genere.

«Parliamo di qualcosa che non centra niente con questo, te ne prego...È ancora presto, farò gli esami e vedrò, ma ora parliamo di te...» cambio discorso. «Mi hai fatto piangere un casino, ti sembra normale?» sorrido e lui alza un angolo delle labbra in un sorriso sgrembo, mentre mi mette una mano attorno ai capelli, spingendomi sul suo petto. È estremamente rilassante sentire il suo battito in corrispondenza del mio orecchio, posso dire di aver temuto di non poterlo più fare.

-Rosy's pov-

Il ticchettio dei tacchi rimbomba all'interno dello sgabuzzino sudicio e buio  dell'ospedale. Aspetto pazientemente che risponda al cellulare e, dopo il quarto squillo, questo accade.

«Ho fatto. » gli dico appena risponde, senza dargli neanche il tempo di dire qualsiasi cosa.

«L'hai fatto?»

«Sì, l'ho drogato.» quando le parole fuoriescono dalle mie labbra sento il nodo alla gola ingrandirsi sempre di più e il cuore cadere in una spirale. L'ho fatto.

Brave - fight for You {#Watty2016} IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora