TRE.

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La sveglia suona alle 7.00 in punto. Mi rigiro sotto le coperte fino a che la luce non entra dalla finestra. Mi alzo di malavoglia.

Oggi sarà il mio primo giorno di scuola. Vorrei fare bella impressione, ciò significa arrivare in orario e non sembrare uno zombie. Vado a cercare dei vestiti e dopo essermi sistemata scendo in cucina a fare colazione. È ancora presto, ma mi conviene iniziare ad andare, visto che la scuola dista dieci minuti da casa e non conosco bene la strada.

Metto le scarpe e mi avvio verso la scuola. È la prima volta che vado verso il centro della città, mi auguro solo di non perdermi.

Finalmente arrivo davanti alla High School. È enorme e ha davanti un giardino altrettanto grande.

Appena suona la campanella entro insieme alla massa informe di ragazzi, tra cui mi sembra quasi di scorgerne uno che viene verso di me: è Cam. Ancora lui! Mi fermo lo stesso ad aspettarlo.

‹‹Buongiorno, anche tu qui?›› chiede sorridendo.
‹‹Si... Mi sai dire dov'è l'ufficio della preside?›› chiedo io.
‹‹Ci sono finito così tante volte da quella là che te lo so indicare anche ad occhi chiusi!›› ecslama lui fiero.
‹‹Ah beh, non male. Direi che sei proprio uno studente modello.›› dico ironicamente.
‹‹Già. Dai, vieni.›› dice lui facendomi segno di seguirlo.

Arriviamo davanti ad una porta rossa lucidissima con su una targhetta che indica che quello è l'ufficio della preside.

‹‹Vado a mettere giù lo zaino. A dopo!›› dice Cam sparendo dal mio raggio visivo.

Intanto io busso alla porta rossa ed entro nell'ufficio.

‹‹Buongiorno, lei deve essere la signorina Villa. Benvenuta nella nostra scuola!›› dice tutta felice la preside stringendomi la mano.
‹‹Grazie, è un piacere per me essere qui.›› dico ricambiando la stretta.
‹‹Ora cara, dammi un secondo che prendo il tuo file e ti dico tutto, intanto se vuoi accomodati pure.›› dice la preside.

Mi accomodo su un divanetto lilla. Intanto che la preside, una signora sulla cinquantina con i capelli grigi e un paio di scarpe con il tacco rosse fiammanti, rovista nei cassetti, mi guardo intorno. L'ufficio, più che quello di una preside, sembra quello di una principessina di sei anni. È praticamente uguale a quello della Umbridge di Harry Potter ma in versione viola.

‹‹Allora, eccoci qua. Sidney Villa... Sei al secondo anno, giusto?›› chiede la preside e io annuisco. ‹‹Perfetto. Mi dovresti segnare i corsi che vuoi frequentare tra quelli qui elencati. Sono inclusi inglese, letteratura inglese, matematica e tecnologia.›› spiega la preside dandomi un foglio. Segno i corsi che più mi piacciono e che mi interessano, come ad esempio geografia e storia, poi restituisco il foglio.
‹‹Ora aspettami un secondo che vado a chiamare la tua guida per fare il giro della scuola.›› dice la preside alzandosi e uscendo.

Dopo pochi minuti rientra seguita da un ragazzo. Ancora una volta non voglio crederci.

‹‹Lui è Cameron, ti mostrerà il tuo armadietto e ti farà fare il giro della scuola, ovviamente senza deviazioni strane.›› sottolinea la preside, più rivolta a Cam che a me.

Io e Cam usciamo dalla stanza e ci ritroviamo da soli in corridoio.
‹‹Ci si rivede, tuffatrice!›› esclama facendomi l'occhiolino. Lo fulmino con lo sguardo.
‹‹Dai, vieni. Il tuo armadietto è quello lì.›› dice inidicandone uno non appena raggiungiamo il corridoio principale.

Apro l'armadietto rosso e appoggio dentro la mia cartella con i libri. Chiudo l'armadietto e come password metto la mia data di nascita. Cam apre quello di fianco, il suo penso, e ne tira fuori una chiavetta.

‹‹Questa è per dopo.›› dice sventolandomela davanti per poi infilarla in tasca.

Iniziamo a fare il giro della scuola, dove Cam mi mostra i vari corridoi, le classi e la palestra con gli spogliatoi. Poi entriamo in una seconda ala della palestra dove c'è una piscina.

‹‹Se vuoi esercitarti con i tuffi...›› dice Cam indicando il trampolino.
‹‹Ti prego, smettila. Come te lo devo dire che non sono una tuffatrice?›› dico seccata scandendo bene le parole.
‹‹Ah... Smettila per favore. Vieni qui. Ora c'è la parte migliore›› dice prendendomi la mano.

Ha le mani calde e morbide, di quelle che non lasceresti mai. L'esatto contrario delle mie. Sarà anche antipatico, però non posso negare che quando mi ha preso la mano ho avuto una sensazione stranissima, come quando torni a casa dopo tanto tempo.

Arriviamo in una sala che deve essere quella della mensa ed è piena di macchinette. Cam si avvicina ad un distributore di merendine e ci infila la chiavetta.

‹‹Vuoi qualcosa prima di entrare in prigione?›› chiede Cameron mentre seleziona un pacchetto di patatine. Sorrido per la frase che ha appena detto: voglio dire, ha tentato di essere gentile.
‹‹No grazie, più che altro preferisco da bere. C'è il tè?›› chiedo. Cameron si avvicina ad un'altra macchinetta e mi prende del tè caldo. Lo avrei preferito fresco, ma non fa niente. Prendo in mano il bicchierino e per poco non lo lancio: scotta come non so cosa!

‹‹Sei al secondo anno, giusto? Hai 16 anni, no?›› chiede Cam mentre ci avviamo verso la mia nuova classe.
‹‹Si, esatto. E tu sei in...?›› chiedo rendendomi conto di non sapere neanche quanti anni abbia Cam.
‹‹Quarto anno. Faccio i 18 tra non molto.›› risponde lui quando giungiamo davanti alla porta della mia classe.

Cam bussa ed entriamo insieme. Tutti, e dico proprio tutti, si girano a guardarci come se fossimo una nuova specie divina giunta sulla Terra. Noto subito un gruppetto di oche che prendono subito a spettegolare.

‹‹Ragazzi, lei è Sidney, la vostra nuova compagna di classe. Di cognome fai Villa, dico bene?›› dice gentilmente il professore e io annuisco.
‹‹Va bene Sidney, vai pure a sederti vicino a Sharon.›› continua il professore indicandomi un banco libero.

Alla pronuncia del mio nome sento delle risatine, ma ormai ci sono abituata. E poi, quelli che hanno nomi strani sono gli americani alla fine. Vado verso il banco indicato dal professore e mi siedo di fianco a questa Sharon, una ragazza carina con i capelli scuri lunghi fino alle spalle e le punte fucsia.

‹‹Ciao!›› esclama stringendomi la mano. ‹‹Mi chiamo Sharon, Sharon Smith. Piacere! Tu sei Sidney, giusto?›› dice tutta entusiasta.

Fatico un attimo a stare dietro a quel fiume di parole contente che le esce dala bocca, poi allungo la mano e gliela stringo.

‹‹Si, sono Sidney.›› rispondo sorridendo.
‹‹Da quanto conosci Cameron? Uscite insieme? Da quanto sei qui? Conosci anche Nash? Diventiamo amiche?›› dice Sharon piena di entusiasmo.
‹‹Hey, hey! Calma! Dammi un secondo!›› dico ridendo.
‹‹Oh, scusa... mi rispondi lo stesso?›› dice lei ridendo a sua volta.
‹‹Si, ma con calma. Conosco Cam da ieri pomeriggio, non usciamo insieme, sono arrivata sempre ieri pomeriggio dall'Italia, Nash non so chi sia e si, diventiamo amiche.›› rispondo.

Alla penultima frase, Sharon rimane delusa, poi si rianima all'ultima.

‹‹Raccontami un po' di te... se ne hai voglia ovviamente.›› dice Sharon.
‹‹Certo. Vengo dall'Italia, Milano in particolare. Papà è italiano, mentre mamma è di Los Angeles. Faccio ginnastica e sono qui per andare avanti proprio nel mio sport e arrivare un giorno alle Olimpiadi.››.

RIGHT NOW (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora