VENTISEI

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L’aereo decolla e, senza rendermene conto, mi ritrovo a stringere la mano di Cam. Lui abbassa gli occhi sulle nostre mani, poi sorride. Non so se lasciargli la mano o meno. Decido per la seconda e continuo a tenergli la mano fino a che l’aereo non si stabilizza in aria. ‹‹Sid, ma c’è anche la sorella della Barbie?›› mi chiede Cam dopo un po’. ‹‹No, è ancora in prova fortunatamente. Le allenatrici in prova non possono accompagnare alle gare.›› spiego. Cam fa un sospiro di sollievo. Tiro fuori dal mio zainetto una piccola guida turistica di Houston. Dato che staremo qui diversi giorni, mi sembra stupido non visitare la città. ‹‹Che fai?›› mi chiede Cam. ‹‹Leggo la guida di Houston.›› dico alzando il libretto per fargli vedere la copertina. ‹‹La smetti di leggere? Facciamo qualcosa?›› si lamenta lui. ‹‹No, voglio vedere cosa dice questa guida.›› rispondo senza staccare gli occhi dal testo. È davvero interessante la mia guida, sto scoprendo un sacco di cose nuove sulla città in cui atterreremo. ‹‹Ma cosa ci trovi di interessante?›› chiede Cam. ‹‹Tante cose. Anche solo il fatto che è una città che non ho mai visto. Ad esempio, sapevi che lo Space Center è visitabile? E che ci sono un sacco di musei?›› dico sfogliando la guida. Cam me la strappa dalle mani per farmi smettere di leggerla. ‹‹Ridammela!›› mi lamento allungandomi per prenderla. ‹‹Col cavolo! Vediamo un po’ cosa dice di tanto interessante…›› dice lui iniziando a leggerla. ‹‹Ma in che lingua è scritta? Non si capisce niente!›› si lamenta facendo una smorfia di disgusto. ‹‹E’ in italiano, genio.›› dico riprendendo la guida. ‹‹Ma si può sapere come fate voi due a litigare sempre e ovunque?›› dice Nash girandosi. Bella domanda, non saprei rispondere. ‹‹Domanda di riserva?›› chiede Cam. Nash scuote la testa sorridendo e ritorna a parlare con Sharon.
Dopo tre ore di volo e una decina di litigate, finalmente l’aereo atterra a Houston. Metto lo zaino sulle spalle e mi sistemo davanti all’uscita dell’aereo. Cam si piazza dietro di me seguito da Sharon, Nash, Taylor, Taylor e le altre ragazze. Una hostess apre la porta e ci invita ad uscire. Con le scale dell’aereo non ho un bel rapporto. Molto spesso scivolo o inciampo, quindi vado con la mia velocità. ‹‹Muoviti, Sid! Ora capisco perché il bradipo dell’Era Glaciale si chiama come te!›› scherza Cam. ‹‹Zitto che hai già dato fastidio per tre ore.›› lo sgrido. Lui alza gli occhi al cielo, si butta il suo zaino su una spalla e in fretta mi prende con un braccio per la vita. Mi solleva da terra e inizia a scendere le scale quasi di corsa. ‹‹So camminare!›› mi lamento. ‹‹Ma sei lenta. Quindi ho deciso che ti porto io così ci sbrighiamo.›› dice Cam rimettendomi a terra solo quando siamo sul pullman che ci portrà dall’aereo al terminal. Il pullman si riempe e io rimango spiacicata tra Cam, Taylor femmina e il vetro del finestrino. Per fortuna il pullman impiega cinque minuti scarsi per raggiungere il terminal, così posso scendere. Entriamo diretti nel terminal dove veniamo investiti da una corrente di aria condizionata. Prima di andare al nastro delle valigie, ci aspettiamo vicino ad un tabellone che mostra su quale nastro dobbiamo ritirare i bagagli. ‹‹Okay, ci siamo tutti. Come è andato il volo?››chiede Patty appena ci raggiunge. Tutti rispondiamo con un “bene”. ‹‹Adesso andiamo a ritirare i bagagli, poi all’uscita ci aspettano dei taxi. Ci ritroviamo tutti in albergo, va bene?›› spiega Patty. Annuiamo e poi passiamo al nastro numero 3, dove sono in arrivo le valigie. Cam recupera le nostre e aspettiamo che anche Sharon e Nash siano tornati in possesso delle loro, poi ci dirigiamo all’uscita per cercare un taxi.
L’albergo non dista molto dall’aeroporto, all’incirca un’ora. Il taxi ci porta a destinazione e, quando vedo l’alberglo, rimango sorpresa. È molto meglio di ciò che mi aspettavo. È gigantesco, la facciata è bianca e, sopra la porta d’ingresso, dei led colorati formano la scritta “Houston”. Entriamo nella hall e subito chiediamo le chiavi alla reception. La signora che c’è seduta lì, prima di consegnarci le chiavi, ci chiede i documenti e ci fa compilare un foglio. ‹‹Ecco a voi le chiavi. Camera 18 al quarto piano per voi due e camera 19 sempre quarto piano a voi altri.›› dice la receptionist dandoci le chiavi. Io e Cam scegliamo la camera 18 mentre Nash e Sharon prendono la 19. ‹‹Benvenuta nella sua nuova camera, signorina!›› dice Cam aprendomi la porta della stanza. La camera ha le pareti bianche e una finestra molto grande che occupa quasi per intero una di queste ultime. A lato della finestra c’è una porta che fa accedere ad un piccolo anticamera dove si trovano il bagno e gli armadi e la portafinestra per andare sul balcone. Attaccato alla finestra gigantesi trova il letto. Di letto c’è n’è uno solo matrimoniale. Uno solo. Noi siamo in due. ‹‹C’è un letto.›› osservo. ‹‹Perspicace la ragazza.›› commenta Cam senza staccare gli occhi dal letto. ‹‹Quindi vuol dire che… ecco, dovremo… beh insomma si, dovremo dormire…›› inizio a dire. ‹‹Insieme.›› conclude Cam per me. Insieme, esatto. Sono sicura che riusciremo a litigare anche la notte. Sicuramente uno dei due ruberà le coperte all’altro e occuperà più spazio di quello a lui concesso. Prevedo litigate notturne. ‹‹Possiamo farcela a dormire sette giorni insieme?›› chiede Cam. ‹‹Si può fare.›› concordo.

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