TRENTASETTE

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Dopo il riscaldamento, io, Sharon e Taylor andiamo verso la trave. Le altre quattro ragazze invece passano al corpo libero. Ognuna di noi tre prende la propria trave. ‹‹Vorrei vedervi fare alcune cose particolari. Ora.›› dice Mary non appena si avvicina. ‹‹Cosa dobbiamo fare di preciso?›› chiede Taylor. ‹‹Beh... direi di inziare con un avvitamento, poi vorrei vedervi fare un salto indietro doppio che termina con un cosacco e infine un'entrata che vi dirò.›› continua la sorella della Barbie mentre si controlla la manicure perfetta. ‹‹Ma così? Su due piedi? Dobbiamo ancora scaldarci bene e...›› protesta Sharon. ‹‹Cosa c'è che non capisci nella parola ora? Adesso, su, voglio vedervi adesso. Muoviti capelli mezzi fucsia, inizia te.›› si arrabbia Mary. Sharon mi guarda e alza gli occhi al cielo, poi si decide a fare l'esercizio. Inizia a fare un avvitamento che le viene così così, ma data la difficoltà delle cose che Marylin ci ha chiesto, direi che ha ottenuto un buon risultato. Sharon passa poi a fare il salto indietro doppio che le regala una bella caduta dalla trave. ‹‹Tutto a posto là sotto?›› chiedo da sopra la mia trave. ‹‹A postissimo capitano!›› risponde lei rialzandosi. Tocca poi Taylor che riesce a fare bene entrambe le cose. ‹‹Che bello, adesso vedrò la campionessa degli Stati Uniti in azione. Prego campionessa.›› dice Mary invitandomi ad iniziare. So benissimo quanto voglia farmi fare una figuraccia, peccato che la trave è il mio attrezzo preferito e quello nella quale riesco meglio. Faccio sia l'avvitamento che il salto indietro doppio con il cosacco finale alla perfezione, tanto da lasciare quella bambola rosa a bocca aperta. ‹‹Va bene. Ne ho abbastanza. Shannon e Telen o come vi chiamate, continuate a fare quello che stavate facendo. Sidney, tu ora fai quello che ti dico io.›› ordina quell'arpia. ‹‹Viene sulle parallele. Corri a prendere i paracalli e se ci metti più di due minuti ti butto fuori.›› continua. Corro in spogliatoio a prendere i paracalli senza neanche degnare di uno sguardo il povero cam seduto a guardare le meravigliose scenate di Michelle che tenta di fare una verticale senza rovinare le unghie.

‹‹Sbrigati! Chiuditi bene quei paracalli, sistemati la parallela e salta su!›› mi urla Marylin. Faccio tutto il più in fretta possibile, poi mi cospargo di magnesia e salgo sulle parallele. ‹‹Bene, voglio vedere cosa sai fare. Fammi il tuo esercizio di gara. Voglio vedere come hai fatto a vincere.›› ribatte Marylin. Senza risponderle, inizio a fare il mio esercizio di gara sicura di me. Marylin, che a quanto pare non sa più cosa dire visto che sono riuscita a fare tutto, prova con una strategia diversa. ‹‹Ora voglio vederti fare una granvolta.›› ordina e io eseguo. Appena finisco riparte a dire cosa devo fare e, mentre faccio l'esercizio, cerca di distrarmi parlando. Fortunatamente rimango concentrata lo stesso, fino a che non tocca un certo argomento: la partenza di Cam. ‹‹Michelle mi ha detto che Cam partirà per le Hawaii... ti porterà con lui?›› mi chiede mentre faccio un'altra granvolta. ‹‹No, io rimango qui.›› rispondo secca. ‹‹Oh, poverina... non stavate insieme... ah no, giusto, lui è fatto per stare con mia sorella.›› continua ma io faccio finta di non sentirla. ‹‹Cosa farai qui tutta sola? Sentirai la sua mancanza? Lui sentirà la tua o non gliene importerà nulla?›› dice. Cerco di ricacciare indietro le lacrime: l'ultima domanda è stata quella che mi ha tormentato per tutto l'ultimo periodo e l'unica a cui non so dare risposta. Continuo a far finta di niente. ‹‹Non fingere di non sentirmi! Cosa farai una vlta senza del tuo amichetto? Sentiamo sono curiosa... piangerai? Ti suiciderai?›› ricomincia. Adesso basta, non ne posso più! Interrompo l'esercizio all'istante e salto giù dalla parallela. ‹‹Puoi lasciarmi stare? Non mi suiciderò per tua sfortuna, magari piangerò per un paio di minuti, ma tu non puoi lasciarmi stare?!›› adesso sono io che urlo. ‹‹Questa tua presa di posizione? Me la vuoi spiegare? Sai quanto me ne frega che il tuo amichetto parta? Niente! Tu non permetterti di parlarmi così! Se quel cretino parte, meglio!›› mi grida a sua volta Marylin. ‹‹A me interessa invece!›› dico secca, poi mi giro ed esco dalla palestra in lacrime.

Corro negli spogliatoi e, senza nemmeno prendermi il disturbo di togliere i paracalli o scuotermi la magnesia di dosso, infilo le Nike e scappo fuori così come sono. Piano piano sta diventando buio, si vede già la luna in trasparenza nel cielo blu chiaro. Mi siedo su una delle gradinate antistanti all'edificio e mi rannicchio con le ginocchia al petto. Saremo anche a Los Angeles, ma la sera non fa caldo, soprattutto se sei in canottiera e pantaloncini corti. Mi asciugo gli occhi con il braccio e, prima che io possa toglierlo dalla faccia, sento due braccia calde e familiari stringermi. Continuando a guardare avanti verso la strada, mi accoccolo tra le braccia di Cam. ‹‹Cos'è successo?›› mi chiede. Scuoto la testa, non ho voglia di parlarne ancora. ‹‹E' tutto a posto, Sid, non piangere.›› mi consola lui dandomi un bacio sulla fronte. Pochi secondi dopo, si alza il vento, la solita leggera brezza oceanica (che forse un tornado è meno potente). Cam si toglie la felpa e me la appoggia sulle spalle. ‹‹Ora me lo dici cosa è successo?›› ripete asciugandomi le ultime lacrime. ‹‹Mi stavo allenando, poi Marylin, che vuole a tutti i costi farmi fare brutte figure, mi ha chiesto di fare le parallele. Ho inziato e stavo andando bene, poi lei ha tirato fuori il discorso della tua partenza e ha cominciato a prendermi in giro e a dirne di tutti i colori. A quel punto non ce l'ho fatta più, sono scesa e abbiamo litigato e allora ho preso e sono scappata qui fuori.›› spiego singhiozzando. ‹‹Ma non preoccuparti, ti ho detto che sarà una cosa veloce. Ti prometto che starò via meno di un mese. E poi, abbiamo ancora una settimana e mezza da stare insieme!›› dice facendomi sorridere. Appoggio la testa sulla sua spalla e inizio a fissare il cielo che piano piano si scurisce. ‹‹Ma ti mancherò?›› gli chiedo guardando la luna che si fa sempre più evidente. ‹‹Cavolo se mi mancherai! Non so ancora come farò a stare un mese lontano da te. A chi farò gli scherzi? A chi spiegherò storia? Chi butterò in piscina? Chi lancerò nell'oceano? Se solo potessi ti porterei con me! Mi mancherai tantissimo Sid.›› confessa mentre mi stringe tra le sue braccia. Come rianimata da una scarica elettrica, mi siedo dritta, levo i paracalli e li lancio per terra e subito getto la braccia al collo di cam per abbracciarlo.

‹‹Sid...›› mi dice lui interrompendo l'abbraccio. ‹‹Si?›› lo guardo con aria interrogativa. ‹‹Volevo chiederti una cosa.›› dice. Gli regalo un piccolo sorriso di incoraggiamento dato che lo vedo abbastanza in difficoltà. Lui mi prende una mano mentre con quella libera si sistema il ciuffo. ‹‹Non è che... questo weekend... insomma...›› inizia a dire totalmente in imbarazzo. ‹‹Non è che... ti andrebbe di venire al ballo di Natale con me?›› chiede tutta d'un fiato. Gli occhi mi si riempono nuovamente di lacrime, di gioia stavolta, e sulle mie labbra nasce un sorriso che va da un orecchio all'altro. Inizio a scuotere la testa in segno di assenso e poi lo abbraccio. ‹‹Si, si, si, si, si!›› gli dico.

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